La ricorrenza, a un anno esatto dal giorno in cui i carri dell’esercito sfilavano a Bergamo trasportando le bare dal Cimitero Monumentale. Il 18 marzo 2020 è stato anche il giorno in cui si registrò il maggior numero di decessi su scala nazionale: 2978
Le note della tromba di Paolo Fresu hanno introdotto la cerimonia di commemorazione a Bergamo. Oggi è la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19: 103 mila morti della pandemia in Italia. La ricorrenza, a un anno esatto dal giorno in cui i carri dell’esercito sfilavano a Bergamo trasportando le bare dal Cimitero Monumentale fuori dalla città, è stata istituita con l’approvazione definitiva da parte del Senato. Il 18 marzo 2020 è stato anche il giorno in cui si è registrato il maggior numero di decessi su scala nazionale: 2.978 vittime.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha partecipato alla commemorazione. Bandiere a mezz’asta e un minuto di silenzio in tutta Italia. Poi i discorsi davanti al monumento: un bosco commemorativo, dove il premier e il sindaco Giorgio Gori, alla presenza del presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, hanno partecipato alla piantumazione di un albero di tiglio.
L’intervento di Draghi
«Oggi è una giornata piena di tristezza ma anche piena di speranza», ha esordito il premier: «Lo stato c’è e ci sarà».
«Non possiamo abbracciarci, ma questo è il giorno in cui dobbiamo sentirci tutti ancora più uniti. A partire da qui, da questo luogo che ricorda chi non c’è più. In questa città non vi è nessuno che non abbia avuto un familiare o conoscente colpito dal virus».
Dopo essersi rivolto al sindaco ha parlato ai cittadini: «Cari bergamaschi, avete vissuto giorni terribili in cui non vi era nemmeno il tempo di piangere i vostri cari, di salutarli e accompagnarli per l’ultima volta».
Adesso «sono tante le immagini di questa tragedia, che hanno colpito tutti, in Italia e nel mondo. Una su tutte è indelebile: la colonna di camion militari carichi di bare. Era la sera del 18 marzo, esattamente un anno fa. Questo bosco non racchiude solo la memoria delle tante vittime cui va oggi il nostro pensiero commosso. Questo luogo è un simbolo del dolore di un’intera nazione».
Lo testimoniò già «con la sua presenza alla commemorazione del 28 giugno al Cimitero Monumentale, il presidente della Repubblica. È anche il luogo di un impegno solenne che oggi prendiamo. Siamo qui per promettere ai nostri anziani che non accadrà più che le persone fragili non vengano adeguatamente assistite e protette. Solo così rispetteremo la dignità di coloro che ci hanno lasciato. Solo così questo bosco della memoria sarà anche il luogo simbolo del nostro riscatto».
Il premier ha tenuto a parlare dell’importanza del ricordo: «Siamo qui per celebrare il ricordo perché la memoria di ciò che è accaduto nella primavera dello scorso anno non si appanni. Ricordare ci aiuta a fare buone scelte per la tutela della salute pubblica e per la salvaguardia del lavoro dei cittadini. Ricordare i tanti e magnifici esempi di “operatori del bene” espressi nell’emergenza da questa terra ci dà la misura della sua capacità, del suo sacrificio».
Ha ricordato per primi gli operatori «dell’ospedale Papa Giovanni XXIII. In questi mesi hanno dato un contributo straordinario di professionalità e di dedizione, spesso pagato con la vita». Ha poi citato il libro di Gori: «Il sindaco li ha chiamati, a ragione, i “nuovi mille” di Bergamo. In tutta Italia sono tantissimi i protagonisti silenziosi di questa rete di solidarietà». Tante le figure simbolo, ha detto il premier, e ne ha citate alcune: «Don Fausto Resmini era il prete degli ultimi. A lui è stato intitolato il carcere di Bergamo di cui era il cappellano. Con lui rendiamo omaggio ai sacerdoti della diocesi bergamasca deceduti per il virus».
Tra i sindaci storici «rivolgo un pensiero a Piero Busi, primo cittadino per 59 anni di Valtorta, morto nella casa di riposo che aveva contribuito a creare. E a Giorgio Valoti di Cene, 70 anni, al suo quarto mandato».
Quindi medici e operatori sanitari: «Maddalena Passera, medico anestesista. Deceduta a 67 anni poco dopo suo fratello Carlo, medico di base. Diego Bianco, 46 anni, un operatore del fondamentale servizio del 118 della Soreu di Bergamo».
Tra le forze dell’ordine «l’appuntato scelto dei Carabinieri Claudio Polzoni, 46 anni. Con loro ricordiamo tutte le vittime della pandemia e ci stringiamo intorno alle loro famiglie».
Il vaccino
Il premier ha poi parlato di vaccini, e ha assicurato che l’esecutivo non cambierà la tabella di marcia. «Il governo - e lo sapete bene - è impegnato a fare il maggior numero di vaccinazioni nel più breve tempo possibile». Questa, ha proseguito, è la priorità: «La sospensione del vaccino AstraZeneca, attuata lunedì con molti altri Paesi europei, è stata una decisione temporanea e precauzionale».
Nella giornata di oggi, l’Agenzia Europea dei Medicinali darà il suo parere definitivo sulla vicenda: «Qualunque sia la sua decisione, la campagna vaccinale proseguirà con la stessa intensità, con gli stessi obiettivi. L’incremento nelle forniture di alcuni vaccini aiuterà a compensare i ritardi da parte di altre case farmaceutiche».
E ha aggiunto: «Abbiamo già preso decisioni incisive nei confronti delle aziende che non mantengono i patti. Il rispetto che dobbiamo a chi ci ha lasciati deve darci la forza per ricostruire il mondo che essi sognavano per i propri figli e nipoti».
L'esempio di Bergamo «è prezioso per tutti gli italiani che, sono certo, non vedono l’ora di rialzare la testa, ripartire, liberare le loro energie che hanno reso meraviglioso questo aese. E io sono qui oggi per dirvi grazie e per impegnarmi insieme a tutti voi a ricostruire senza dimenticare».
Il sindaco Gori
Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, intervenuto per primo, ha raccontato che la scelta per il monumento è stata un bosco, il Bosco della memoria, nato con l’Associazione Comuni virtuosi, in modo da portare avanti attività che coinvolgano i cittadini, primi tra tutti i bambini: «Un’opera viva, un monumento che respiri: un bosco. Gli alberi sono 100 saranno 850». Il bosco sorge vicino all’ospedale Papa Giovanni XXIII. «La sua presenza – ha detto rivolgendosi al premier Draghi – ci comunica fiducia», e ha concluso: «Bergamo mola mia», non mollare. Dopo il discorso di Draghi è stato piantato il tiglio.
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