Due episodi contestati dagli inquirenti. Le indagini sono ancora in corso e c’è massima riservatezza. Il sindaco si era dimesso lo scorso 3 maggio dopo una perquisizione avvenuta nella sua abitazione. Due settimane più tardi decide di fornire delle dichiarazioni spontanee ai pm
«Chi sa, parli e denunci». È l’appello rivolto dal procuratore capo di Foggia, Ludovico Vaccaro, nel corso della presentazione dell’inchiesta che ha travolto il comune pugliese. L’operazione, eseguita dalla squadra mobile, ha portato all’arresto ai domiciliari del sindaco leghista dimissionario di Foggia, Franco Landella, dei due consiglieri municipali Antonio Capotosto e Dario Iacovangelo e di un imprenditore edile locale. Per la moglie del sindaco, invece, è stata disposta la sospensione dal lavoro.
I reati contestati sono di corruzione, tentata induzione indebita e peculato. L’indagine ruota attorno ad alcuni appalti indetti dal comune di Foggia. Nello specifico, Landella è accusato di aver preso una tangente di 32mila euro dall’imprenditore Paolo Tonti per il rinnovo di una concessione urbanistica. Secondo l’accusa, il sindaco avrebbe girato la tangente, con la collaborazione di sua moglie Di Donna, ai consiglieri Capotosto e Iacovangelo e ad altri quattro consiglieri comunali, affinché esprimessero il parere favorevole alla delibera in seno al consiglio comunale.
Il sindaco Landella ha deciso di rassegnare le dimissioni lo scorso 3 maggio, dopo una perquisizione avvenuta nella sua abitazione il 1° maggio, in cui gli furono sequestrati i telefoni e denaro in contante per settemila euro. Due settimane più tardi decide di rilasciare dichiarazioni spontanee ai pm.
L’inchiesta è partita diversi mesi fa, grazie alle intercettazioni ambientali e alle dichiarazione degli indagati. Nelle indagini è coinvolto anche l’ex presidente del Consiglio comunale Leonardo Iaccarino, attualmente ai domiciliari dopo l’arresto dello scorso 30 aprile. Ma gli indagati sono molti di più ha affermato il questore di Foggia, Paolo Sirna, in conferenza stampa rimarcando «l’importante funzione sociale» dell’operazione.
Infatti, nelle carte firmate dal gip Antonio Sicuranza si legge che c’è un «diffuso mal costume politico-amministrativo dai risvolti penali di indubbia gravità e di allarme, di cui sono attori principali i vertici del comune e gran parte dei consiglieri comunali di Foggia». Il sistema era «collaudato» e avrebbe portato a un «asservimento ai propri interessi» da parte di soggetti politici o che rivestono compiti amministrativi «che dovrebbero essere dediti agli interessi della comunità».
L’inchiesta fa parte di un percorso più ampio iniziato con l’operazione della Guardia di finanza del 9 febbraio scorso in cui sono state arrestate quattro persone per tentata induzione a dare o a promettere, in relazione al servizio di archiviazione informatica dei dati, indetto dal comune di Foggia, nel 2017, per un valore di 371mila euro. In quella occasione furono arrestati il consigliere comunale Bruno Longo, un ex dipendente comunale, un medico in pensione e un imprenditore. Dopo gli interrogatori si trovano tutti in libertà.
Attualmente le indagini sono ancora in corso ha detto Vaccaro, il procuratore capo di Foggia. «Ci sono altri indagati e per questo vi dico che non possiamo rispondere alle domande dei giornalisti: in questa occasione le parole vanno misurate» ha aggiunto. «Avevamo pensato di non fare la conferenza stampa, ma la comunità ha diritto a essere informata, in maniera precisa, senza voci». Insomma, massima riservatezza dietro l’operazione.
Gli episodi contestati
Nello specifico il sindaco dimissionario di Foggia è coinvolto in due episodi, spiegati da Vaccaro nel corso della conferenza stampa. Il primo si riferisce a un tentata concussione che ha per oggetto il project financing per i lavori di riqualificazione e adeguamento degli impianti di pubblica illuminazione del comune, con una richiesta iniziale di 500mila euro, poi scesa a 300mila, rivolta a un imprenditore titolare di un’azienda che si occupa di riqualificazione e adeguamento impianti di pubblica illuminazione per il Comune di Foggia.
L’altro episodio, avvenuto il 15 agosto del 2020, si riferisce alla tangente finalizzata a ottenere il rinnovo della proroga per la convenzione urbanistica. «Dall’attività investigativa è emerso che il sindaco ha ricevuto dall’imprenditore Tonti la cifra di almeno 32mila euro per il voto favorevole alla deliberazione per la proroga del programma di riqualificazione urbana a cui era interessata la società Tonti Raffaele Coer srl» si legge nella nota della questura di Foggia.
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