- L’ascesa inarrestabile nella sanità laziale di Francesco Vaia, di recente nominato direttore generale dell’istituto Lazzaro Spallanzani, ha avuto una battuta d’arresto con le polemiche seguite alla firma del memorandum con i russi per lo sviluppo del vaccino Sputnik, risalente al 2021.
- Ma perché di Vaia non si può fare a meno nonostante il suo passato ingombrante e l'accordo con i russi per il vaccino Sputnik?
- Vaia piace a destra e sinistra. Ha convinto proprio tutti anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nel dicembre 2021, lo ha nominato cavaliere di gran croce al merito della Repubblica Italiana.
L’ascesa inarrestabile nella sanità laziale di Francesco Vaia, di recente nominato direttore generale dell’istituto Spallanzani, ha avuto una battuta d’arresto con le polemiche seguite alla firma del memorandum con i russi per lo sviluppo del vaccino Sputnik, risalente al 2021.
Eppure nonostante quello scivolone che avrebbe compromesso presente e futuro di chiunque, Vaia non solo è rimasto al suo posto, ma è stato nominato direttore generale nonostante i raggiunti limiti di età, 65 anni, (scoglio superato grazie a una modifica normativa), una condanna erariale, un patteggiamento per una vecchia indagine per corruzione e associazione a delinquere risalente agli anni novanta.
Vicende che Domani aveva già raccontato nel dicembre 2020, rivelate in un vecchio libro proprio da Alessio D’Amato, oggi assessore e principale sponsor di Vaia. Vicende che oggi vengono riprese dopo l'invasione russa dell'Ucraina. Ma perché di Vaia non si può fare a meno nonostante il suo passato e l'accordo con i russi per il vaccino Sputnik?
«L'istituto è sempre stato lontano dalla politica, Vaia ha ribaltato questa visione e molti sono andati via perché non accettavano le scelte fatte. La riconferma di Vaia conferma il rapporto strettissimo con l'assessore Alessio D'Amato dopo gli anni nei quali D'Amato gli lanciava contro strali di ogni tipo», racconta chi conosce bene lo Spallanzani per averci lungamente lavorato.
Una nomina che dal ministero neanche vogliono commentare perché è una decisione regionale certo, ma anche perché ormai sull’istituto la regia regionale è quella egemone.
Dal ministero, retto da Roberto Speranza, l'ultima presa di posizione era arrivata proprio sulla firma del memorandum con i russi definita scelta autonoma dell'istituto. Uno di quelli andati via è Giuseppe Ippolito, l'ex direttore sanitario che è approdato proprio al ministero.
Ma insieme a lui sono andati via anche la responsabile della virologia Maria Rosaria Capobianchi, la vice Concetta Castilletti, due delle tre che hanno isolato il virus, il responsabile della microbiologia Antonino Di Caro, ma anche Nicola Petrosillo, capo del dipartimento clinico.
Un istituto che aspetta, con il coinvolgimento ministeriale, la nomina del direttore scientifico e che vede oggi un Vaia sempre più protagonista. La nomina di Vaia in commissione, sostenuta dall’assessore regionale Alessio D’Amato, è passata con 13 voti favorevoli, dal M5s a Fratelli d'Italia, solo un contrario, l’ex consigliere grillino Davide Barillari.
Il passato che ritorna
Quando Domani, nel dicembre 2020, svela il passato ingombrante di Vaia, il dirigente di origini napoletane aveva ottenuto pochi mesi prima l'ennesima nomina della sua inarrestabile carriera, quella di direttore sanitario dell'istituto. Tra i quesiti posti a Marta Branca, allora direttrice generale dello Spallanzani, c'era proprio il passato di Vaia, raccontato da Alessio D'Amato, nel 2008 nel suo libro Lady Asl.
D'Amato raccontava le disavventure giudiziarie vecchie e nuove di Vaia bollandolo come una «cariatide della sanità pubblica» e ricordava i suoi brevi periodi di latitanza prima di consegnarsi agli inquirenti. Irreperibile nell'indagine napoletana, con accuse per associazione a delinquere e corruzione e chiusa con un patteggiamento (oggi il casellario è immacolato dopo l'estinzione dei reati), e irreperibile anche in quella romana, degli anni 2000, chiusa con un proscioglimento e senza macchia. Poi c'era la sentenza di condanna della corte dei Conti, ricordata anche in un'interrogazione parlamentare dei senatori del M5s del 2016, a prima firma Paola Taverna.
