- A maggio del 2021 il nuovo ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha nominato amministratore dell’Enit un manager di sua fiducia che però ha rimosso dopo appena cinque mesi insediando un nuovo amministratore
- L’escluso ha fatto causa e il Consiglio di stato gli ha dato ragione sostenendo che l’atto di revoca ministeriale è privo di motivazioni, necessarie anche quando si tratta di scelte altamente discrezionali come quelle della nomina di un amministratore pubblico
- Il risultato di questo garbuglio è la paralisi dell’agenzia per la promozione dell’Italia turistica nel mondo. Si riaffaccia l’ipotesi di un commissariamento dell’ente
Ma chi è l’amministratore delegato dell’Enit? Anzi, c’è un amministratore all’Enit? Non sono domande fintamente ingenue perché al vertice dell’agenzia pubblica del turismo la situazione è talmente ingarbugliata che nessuno sa dire con esattezza come stanno le cose. Neanche il ministro del Turismo, il leghista Massimo Garavaglia, a cui spetta per legge la nomina dell’amministratore, è in grado di fornire una spiegazione perché è proprio il suo ministero che ha innescato la confusione. Il risultato è che oggi l’Enit è paralizzato e non riesce a spendere neanche i 20 milioni di euro stanziati dal governo all’inizio della pandemia per sostenere in via straordinaria l’attività dell’agenzia.
L’inizio del bailamme ha una data precisa: 11 maggio 2021. Quel giorno il capo di gabinetto, Gaetano Caputi, ex direttore generale della Consob, firma su ordine del ministro una lettera per la nomina del nuovo amministratore dell’Enit. Si tratta di uno dei primi atti del nuovo responsabile del Turismo, subentrato con il governo di Mario Draghi a un altro ministro leghista, ma di una corrente diversa, Gian Marco Centinaio.
Garavaglia vuole marcare la discontinuità con il predecessore e per l’Enit sceglie un manager di cui ha fiducia, Giuseppe Albeggiani. Il quale dura però pochi mesi, il 7 ottobre lo stesso ministro opta per un altro amministratore delegato al posto di Albeggiani, la professoressa Roberta Garibaldi. Perché avviene la sostituzione dopo così poco tempo? Che cosa è successo? Nessuno lo sa, il provvedimento del ministero non fornisce spiegazioni.
Guerra legale
Albeggiani ovviamente si risente per l’esclusione che considera immotivata e si rivolge al Tribunale amministrativo del Lazio (Tar) per avere spiegazioni e giustizia. Il Tar però respinge le sue richieste e allora Albeggiani ricorre in appello al Consiglio di stato e lì gli danno ragione. La sentenza è di qualche giorno fa ed è molto dura nei confronti dell’operato del ministero.
I giudici amministrativi ritengono che la sostituzione di Albeggiani con Garibaldi «è sì una revoca, ossia la rimozione d’un precedente provvedimento con un altro per sopravvenuta mutazione dell’originaria valutazione di merito, ma è anche un atto d’alta amministrazione». E in quanto tale deve essere motivato per non sembrare arbitrario.
I consiglieri che hanno esaminato la faccenda (presidente Hadrian Simonetti, estensore della sentenza Silvestro Maria Russo) non ignorano che scelte tipo quella dell’amministratore di un ente pubblico da parte di un ministro sono per loro natura contrassegnate da un «elevatissimo tasso di discrezionalità». Ma ciò non esclude che esse debbano avere un «sia pur minimo nucleo di ragionevole motivazione» anche quando si tratta di «incarichi fiduciari e apicali».
Secondo i giudici del Consiglio di stato la «repentina sostituzione» dell’amministratore Albeggiani non è stata in alcun modo motivata, non essendo «evincibile dallo scarno testo» uscito dal gabinetto ministeriale. Così come è stata preparata, la revoca «può apparire una sorta di sanzione» nei confronti dell’escluso.
Danno patrimoniale
Stando così le cose Albeggiani può ritenersi danneggiato e ha diritto a una riparazione «di natura essenzialmente patrimoniale per quel che concerne le retribuzioni attese e non ricevute e per il lucro cessante dell’attività libero professionale interrotta». Detto in altro modo: qualcuno al ministero dovrà corrispondere ad Albeggiani gli stipendi non percepiti da quando è stato rimosso dalla carica di amministratore e in più dovranno essergli riconosciuti i danni derivanti dal fatto che nel frattempo ha dovuto interrompere la sua attività professionale privata.
Non è chiaro se tutto ciò possa implicare anche il reintegro al vertice dell’Enit dell’ex amministratore delegato. Secondo quel che risulta a Domani al ministero del Turismo starebbero cercando di scongiurare questa eventualità con un decreto-toppa che però rischia di aprire un nuovo buco. Il ministro vorrebbe confermare la nomina di Garibaldi come amministratrice dell’Enit fornendo allo stesso tempo le motivazioni della revoca dell’incarico ad Albeggiani. Ma è facile prevedere che quest’ultimo si rivolga di nuovo ai tribunali chiedendo conto di una motivazione così tardiva con un secondo complicato contenzioso.
Da anni l’Enit sembra colpito da una sorta di maledizione che lo condanna ad un funzionamento confuso e poco efficace rispetto allo scopo di incrementare il turismo verso l’Italia. Da tempo sull’Enit aleggia pure l’ipotesi di un commissariamento che le ultime vicende rendono sempre più plausibile.
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