- Nelle ore che precedono la gara i media inglesi hanno scatenato la gara di esorcismi, con invito a non temere i tedeschi. A Southgate, con grande gusto per il paradosso, viene ricordato di non ricordare l’episodio di un quarto di secolo fa.
- Nonostante siano giunte altre e cocenti sconfitte dai tedeschi, quella del 1996 rimane la più bruciante. In quei giorni l’Inghilterra era in pieno delirio nazional-calcistico e perdere l’Europeo fu uno smacco pesantissimo.
- Nel pieno dell’enfasi nazionalista, ci fu chi esagerò. Il Daily Mirror fece consegnare alla Germania una dichiarazione di guerra, con invito a non presentare la squadra tedesca a Wembley, pena l’apertura delle ostilità.
Una vigilia di esorcismi. L'Inghilterra incrocia la Germania agli ottavi di finale degli Europei (si gioca a Wembley, calcio d'inizio alle 18) e i media inglesi per un giorno di convertono in manuali di self help. Consigliano a giocatori e commissario tecnico come evitare le trappole della mente che una volta ancora potrebbero risultare fatali. Perché la storia recente è fatta di beffe epiche e traumi ripetuti. Quanto basta per far credere vi sia un destino chiuso tutte le volte che c'è da affrontare la nazionale di Germania, ma anche per rispolverare quel motto fabbricato da Gary Lineker sul calcio che è un gioco che si gioca in undici eccetera eccetera. Che a forza di sentircelo ripetere ce li avrebbero anche sfibrati.
Vista da lontano, tanto affannarsi propiziatorio risulta grottesco e addirittura ammirevole. C’è chi prova a prenderla alla distanza, e intellettualizzarla, questa tara psicologica. L'Independent sostiene che la giovane nazionale inglese non sentirà il peso della storia, e dei precedenti, nella gara di oggi. E il sito di BBC Sport la sposta ancora più in là, mettendola sul piano della necessità di cercarsi nuove rivalità calcistiche perché i tempi sono cambiati. Invece il Times e il Guardian preferiscono parlare schietto e riferirsi alla ferita mai sanata: la semifinale degli Europei 1996 giocati in casa, la sconfitta ai rigori contro la nazionale tedesca proprio sul terreno di Wembley. E chi sbaglia il rigore decisivo? L'attuale commissario tecnico Gareth Southgate. Che oggi, a 25 anni di distanza, vedrà più fantasmi di qualsiasi altro suddito di Sua Maestà.
Il calcio torna a casa, la coppa no
Di sconfitte che lasciano il segno gli inglesi ne hanno subìte più di una, di recente, dai tedeschi. Prima del 1996 c'era stato il 1990, altra semifinale persa ai rigori ma stavolta erano i mondiali italiani. E fra i precedenti meno antichi c'è la sconfitta 4-1 ai mondiali sudafricani del 2010, con un gol fantasma di Lampard che avrebbe portato sul 2-2 gli inglesi guidati da Fabio Capello. E quel gol clamorosamente non visto è stato una vendetta della Storia rispetto al gol di Geoffrey Hurst che decise la finale contro la Germania Ovest nel 1966, regalando l'unica coppa del mondo agli inglesi. Ma per quanti siano i precedenti del malaugurio, nessuno pareggia quello del 1996. Perché si trattò dell'insuccesso perfetto.
L'Inghilterra giocava l'Europeo in casa, immersa in un tripudio di orgoglio nazionale che si fondava anche sulla narrazione del «football che torna a casa». Un mantra che non avrebbe concepito coronamento diverso dalla vittoria finale. E invece, per quanto il football fosse tornato a casa, la coppa prese la strada di Berlino. Un sogno incenerito da quel rigore malamente calciato da un difensore centrale, giunto sul dischetto con in faccia l'espressione da «perché lo hanno chiesto a me?». L'errore di quel difensore centrale gettò nello sconforto un paese intero. E adesso che quel difensore centrale siede sulla panchina della nazionale, gli si ricorda di non ricordarsi di quell'errore. Metodo omeopatico.
War on football
Il fatto è che in quei giorni il delirio calcistico degli inglesi era andato totalmente fuori controllo. Nei mesi e negli anni a seguire gli analisti si sono detti concordi sul fatto che Euro 96 sia stata una tappa cruciale per il rifiorire del nazionalismo inglese, con un brulicare di bandiere di San Giorgio che fecero sparire l'Union Jack. E in mezzo a tanto risorgente nazionalismo ci fu chi andò oltre. Ovviamente toccò ai tabloid e fra questi si distinse il Daily Mirror. Alla vigilia il direttore del quotidiano, si inventò la Guerra del Calcio.
Ma guerra vera, non metafora calcistica. E con grande risalto mediatico fece consegnare una dichiarazione di guerra alla Germania con invito a non presentare la squadra a Wembley, pena la vera apertura delle ostilità. L’editoriale pubblicato dal quotidiano fece il giro del mondo e non servì molto tempo affinché gli stessi responsabili del quotidiano si rendessero conto di essere andati nettamente sopra le righe. Quella War on Football fu persa sul campo, ma l’atmosfera di ostilità verso i tedeschi non ebbe molto di sportivo. Anche per questo la ferita rimane aperta. E il ritrovarsi di nuovo a Wembley per una gara da dentro o fuori, con Southgate in panchina, non aiuta a essere ottimisti.
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