Voli cancellati, partenze ritardate e passeggeri abbandonati negli aeroporti, vittime di una serie di fattori prevedibili e imprevedibili. Ma anche scioperi in pieno luglio e scali trasformati in bivacchi. È il bilancio di settimane difficili sul fronte del trasporto aereo e di una situazione destinata a peggiorare ancora, con l’alta stagione turistica e le Olimpiadi di Parigi alle porte.

Secondo Eurocontrol, a fine giugno è stata cancellata la metà dei voli dall’Europa e gli aerei hanno accumulato 1,9 milioni di minuti di ritardo (il 153 per cento in più rispetto a un anno fa). Il 19 luglio il bug di Crowdstrike ha poi lasciato a terra 6mila voli in tutto il mondo, con quasi la metà degli aerei che è atterrata in ritardo in scali come quelli di Londra, Roma e Barcellona.

«Le cause dei disagi sono tante e le responsabilità varie. Ritardi e cancellazioni sono attribuibili al maltempo estremo, che costringe i velivoli a seguire percorsi alternativi creando congestione, oltre che alla mancanza di personale nelle compagnie aeree e negli aeroporti. E all’intasamento dei corridoi aerei», dice a Domani Maria Pisanò, direttrice del Centro europeo dei consumatori in Italia.

Accuse incrociate

Tra le compagnie più colpite c’è Ryanair, che punta il dito contro «la carenza di personale dell’Atc e i guasti agli strumenti nel centro di controllo di Maastricht». Il riferimento è al sistema Atc (Air traffic control), l’insieme di regole e organismi che mantengono ordinato il traffico aereo, che a giugno non ha funzionato, creando perdite di slot e ritardi a catena. Da tempo i vettori chiedono la riforma del sistema a livello europeo, in crisi anche per mancanza di personale.

«Durante il Covid molti dipendenti sono stati licenziati e poi non si sono fatte nuove assunzioni», ricorda Pisanò. E così anche in piena estate si devono fare i conti con nuovi scioperi dei controllori di volo: dopo lo stop di inizio mese a Fiumicino, Malpensa e Bologna, domenica si sono fermati gli scali di Linate, Olbia e Bergamo. I sindacati lamentano problemi legati alla sicurezza, alle condizioni salariali e alle troppe ore di lavoro.

A volare, intanto, sono le accuse incrociate tra compagnie aeree, società aeroportuali e controllori del traffico aereo. A causa dei voli cancellati, diversi vettori hanno dovuto sistemare in hotel piloti e viaggiatori, a seconda della disponibilità. «Facciamo il possibile per ospitare il maggior numero di passeggeri, ma se gli alberghi non riescono a soddisfare le richieste chiediamo agli utenti di organizzarsi da soli l’alloggio», ha detto József Váradi, ad di Wizz Air.

Pochi aerei e troppe rotte

Sotto accusa, però, ci sono anche le compagnie, in particolare la programmazione dei vettori low cost. Per cavalcare il turismo e massimizzare i profitti, ha notato Leonard Berberi, giornalista esperto di trasporto aereo, «le compagnie annunciano nuove rotte con scarso preavviso, alimentando il traffico e complicando la pianificazione dei voli». Se fino a qualche anno fa queste decisioni erano prese in anticipo, ora vengono comunicate poche settimane prima del via.

Va poi considerato che le compagnie hanno pochi aerei a disposizione e li sfruttano al massimo, con mezzi che percorrono anche dodici tratte al giorno. E così, al primo guasto, il sistema può andare in tilt. Spesso i ritardi dipendono dal meccanismo della reactionary, per cui i vettori utilizzano lo stesso aereo e lo stesso personale per un atterraggio e il successivo decollo: se non c’è puntualità all’arrivo, a tardare sarà pure la successiva partenza.

Tra le cause dei ritardi delle scorse settimane c’è poi l’ondata di maltempo che si è abbattuta sull’Europa e ha interessato anche il nord Italia. Un fenomeno inconsueto per il periodo ma che in futuro sarà sempre più frequente. Negli ultimi mesi gravi turbolenze hanno provocato 30 feriti sul Madrid-Montevideo di Air Europe e un morto sul Londra-Singapore di Singapore Airlines. In Sicilia, l’attività dell’Etna ha costretto a dirottare molti voli dall’aeroporto di Catania a quello di Palermo.

