«I redattori de L’Espresso, riuniti in assemblea, denunciano il tentativo dell’editore di far uscire il giornale mentre è in atto uno sciopero della redazione». È quanto si legge in un comunicato denunciato dai giornalisti del settimanale d’inchiesta, da tempo in stato di agitazione per le manovre del nuovo editore dopo la cessione da parte del gruppo GEDI. L’arrivo di un nuovo direttore, Emilio Carelli, aveva portato alla sospensione temporanea delle iniziative dell’assemblea, ma la mobilitazione è ripresa negli ultimi giorni. 

L’antefatto 

L’assemblea aveva infatti fissato un giorno di sciopero per martedì prossimo, giorno di chiusura del numero che va in edicola il venerdì, in modo da impedirne il completamento. L’azienda di tutta risposta aveva spostato il giorno di chiusura al mercoledì. Replica dell’assemblea: sciopero di due giorni. Al che, direttore ed editore hanno deciso di fare da soli, facendo a meno del lavoro degli interni e tentando di affidarsi ai contributi dei collaboratori. 

«Un grave attacco al diritto di sciopero sancito dalla Costituzione, che configura i profili di un’azione antisindacale. Il tentativo è ancora più grave in quanto espressione di una concezione delle relazioni sindacali del tutto estranea alla storia e alle tradizioni de L’Espresso, testata che si è sempre battuta per il rispetto dei diritti dei lavoratori e per la democrazia nei luoghi di lavoro».

La mobilitazione non si ferma qui: «L’assemblea dei redattori de L’Espresso continua la sua battaglia per un giornalismo libero e democratico, per relazioni sindacali improntate al rispetto reciproco e difenderà in ogni forma possibile i diritti dei giornalisti e di un giornalismo indipendente, da diverso tempo sempre più sotto attacco da parte dei centri di potere economico e politico».

© Riproduzione riservata