- Carenze, approssimazioni e irregolarità. Sono le parole che l’autorità nazionale anticorruzione usa per definire le procedure utilizzate per l’affidamento dei lavori di recupero delle sedute del teatro di Velia e Paestum, sito patrimonio dell’Unesco.
- Oggi, in attesa del nuovo direttore, a guidare il parco di Velia e Paestum c’è temporaneamente Massimo Osanna, ora alla guida dei musei italiani dopo aver diretto Pompei.
- La progettazione viene definita «approssimativa e carente», in ordine alla «non piena coerenza tra i diversi elaborati», ma anche relativamente «agli elaborati grafici prodotti».
Carenze, approssimazioni e irregolarità. Sono le parole che l’autorità nazionale anticorruzione usa per definire le procedure utilizzate per l’affidamento dei lavori di recupero delle sedute del teatro di Velia e Paestum, sito patrimonio dell’Unesco. Lavori che diventano occasione di scontro, a distanza, tra l’Anac e Dario Franceschini, ministro della Cultura.
Il direttore del parco, quando sono stati eseguiti i lavori, era Gabriel Zuchtriegel, dallo scorso febbraio direttore del sito di Pompei. Oggi, in attesa del nuovo direttore, a guidare il parco di Velia e Paestum c’è temporaneamente Massimo Osanna, ora alla guida dei musei italiani dopo aver diretto Pompei.
Entrambi, Zuchtriegel e Osanna, sono molto apprezzati dal ministro e, insieme, hanno espresso soddisfazione per la fine dei lavori di restauro. Ma non tutti la pensano così. Lo scontro tra Anac e ministero emerge chiaramente confrontando la risposta del ministro a un’interrogazione parlamentare e il parere dell’Anac, firmato dal dirigente Alessandro Pierdominici pochi giorni fa.
La questione dei lavori nel teatro ellenistico-romano viene sollevata, in Senato, dalla senatrice Margherita Corrado del gruppo L’alternativa c’è, lo scorso marzo. «L’intervento di restauro (…) ha suscitato molte perplessità sia per il carattere fortemente invasivo (anche perché condotto in assenza, pare, della preventiva autorizzazione della soprintendenza archeologica), sia per le anomalie dell’iter amministrativo sotteso alla scelta del progettista, del responsabile unico del procedimento e del direttore dei lavori, nonché per l’attivazione di una discutibile procedura di somma urgenza», dice la senatrice.
Le questioni sono diverse e riguardano, nell’ordine: la definizione dei lavori come ‘restauro’ e non come manutenzione, il mancato coinvolgimento della soprintendenza, l’iter procedurale e le procedure di selezione dell’azienda. Interrogativi ai quali il ministro Franceschini, riportando gli elementi acquisiti dal direttore del parco, risponde negando criticità.
«L’intervento di recupero si profila come manutenzione straordinaria resasi necessaria a causa di un degrado avanzato della struttura e non come un intervento di restauro», dice il ministro. L’impresa è stata scelta con affidamento diretto «attraverso la consultazione dell’albo digitale delle imprese».
Non c’era bisogno di un’autorizzazione da parte della soprintendenza perché un decreto ministeriale prevede che i direttori di parchi archeologici, come quello di Paestum, svolgano anche funzione dei soprintendenti. E anche, sulla scelta di direttore e responsabile del procedimento, nessun problema perché sono state rispettate le regole stabilite nelle linee guida dell’Anac.
Ma proprio l’autorità nazionale anticorruzione inquadra i lavori di recupero delle sedute del parco di Velia e Paestum, in modo diametralmente opposto a quello del ministro. In un parere, datato 17 giugno, l’Anac riferisce gli esiti degli approfondimenti evidenziando profili di «carenze, approssimazioni e irregolarità».
Il primo punto contestato è relativo alla qualificazione dei lavori, secondo l’Anac, si tratta di «lavorazioni che richiamano più propriamente la definizione di restauro» e, visto che il sito è sotto la tutela dell’Unesco, l’intervento non dovrebbe essere «compatibile con l’adozione di un regime progettuale semplificato».
La progettazione viene definita «approssimativa e carente», in ordine alla «non piena coerenza tra i diversi elaborati», ma anche relativamente «agli elaborati grafici prodotti». L’Anac sottolinea la necessità di coinvolgimento della soprintendenza. «Tale intervento da parte della direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio, che non risulterebbe intervenuto nella procedura in esame, avrebbe potuto consentire di rilevare il grado di approssimazione e le anomalie che hanno caratterizzato la procedura in esame», scrive l’Anac.
E anche sulla nomina del responsabile unico del procedimento, l’autorità scrive altro rispetto al ministro. Non ha «una specifica esperienza triennale nel settore dei lavori», adeguata per il restauro di un bene così prezioso come il teatro di Velia. Sono state riscontrate anomalie anche per l’individuazione del progettista e del direttore dei lavori.
Una vicenda, quella del parco di Velia e Paestum, che solleva anche il caso dell’autonomia speciale di alcuni parchi nella realizzazione dei lavori che si incrocia con la carenza di personale e organico, altro elemento denunciato dall’Anac.
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