Quando scatta il rimborso

A tutelare i consumatori, in questo campo, è soprattutto la legislazione comunitaria, con il regolamento 261/2004. In caso di annullamento del volo o overbooking (quando le prenotazioni superano i posti realmente disponibili), il passeggero che non accetta il volo sostitutivo proposto dalla compagnia ha diritto al rimborso del biglietto e a ricevere assistenza, con cibo, bevande e l’albergo pagato se il volo alternativo parte il giorno dopo.

«L’utente ha poi diritto a una compensazione pecuniaria, il cosiddetto indennizzo, che varia a seconda della tratta percorsa: 250 euro fino a 1.500 chilometri, 400 euro oltre i 1.500 chilometri e 600 euro per le altre tratte», spiega a Domani Vincenzo Donvito, presidente dell’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori). Il risarcimento è previsto solo se il passeggero è informato della cancellazione meno di due settimane prima della partenza.

Una circostanza unica

Un discorso a parte va fatto per i ritardi. Se abbiamo prenotato un volo da soli, in caso di ritardo di almeno due ore ci spetta un indennizzo con gli stessi requisiti stabiliti per la cancellazione e il negato imbarco. Riguardo al momento in cui l’aereo arriva a destinazione, la Corte di giustizia europea lo fa coincidere con l’apertura del portellone; importante, anche in questo caso, è che la compagnia scelta abbia sede nell’Unione europea.

Il risarcimento non è dovuto quando il disservizio è legato a “circostanze eccezionali”, non prevedibili e che non dipendono direttamente dal vettore. «È il caso dello sciopero dei controllori di volo o del maltempo estremo: le compagnie non sono responsabili e non sono obbligate a risarcire l’utente, a cui devono comunque fornire assistenza – dice Pisanò – Uno sciopero dei piloti o del personale di cabina è invece imputabile al vettore aereo».

In teoria il blocco informatico di venerdì rientra tra le cause di forza maggiore, dato che il guasto di Crowdstrike non dipende dalle compagnie. Ma il dipartimento dei Trasporti Usa ha detto che le aviolinee devono comunque risarcire chi ha subìto pesanti danni. All’orizzonte, quindi, si prospetta una battaglia legale. Anche qui da noi: le associazioni dei consumatori sono pronte a ricorrere ai giudici per ottenere maggiori tutele per gli utenti europei.

«Per le compensazioni sui ritardi le norme non prevedono un automatismo: il risarcimento va chiesto attraverso il modulo disponibile sul sito della compagnia», dice Donvito. «Se si è incerti sulla causa del ritardo, si può presentare un reclamo all’Enac o alla società che gestisce lo scalo», aggiunge Pisanò. A cambiare questo meccanismo ci sta provando una causa legale contro British Airways, citata in giudizio presso la Corte suprema inglese perché risarcisca subito chi è vittima di un ritardo.

Cacciatori di reclami

Spesso le compagnie aeree cercano di rallentare l’iter che porta alla compensazione per disincentivare i passeggeri dalla richiesta di risarcimento. Il metodo sembra funzionare: più di un terzo degli utenti non chiede l’indennizzo – vuoi per scarsa informazione o per dimenticanza – e chi inoltra la domanda è scoraggiato dalle tattiche dilatorie delle aziende.

Per questo negli ultimi anni sono nate molte piattaforme che promettono di gestire tutta la trafila burocratica. Sono i “cacciatori di reclami”, che guadagno su percentuali del rimborso oppure sulle spese legali. Il cliente fornisce il numero del volo e la carta d’imbarco, oltre ai dati personali e a quelli per l’accredito, e al resto ci pensano app come AirHelp, Rimborsoalvolo e SkyGenius.

«Le norme europee offrono vari mezzi per avere assistenza e a mio parere non ha senso rivolgersi a queste realtà. Il consumatore può presentare da solo, e con facilità, un semplice modulo alla compagnia», dice Pisanò. E poi, nota Donvito, le piattaforme consentono di agire in giudizio contro il vettore per ottenere il risarcimento dovuto: «Un’opzione valida come extrema ratio, ma che il più delle volte non è necessaria».

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