Mentre i leader del mondo si confrontavano in tavoli comuni e incontri bilaterali, molti hanno deciso di manifestare il loro dissenso nei confronti del summit in tante forme diverse. Soltanto a Roma erano in programma ben due manifestazioni, una organizzata dal “Comitato 27 febbraio”, da Patria socialista, da Rifondazione comunista in piazza San Giovanni, l’altra in mano a Fridays for Future e alle altre organizzazioni ambientaliste, partita da piazzale Ostiense e conclusa a Bocca della Verità. Altri attivisti ecologisti avevano iniziato a manifestare già di prima mattina: alcuni membri dell’organizzazione Climate camp hanno tentato di bloccare la corsia centrale di via Cristoforo Colombo, l’arteria romana che collega il centro città all’Eur, dove i leader si sarebbero incontrati di lì a poco. Le forze dell’ordine li hanno sgomberati in fretta, ma i manifestanti si sono riorganizzati in un breve corteo diretto verso il ministero della Transizione ecologica.

Nel pomeriggio, la manifestazione ufficiale degli ambientalisti è partita dalla Piramide del quartiere Ostiense: in testa al corteo, manifestanti travestiti da calciatori ironizzavano sui leader mondiali che palleggiano con la Terra. «Voi la malattia e noi la cura», «Voi il G20 e noi il futuro» e «Insorgiamo», recitavano gli striscioni. Ai ragazzi dei Fff si sono aggiunti i sindacati di base, soprattutto i Cobas, ma anche le delegazioni dei lavoratori della Gkn e dell’Ilva e associazioni femministe e antifasciste. Il corteo ha sfilato in maniera tranquilla, senza infiltrazioni di sorta: i cinquemila manifestanti hanno scandito slogan, ascoltato musica e accompagnato il tutto con il fumo colorato di qualche torcia. Forse esagerato dunque l’ampio dispiegamento di agenti da parte delle forze dell’ordine che hanno accompagnato il corteo e sorvegliato anche la manifestazione di piazza San Giovanni.

Meno affollata, la piazza comunista ha attratto circa trecento persone: i manifestanti si sono alternati sul palco criticando le iniziative del governo Draghi e in particolare il green pass, definito strumento «senza scopo sanitario», «atto a imporre una discriminazione» e a «dividere i lavoratori». Gli oratori hanno anche ribadito che «le piazze non si condividono mai con i fascisti. I fascisti si combattono», prendendo così le distanze dalle infiltrazioni di estrema destra che avevano caratterizzato le ultime manifestazioni dei No green pass. Marco Rizzo, segretario del Partito comunista che ha chiuso la manifestazione con il suo intervento, ha detto dal palco che: «Finisce oggi la luna di miele di questo governo. Alla politica viene riservato un tavolo molto ristretto, ma sulle pensioni, sugli invalidi, sul lavoro, sul green pass decide la finanza, decide il banchiere Draghi».

I No green pass a Milano

È partito solo alle 17.30 il corteo dei No green pass riuniti a piazza Duomo a Milano. Il “No paura day" ha raccolto sotto la pioggia circa un migliaio di persone: dopo una serie di interventi, e un breve momento di tensione quando un manifestante ha colpito un giornalista di La7, il gruppo è poi partito alla volta della sede Rai regionale di corso Sempione. Il percorso della quindicesima manifestazione No green pass era stato concordato preventivamente con la questura. Al corteo era atteso anche Stefano Puzzer, rappresentante dei portuali di Trieste, ma alla fine non si è presentato. In parallelo, si sono radunate davanti alla sede milanese della Cgil per il terzo sabato consecutivo circa 200 persone, in piazza per il presidio promosso dal Comitato permanente anti fascista contro le aggressioni dei No green pass.

Gli arresti

Nella mattinata di ieri è stata diffusa anche la notizia di sei nuove misure cautelari a carico degli organizzatori dell’assalto alla sede romana della Cgil dello scorso 9 ottobre. Sono stati eseguiti tre arresti a carico di militanti di Forza nuova, vicini agli ambienti ultras capitolini, e tre obblighi di dimora per altre persone aderenti al movimento di estrema destra e a movimenti No vax.

È stata confermata la custodia in carcere per Fabio Corradetti, figlio della compagna di Giuliano Castellino, numero due di Forza nuova. Il ventenne secondo gli inquirenti «nonostante la giovane età è un soggetto estremamente violento e pericoloso per la collettività».

Il gip Annalisa Marzano, dopo le richieste della pm della procura di Roma Gianfederica Dito, ha disposto il carcere anche per il trentenne Massimiliano Petri, già noto alle forze dell’ordine perché membro degli ultras della Lazio e per l’aggressione a un’operatrice sanitaria durante un tragitto in ambulanza. Obbligo di dimora invece per Luca Casetellini, ultrà dell’Hellas Verona, dichiaratamente fascista e dirigente di Forza nuova. Ai domiciliari è finito Roberto Borra, già colpito da Daspo nel 2016 e 2018, vicino a Forza nuova e Avanguardia nazionale, nonché agli ultras della Lazio.

 

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