Tra il realismo magico di Jorge Luis Borges e la poesia di Fernando Pessoa. È dentro queste righe che si possono provare a scovare nuovi piani inclinati sui quali mettere a confronto Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. Ancora adesso che sono molto più distanti di prima, uno nel campionato americano per lanciare i Mondiali “United 2026” e l’altro nel campionato saudita come testimonial del Mondiale 2034, per forza economica i due nuovi hub del calcio internazionale. Il portoghese ha esordito nel suo sesto Europeo, l’argentino nella sua settima Copa America, due tornei che entrambi hanno vinto una volta sola.

Rivalità ventennale

Ancora adesso eccoli qua, quando pensavamo che le loro carriere fossero arrivate all’ultima fermata, quando avevamo già messo nel cassetto la loro ventennale rivalità, CR7 e Messi sono in mezzo al campo alla ricerca dell’oltre, visto che l’immortalità se la sono già guadagnata con i numeri: dai palloni d’Oro ai gol, dalle Champions League agli allori con le rispettive nazionali.

La rivalità calcistica più intensa, profonda e dibattuta di sempre, perché Pelé aveva già smesso di giocare quando Maradona iniziava, mentre Diego nel tempo in cui ha giocato non ha davvero avuto mai rivali.

Arabia vs America

Intorno alla figura di Messi, negli Stati Uniti è stata costruita una narrazione capace di arrivare al 2026 – con tanto di serie Messi Meets America su Apple TV+, nella speranza che possa essere ancora una volta lui ad alzare al cielo la Copa e benedire il calcio statunitense.

L’Inter Miami è attualmente primo in classifica nella Eastern Conference e potrebbe pure prendersi un posto al Mondiale per club dell’estate prossima, il nuovo torneo super milionario voluto dalla FIFA, ovviamente in America.

In Arabia Saudita il Mondiale è ancora lontano e Cristiano Ronaldo, oltre a trovare un ambiente ideale per prepararsi alla nazionale, tanto per non perdere il vizio ha vinto l’Arab Club Champions Cup con una doppietta decisiva in finale, arrivando due volte secondo in campionato.

Messi è borgesiano nella concezione del calcio come opera d’invenzione, fantasia o reinvenzione della realtà. Cristiano Ronaldo è pessoiano negli eteronomi calcistici: lì dove il poeta di Lisbona riconosceva il maestro che era cresciuto dentro sé stesso, il calciator di Funchal è riuscito a reinventarsi per ogni esperienza vissuta; dal Manchester United alla Juventus, passando per il Real Madrid, la squadra dove più ha lasciato il segno e dove si è sublimata la rivalità con Messi, fuoriclasse degli avversari di Barcellona. Lasciando al Portogallo il suo “giorno trionfale”, come Pessoa che diventa Alberto Caeiro.

Numeri primi

Leo è il calciatore che ha segnato più gol (91) in un anno solare in competizioni ufficiali, più gol (79) in un solo anno solare in competizioni ufficiali nella stessa squadra di club, il maggior numero di reti con la stessa squadra di club (671), più gol (50) nella massima divisione spagnola in un’unica stagione e che ha vinto più volte il Pallone d’Oro (8).

Cristiano è l’unico giocatore ad aver vinto nello stesso anno solare la Champions League, l’Europeo, il Mondiale per club e il Pallone d’Oro, uno dei due, insieme a Luis Suárez, che hanno vinto la Scarpa d’Oro in due campionati differenti, unico ad aver realizzato più di 50 gol stagionali in sei stagioni consecutive, ad aver segnato almeno una rete in 5 Europei e 5 Mondiali consecutivi e ad aver segnato in cinque edizioni diverse della Coppa del Mondo.

E si potrebbe continuare all’infinito con i numeri e i trofei che dicono tanto di ieri e poco di oggi, ma entrambi ancora mediatici e ricoperti d’oro dagli sponsor. Sulla vita familiare CR7 pare avere seguito le orme di Messi dopo anni di singletudine, ostentata più dai media di gossip che dal diretto interessato.

Trentanove anni uno, trentasei l’altro, l’Europeo e la Copa America di quest’anno vengono venduti come le loro rispettive “last dance” in nazionale, ma United 2026 non è così lontano e ritrovarsi lì sarebbe un regalo a sé stessi e al pubblico mondiale. Messi anzi comincia a far trapelare l’ipotesi. L’altro giorno ha detto che si diverte ancora tanto a inseguire un pallone e che l’idea di doverne fare a meno lo spaventa.

Va a finire che chiudono come Federer e Nadal, mano nella mano, gli occhi pieni di lacrime, incapaci di fare a meno l’uno dell’altro, e noi di loro.

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