Curcio succede ad Angelo Borrelli che sarebbe arrivato a marzo alla scadenza del suo mandato
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha nominato Fabrizio Curcio capo dipartimento della Protezione civile. Curcio succede ad Angelo Borrelli, a capo del dipartimento dal 2017 e il cui mandato sarebbe scaduto nel mese di marzo. Draghi ha rivolto a Borrelli i propri «ringraziamenti per l’impegno profuso e il lavoro svolto in questi anni».
Chi è Fabrizio Curcio
Nato nel 1966 e laureato in Ingegneria all’università la Sapienza di Roma, Curcio era già stato a capo del Dipartimento per la protezione civile dal 2015 al 2017, quando si era dimesso per motivi personali. Entrato nel dipartimento nel 2007, è stato chiamato dall’allora capo Guido Bertolaso per le sue esperienze come dirigente dei vigili del fuoco, incarico che ha svolto in occasione di numerosi eventi, come il Giubileo e l’incontro di Pratica di mare tra l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, l’ex presidente americano, George W. Bush e il suo omologo russo, Vladimir Putin. Dopo avere gestito diverse emergenze tra cui lo spostamento della Costa Concordia, nel 2015 Curcio arriva al vertice della Protezione civile, ma abbandona l’incarico due anni dopo per motivi personali. Al suo posto, l’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nomina Angelo Borrelli. Ora sotto il governo Draghi l’avvicendamento si è ripetuto alla rovescia.
Borrelli e il Covid-19
Il direttore uscente della protezione civile, Angelo Borrelli, è diventato noto al grande pubblico perché è stato uno dei primi volti pubblici associati alla pandemia da Covid-19. A partire dal 22 febbraio, il giorno dopo la scoperta del primo caso a Codogno, Borrelli ha tenuto ogni giorno alle 18 la conferenza stampa in cui venivano comunicati i numeri dell’epidemia.
Per due mesi, fino alla fine di aprile, Borrelli e i dirigenti dell’Iss e del ministero della Salute, come Franco Locatelli e Gianni Rezza, sono stati uno dei principali punti di riferimento per quanto riguarda le informazioni sulla pandemia (centinaia di migliaia di italiani sono stati raggiunti con le sole dirette streaming su canali YouTube e Facebook).
Ma nonostante l’enorme esposizione ricevuta dalla Protezione civile nelle prime settimane della pandemia, il dipartimento non è stato centrale come in passato nella gestione dell’emergenza. A livello regionale e comunale, i suoi dirigenti e volontari sono stati spesso essenziali per montare ospedali da campo, tensostrutture, fornire macchinari e strumenti di protezione, aiutare persone anziane e isolate e molto altro.
A livello centrale e governativo, invece, il governo Conte ha optato per affidare la gran parte della gestione emergenziale al Commissario straordinario Domenico Arcuri e la protezione civile di Borrelli è rimasta così tagliata fuori da una parte sostanziale dell’emergenza.
Il piano vaccinale, in particolare, non ha visto fino ad ora nessun coinvolgimento della Protezione civile a livello nazionale (mentre alcuni presidenti di regione si sono accordati a livello locale). La sua gestione è stata divisa tra il Commissario Arcuri e le regioni.
Nel suo discorso di insediamento, il presidente del Consiglio Draghi ha annunciato che intende cambiare le cose, affidando un ruolo maggiore alla protezione civile, ma anche alle forze armate. Se questa promessa si tradurrà in pratica, sarà l’ex vigile del fuoco Fabrizio Curcio ad avere l’onere e l’onore di mettersene a capo.
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