Un reato diffuso, ma sottovalutato. A fronte di un aumento del fatturato degli usurai, il numero delle denunce è costantemente diminuito. Ecco come il sovraindebitamento, causa scatenante dell’usura, può essere affrontato a livello locale: due esempi dalle province di Treviso e Roma.
- In questo 2020 funestato dal Covid si è riproposto in maniera più grave del solito il problema dell’usura. La pandemia è il terreno ideale affinché la pressione degli “strozzini” possa aumentare a dismisura.
- Il problema è tanto diffuso quanto sommerso. Infatti, a fronte di un aumento del fatturato degli usurai, favorito anche dalla recessione dei primi anni Dieci, è costantemente diminuito il numero delle denunce.
- La pandemia poi ha dato agli strozzini nuovo slancio. Un report del Ministero dell’Interno evidenzia come nel primo semestre di quest’anno siano calati tutti i reati contro il patrimonio, tranne l’usura.
Continua con la sua seconda puntata la rubrica “Politica resiliente” curata da Avviso Pubblico, l’associazione nata nel 1996 per riunire gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica.
In questo 2020 funestato dal Covid numerosi rappresentanti delle Istituzioni e altrettante personalità impegnate nel contrasto alla criminalità organizzata, hanno evidenziato in tutte le sedi a loro disposizione, dal Parlamento ai media, l’enorme problema rappresentato dall’usura. La pandemia è il terreno ideale affinché la pressione degli “strozzini” possa aumentare a dismisura, travolgendo non solo le due milioni di famiglie che già nel 2019, secondo la Consulta nazionale Antiusura, vivevano “in sostanziale fallimento economico, non risolvibile senza apposite misure di recupero”, ma anche migliaia fra imprenditori, commercianti e lavoratori colpiti dal peggior crollo del PIL del Dopoguerra.
I numeri
L’usura è un cancro diffuso su tutto il territorio nazionale. Già nel 2016 il debito medio contratto dalle vittime era di 125mila euro, mentre il mercato illegale del cosiddetto prestito “a strozzo” aveva raggiunto i 24 miliardi di euro, colpendo secondo SOS Impresa 200mila fra imprenditori e professionisti.
Ma il problema è tanto diffuso quanto sommerso. Infatti, a fronte di un aumento del fatturato degli usurai, favorito anche dalla recessione dei primi anni Dieci, è costantemente diminuito il numero delle denunce: dalle 1436 del 1996 alle sole 408 del 2016. Anche il numero delle istanze di accesso al Fondo di solidarietà per le vittime di usura “non è coerente con le dimensioni del fenomeno”, secondo quanto si legge nella Relazione 2019 del Commissario di governo antiracket e antiusura. Meno denunce si traducono in una minore collaborazione con lo Stato e una inferiore opposizione agli usurai.
Vi è poi un altro aspetto da considerare: la sottovalutazione. Da un lato l’usura è troppo spesso confinata nell’immaginario collettivo a fenomeno che colpisce solo determinate categorie come commercianti e imprenditori, oppure chi ha “cattive” frequentazioni. In realtà la causa principale - il sovraindebitamento – può colpire chiunque e per varie ragioni: congiuntura economica sfavorevole, perdita del lavoro, cattiva gestione del denaro, cure per malattie, dipendenze patologiche.
Effetto Covid
“La pandemia da Covid-19 ha sicuramente dato all’usura nuovo vigore e slancio. Vediamo aumentare non soltanto il numero delle persone che si rivolgono a noi, ma anche l’ammontare delle loro richieste. Abbiamo visto raddoppiare o triplicare le persone che chiedono il pacco per mangiare a mezzogiorno, come dopo la guerra”. È drammatico lo scenario descritto da monsignor Alberto D’Urso, Presidente della Consulta nazionale antiusura, nel corso di un’audizione tenuta lo scorso 24 giugno presso la Commissione Parlamentare Antimafia.
Un report del Ministero dell’Interno evidenzia come nel primo semestre di quest’anno siano calati, anche per effetto del lockdown, tutti i reati contro il patrimonio. L’unica eccezione è rappresentata proprio dall’usura, cresciuta rispetto allo stesso periodo del 2019 del 6,5%.
“La fotografia di quello che è accaduto dallo scorso mese di marzo ci impone di richiamare l’attenzione di tutti sull’espansione del c.d. welfare mafioso di prossimità, ovvero quel sostegno attivo alle famiglie degli esercenti attività commerciali e imprenditoriali in difficoltà o in crisi di liquidità. Tutto ciò in cambio di future connivenze, con la non remota possibilità di infiltrarsi ulteriormente nel tessuto economico. Penso, in particolare, a ciò che sarà fatto in esecuzione del Recovery Plan e delle altre misure pubbliche di sostegno”.
Quanto scritto dal Prefetto Annapaola Porzio nella Relazione 2020 sulle attività del Commissario antiracket e antiusura riprende un allarme già lanciato nel corso dei mesi estivi dalla Direzione Investigativa Antimafia che, nell’ultima relazione semestrale, scrive di temere “una infezione finanziaria mafiosa”, che rischia di diffondersi attraverso “forme di assistenzialismo da capitalizzare nelle future competizioni elettorali”.
Il Covid-19 diventa pertanto un grimaldello in mano alle mafie, strumento per scassinare la società che le organizzazioni criminali possono utilizzare per ampliare la loro sfera di influenza non solo sull’economia, ma nei processi democratici che regolano l’elezione dei rappresentanti locali e nazionali.