«Evidentemente i fatti da Lei citati non hanno costituito motivo ostativo alcuno all’inserimento del dott. Vaia nell'elenco regionale degli idonei a direttore sanitario né quindi alla conseguente nomina da parte della scrivente Direzione», risponde Marta Branca, nel dicembre 2020, con in copia la responsabile anticorruzione Elisa Minichiello.
Stessa scena si è ripetuta qualche giorno fa con la nomina di Vaia a direttore generale. Regolare allora, regolare oggi perché anche la sentenza della corte dei Conti è stata riconosciuta dai giudici come colposa e non dolosa.
La firma del memorandum con i russi del 2021, alla luce dell’invasione dell’Ucraina, è diventata la miccia per innescare le polemiche contro Vaia e sollevare dubbi sulla sua nomina a direttore generale ricordando il suo passato. Insomma i tappeti rossi stesi ai russi hanno riesumato gli strali dell’assessore e i vecchi inciampi giudiziari di Vaia.
Resta quella domanda, perché nonostante l'inciampo con gli uomini di Putin, quel memorandum, i cui gravi risvolti ha svelato in questi giorni proprio Domani, D'Amato ha deciso di riconfermare Vaia?
«Ricordo la foto di cinque mesi fa che ha fatto il giro del mondo del g20 con metà platea composta dallo Spallanzani e dal dottor Vaia che come sa ha ricevuto gli auguri di buon lavoro dal professore Fauci e dal professore Guido Silvestri che presiederà il board scientifico dello Spallanzani. Nella scelta dei direttori generali non c'è alcuna valutazione politica, ma solo del lavoro svolto e dei risultati raggiunti», dice l'assessore Alessio D'Amato.
Ma proprio per l'efficace campagna vaccinale regionale perché perseverare in una scelta che pone problemi di requisiti e, dopo l'accordo con i russi, sottopone anche la regione a una raffica di critiche? «Le scelte dei direttori generali avvengono attraverso le procedure di legge per chi rientra nell'albo nazionale che compone il ministero della salute e non ci sono valutazione politiche, ma solo dei risultati raggiunti e lo Spallanzani è stato ed è un punto di riferimento nella lotta al covid. Non ho alcun legame professionale con Vaia, ma solo una oggettiva valutazione del lavoro svolto e dei risultati raggiunti», dice D'Amato.
Vaia da Storace a D'Amato
Di certo c'è che Vaia, nell'emergenza pandemica, ha sempre rappresentato un punto di riferimento per le scelte e gli indirizzi della regione.
C'è chi ricorda, oltre l'impegno profuso da D'Amato e Vaia per il vaccino Sputnik, anche quello per i tamponi salivari. «La regione voleva utilizzare questi tamponi antigenici salivari per fare uno screening nelle scuole prima di andare in classe, ma il laboratorio di virologia verificò una sensibilità nell’ordine del 20 per cento e quindi, di fatto, la loro inutilizzabilità, Vaia quel giorno andò su tutte le furie», dice chi ha lavorato allo Spallanzani. Chi non c'è più all'istituto ne racconta la politicizzazione. Per chi ne sostiene la linea si tratta di leale e proficua collaborazione.
Vaia vanta buoni rapporti a destra e sinistra. «Ha combattuto senza estremismi la pandemia, ha sempre manifestato disponibilità professionale squisita con tutti», scrive sui social Francesco Storace, ex governatore del Lazio.
Niente di sorprendente visto che dopo gli anni napoletani e la bufera giudiziaria, Vaia arriva a Roma nella sanità a guida centrodestra nelle mani di Storace presidente e Domenico Gramazio, presidente della commissione sanità, con il quale lega e consolida una duratura amicizia e reciproca stima. A destra hanno proposto Vaia come nome per il Cts, indicato come numero uno della medicina nel nostro paese.
In fondo era stato proprio D'Amato fustigatore a dare una risposta sulla carriera intramontabile del manager della sanità Francesco Vaia. «Vaia il suo ruolo di direttore, prima delle Usl e poi delle Asl, lo ha mantenuto per 15 anni passati all'ombra di potenti lobby, c'è chi dice l'Opus Dei (…) un camaleonte capace di rimanere sempre al posto di comando».
Vaia ha convinto proprio tutti anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nel dicembre 2021, lo ha nominato cavaliere di gran croce al merito della Repubblica Italiana.
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