L’agricoltura è il settore che subisce i danni maggiori del cambiamento climatico. Nella regione, un progetto finanziato dall’Unione europea permette di capire i reali fabbisogni idrici delle coltivazioni, portando così a un importante risparmio di acqua
La Sicilia è la regione italiana più colpita dalla siccità. E «la crisi climatica ha aumentato del 50 per cento la probabilità che la siccità provochi gravi carenze idriche e perdite agricole devastanti» nella regione. Lo ha rilevato a settembre lo studio del World weather attribution (Wwa). Alcuni sindaci dei comuni della provincia di Enna sono arrivati a occupare la diga Ancipa per bloccare l’erogazione di acqua verso l’area di Caltanissetta, servita da altre fonti.
L’agricoltura è il settore che ha una grande responsabilità nelle emissioni di gas climalteranti ma al contempo ne subisce i danni maggiori, rileva il rapporto dell’associazione Terra: «L’aumento degli eventi climatici estremi impatta sulla produzione, le temperature crescenti fanno oscillare le rese e le siccità prolungate colpiscono le risorse idriche». Tra le filiere che hanno conosciuto una profonda crisi, quella delle arance di Sicilia.
È in questo contesto che lavora la start up SmartIsland, fondata nel 2014 da Maria Luisa Cinquerrui, dopo gli studi di ingegneria informatica e sistemi di telecomunicazione, a partire dall’esperienza nell’azienda agricola di famiglia nella zona di Niscemi, nel sud della Sicilia. «Nasce da un bisogno reale», spiega Cinquerrui, «di dare agli agricoltori tecnologie per aiutarli a prendere decisioni». Con la start up, l’imprenditrice ha sviluppato un prodotto che permette il monitoraggio dello stato idrico del terreno e dei microclimi, chiamato Daiki. Ed è stato possibile grazie ai fondi di coesione per le imprese – nell’ambito del programma operativo Imprese e Competitività 2014-2020 – caratterizzate da un’importante impronta green.
«Permette di raccogliere una serie di dati dell’intero ecosistema in cui vive la pianta. Lo stato delle foglie, del suolo, dell’ambiente circostante. Dati idrici e climatici fondamentali», spiega l’imprenditrice. «Abbiamo capito che molti agricoltori irrigano in maniera improvvisata, spesso usando il dito come sensore, senza avere strumenti adeguati», prosegue. Per Cinquerrui si tratta di metodi analogici che non permettono di lavorare bene su grandi estensioni. Ha quindi sviluppato un prodotto connesso, creando un sistema in grado di capire «i reali fabbisogni idrici», portando così a un importante risparmio di acqua.
La start up ha una squadra sempre più allargata, ha raggiunto le 15 risorse, e il lavoro si è esteso anche ad altre regioni del centro e sud Italia: Lazio, Basilicata, Puglia, Calabria. Questo ha permesso di creare una mappatura che individua le zone di maggiore siccità o abbondanza. Un’azienda produttrice di kiwi nel Lazio, racconta Giovanni Chiolo, responsabile operativo dell’impresa, «dava 90 litri di acqua al giorno, da maggio a ottobre, per una produzione media di kiwi. Grazie a questa tecnologia è passata a consumare 60 litri di acqua, risparmiandone 30 al giorno.
Oggi SmartIsland ha 600 clienti attivi e ha contribuito a contrastare in parte anche quella che viene definita la “fuga dei cervelli”: alcuni professionisti siciliani, per mancanza di lavoro e opportunità, si trovavano all’estero e hanno deciso di rientrare per partecipare al progetto, che richiede competenze multidisciplinari. Conclude Cinquerrui: «Il finanziamento europeo ha permesso di sviluppare la scalabilità della tecnologia in altri settori, come quello dell’allevamento». Di fronte all’innovazione e all’impronta green di questa esperienza, la regione Sicilia ha chiesto alla start up un supporto per capire l’adattabilità del progetto su altre realtà.
Questo contenuto giornalistico fa parte del progetto “#CoesioneItalia. L’Europa vicina”, che è finanziato dall’Unione europea. I punti di vista e le opinioni espresse sono tuttavia esclusivamente quelli dell’autore e non riflettono necessariamente quelli dell’Ue. Né l’Ue né l’autorità che eroga il finanziamento possono essere ritenute responsabili per tali opinioni.
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