Da Treviso a Roma: la prevenzione a livello locale
Oltre alle leggi nazionali (la prima è la n.108 del 1996), anche a livello locale diverse Regioni hanno approvato leggi specificamente destinate a prevenire e contrastare l’usura, attraverso la creazione di Osservatori dedicati al fenomeno, l’istituzione di Fondi a garanzia dei finanziamenti concessi, prevedendo assistenza legale e consulenza professionale per le vittime, oltre a contributi ad associazioni che operano nel settore anche per la realizzazione di sportelli ad hoc. Gli Enti locali, essendo le istituzioni più vicine ai cittadini e conoscendo le dinamiche del territorio, anche per gli aspetti legati all’economia e allo sviluppo, possono svolgere attività molto importanti, in particolare sul versante della prevenzione.
In Veneto, tre Comuni della provincia di Treviso – Preganziol, Villorba e Cornuda – si sono dotati di un servizio di consulenza giuridica, creato sulla base di una legge regionale (la n.3 del 2012), rivolto a tutti i soggetti che versano in una situazione di crisi economica da sovraindebitamento. In particolare il Comune di Preganziol ha attivato, in sinergia con l’Associazione Nazionale Diritti del Debitore, un Organismo di Composizione della Crisi (O.C.C.), uno sportello regolarmente iscritto all’albo tenuto presso il Ministero della Giustizia, in cui tutti i cittadini e titolari delle attività economiche potranno usufruire di un supporto qualificato e specializzato.
Un supporto gratuito volto in primo luogo a verificare la sussistenza dei presupposti per accedere ai benefici previsti dalla legge. Seguito poi dalla proposta di rientro, presentata al Tribunale da parte dell’O.C.C., secondo il piano più adeguato al soggetto coinvolto: un accordo di ristrutturazione dei debiti, un piano del consumatore - riservato ai soggetti che hanno contratto debiti per scopi diversi dall’attività imprenditoriale -, oppure un piano liquidatorio, quando il sovraindebitato non è in grado o non può accedere ai due piani precedenti.
“Questo sportello nasce come prima risposta, a portata di cittadino, alle ricadute economiche da Covid che potrebbero abbattersi sul territorio e sul suo tessuto economico. Riteniamo infatti che uno dei compiti delle Amministrazioni locali, soprattutto in questo difficile momento storico, sia non far sentire sole le persone. La solitudine e le difficoltà possono condurre nelle mani sbagliate, comprese quelle della criminalità organizzata” spiega la consigliera comunale di Preganziol Stefania Carrer, coordinatrice di Avviso Pubblico per la provincia di Treviso. “Ad un mese dall’apertura già una decina di persone si sono rivolte allo sportello. Non vogliamo fermarci qui e nell’ottica della condivisione delle buone prassi, appena la pandemia lo consentirà, organizzeremo un momento di incontro per presentare e diffondere il vademecum sull’usura che Avviso Pubblico ha realizzato per i suoi enti soci”.
Quello degli sportelli sul sovraindebitamento e/o antiusura, anche a livello intercomunale, rappresenta uno dei sistemi più diffusi attraverso i quali gli Enti locali puntano ad offrire ai cittadini un primo punto di accoglienza e contatto con le Istituzioni, per offrire informazioni e fornire non solo assistenza legale ma anche economica.
Uno degli esempi più interessanti e utili in tal senso giunge dallo Sportello intercomunale Antiusura e Sovraindebitamento della Città Metropolitana di Roma Capitale, attivo dal 2003 e che vede tra gli aderenti numerosi Comuni della provincia.
“Lo Sportello in 17 anni di attività ha ascoltato e aiutato attivamente 6643 persone in difficoltà da sovraindebitamento, erogando prestiti per oltre due milioni di euro – evidenzia Massimo Morais, Presidente dello Sportello – Fondi che arrivano dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dalla Regione Lazio e dalla quota annuale dei Comuni aderenti (0,08 centesimi per ogni residente, ndr). In questi anni abbiamo visto aumentare in maniera esponenziale i problemi legati all’azzardo: in media 4 persone su 10 che si rivolgono a noi hanno solitamente contratto debiti a causa del gioco”.
L’attività dello Sportello inizia con una serie di colloqui volti a verificare l’entità e la natura dei debiti, a cui segue un secondo accertamento sulle entrate del debitore e sulla possibilità che vi siano familiari che possano fare da garante. Analizzati questi due aspetti si valuta e si concorda con l’interessato in che modo rientrare dal debito, un piano che passa attraverso la valutazione di un Comitato ad hoc e la delibera del Consiglio direttivo. La pratica passerà poi ad una banca convenzionata con lo Sportello. Quest’ultimo funge da garante con l’istituto di credito in caso il debitore non riesca a rispettare il pagamento delle rate mensili previste dal piano di rientro.
“La crisi innescata dal Covid ha fatto notevolmente aumentare i casi da sovraindebitamento – sottolinea Morais – Dal 1° gennaio abbiamo già erogato qualcosa come 188mila euro di fondi per sostenere i cittadini indebitati. Purtroppo ciò che fatica ad emergere, ma era così anche prima della pandemia, sono le vittime di usura. È un problema di cui si parla poco, con il rischio concreto che venga sottovalutato”.
Un rischio reale, che si combatte perseguendo politiche attive di informazione e prevenzione sul territorio. Politiche che sommate le une alle altre, condotte a livello nazionale in una logica di “rete”, renderebbero il nostro Paese più preparato ad affrontare e respingere l’aggressione rappresentata dai capitali mafiosi.
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