- Sarebbe meglio convincere i tanti no-vax, o no-pass, invece di obbligarli. Più persuasione e meno coercizione. Ma non è possibile.
- Il buon senso non serve a niente, perché il vaccino è diventato una tassa da pagare per partecipare alla collettività. E nel paese dell’evasione fiscale, scatta subito l’evasione vaccinale.
- Escludere, come meriterebbero, gli evasori fiscali dalla vita civile è difficile: non girano con la dichiarazione dei redditi nel portafoglio, ma abbiamo visto che è possibile escludere gli evasori vaccinali grazie a una semplice app nel cellulare. Dunque, facciamolo.
Sarebbe meglio convincere i tanti no-vax, o no-pass, invece di obbligarli. Più persuasione e meno coercizione. Ma non è possibile. Non so voi, ma io dopo oltre un anno così sono estenuato.
Crediamo davvero che sia ancora utile ripetere che il vaccino non è affatto sperimentale, che ci sono centinaia di milioni di persone inoculate e quindi possiamo monitorare effetti avversi (minimi e trascurabili) come mai prima? O che il rapporto costi-benefici è sempre e comunque positivo? O che, ancora, le miracolose cure domiciliari o i fantasmagorici anticorpi monoclonali non vengono usati perché, semplicemente, non c’è evidenza scientifica che siano utili? Per non parlare di Sputnik, del vaccino cinese, o del famigerato vaccino italiano Reithera, tra i tanti miraggi scientifici di questi anni.
Il buon senso non serve a niente, perché il vaccino è diventato una tassa da pagare per partecipare alla collettività. E nel paese dell’evasione fiscale, scatta subito l’evasione vaccinale. Non come scelta ideologica, meditata, o frutto di cattiva informazione. Ma come la coerente attitudine a una richiesta di cooperazione che arriva in campo sanitario invece che economico o ambientale.
Basta guardare come vengono applicati i controlli sul Green Pass al ristorante. «Dottore, a lei il Pass non lo chiedo neanche», segue sorrisetto di intesa, lo stesso che accompagna il conto scritto a penna sul tavolo, o il diniego a pagare col bancomat che proprio quel giorno non funziona, o l’idraulico che presenta il doppio prezzo, con fattura o senza.
Se c’è l’obbligo del Green Pass, un pezzo di paese si industria su come aggirarlo, su come imbrogliare chi controlla e far sentire un idiota il cittadino vaccinato che si aspetta un’applicazione rigorosa delle norme (anche perché, lo ricordiamo, i vaccinati possono trasmettere il virus e, in piccola parte, anche infettarsi).
Tale ribellione non è motivata da un vero fastidio per la puntura, o da fobie per i rarissimi effetti collaterali, bensì è una questione di principio: alla richiesta di cooperare con il resto della società, c’è sempre qualcuno che sceglie il free riding, di salire sull’autobus senza biglietto. E se ne vanta pure.
Sarebbe stato meglio che il premier Mario Draghi, invece di limitarsi alle abituali sintesi oracolari che poi passiamo giorni a interpretare, avesse spiegato chiaramente come, perché e quando il governo ha deciso di andare in direzione dell’obbligo vaccinale. Speriamo lo faccia presto con le parole giuste.
Esasperati dal logorio di questi ciarlatani da social o analfabeti statistici che pontificano sulla dittatura sanitaria, a noi convintamente e consapevolmente vaccinati, che siamo schiacciante maggioranza, viene da suggerire soltanto questo semplice messaggio: «Non riusciremo forse mai a obbligarvi a pagare le tasse, ma almeno a vaccinarvi possiamo obbligarvi e lo faremo. Fine del dibattito».
Escludere, come meriterebbero, gli evasori fiscali dalla vita civile è difficile: non girano con la dichiarazione dei redditi nel portafoglio, ma abbiamo visto che è possibile escludere gli evasori vaccinali grazie a una semplice app nel cellulare. Dunque, facciamolo.
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