Il capo di gabinetto di Giorgia Meloni aveva chiesto ai magistrati di piazzale Clodio di andare alla ricerca delle fonti del nostro giornale dopo una serie di inchieste pubblicate nei mesi scorsi. Ma è emerso un caso di spionaggio nei suoi confronti. Intanto i servizi sono pronti a denunciare il procuratore di Roma Lo Voi. Tutto quello che c’è da sapere
È iniziato tutto con una denuncia. Quella che Gaetano Caputi, capo gabinetto della premier, ha presentato nei confronti del direttore di Domani e di alcuni dei suoi giornalisti, rei di aver pubblicato un’inchiesta sui suoi conflitti di interesse. Ma dall’indagine della procura capitolina, nata su input del fedelissimo di Meloni, è emerso qualcosa di inaspettato.
Se, in altre parole, Caputi ha chiesto ai magistrati di piazzale Clodio di andare alla ricerca delle fonti delle notizie pubblicate da questo giornale, i magistrati, ricostruendo nomi e cognomi di chi aveva effettuato ricerche sul capo gabinetto, si sono imbattuti in una scoperta particolare. Quale? Due anni fa il braccio destro di Meloni era stato spiato da tre 007 italiani. Da qui la richiesta della procura all’intelligence, quella cioè di comunicare «le generalità complete delle persone che» avevano «effettuato gli accessi», unitamente alle ragioni che vi avevano «dato causa».
I DOCUMENTI
Così la procura ha chiesto e l’Aisi, l’Agenzia per la sicurezza interna, ha risposto. Nel carteggio che la stessa agenzia ha trasmesso ai magistrati romani, firmato dal neo direttore Bruno Valensise, si è scoperto che gli accessi effettuati nelle banche dati di Punto Fisco (Agenzia delle entrate) erano stati effettuati tutti nel 2023.
Quando pertanto a capo di Aisi c’era Mario Parente col suo vice, l’ex militare e fedelissimo del ministro Guido Crosetto, Giuseppe Del Deo, oggi numero due del Dipartimenro per le Informazioni di sicurezza (Dis).
Ed è sempre all’interno del carteggio che è stato scritto nero su bianco che «Giuseppe Del Deo ha confermato di aver attivato» i suoi sottoposti «su input del direttore pro-tempore (Mario Parente, ndr)» a compiere uno dei tre accessi.
Ma perché? Perché spiare Caputi? L’Aisi si è giustificata coi magistrati, parlando tra le altre cose della volontà di approfondire alcune parentele della moglie di Caputi, Gabriella Mazzei. Nei documenti dell’Aisi c’è scritto che il primo accesso è nato perché alcuni “target” seguiti dal servizio, impegnati nella progettazione di un rigassificatore al Sud, volevano avvicinare Caputi; la successiva interrogazione fa riferimento all'accertamento di una parentela tra la moglie di Caputi e la moglie di «un soggetto attenzionato dall'Agenzia»; l’ultima, infine, riguardava l'incontro di «alcuni individui attenzionati» con il capo di gabinetto sul piano strategico nazionale sull'idrogeno.
Poi sempre l’Aisi ha scritto, in riferimento agli accessi: «Le motivazioni trovano riferimenti in atti caratterizzati da elevata sensibilità». Tradotto: non sembrerebbe possibile svelare le ragioni degli accessi compiuti dagli agenti dei servizi segreti su Caputi e consorte perché questioni di estrema riservatezza non lo consentono.
E neanche Alfredo Mantovano, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla sicurezza, ha dato una spiegazione ai membri del Copasir – l’organismo parlamentare di controllo dei servizi d’intelligence – nel corso della sua audizione dei giorni scorsi. Mantovano sapeva che i servizi spiavano Palazzo Chigi? E per quali motivi sono stati effettuati quei tre accessi?
Al momento non è dato sapere. Di certo però, sempre nel corso dell’audizione al Copasir il sottosegretario Mantovano ha puntato il dito contro il procuratore capo di Roma, Francesco Lo voi: il magistrato – secondo Mantovano – avrebbe violato ogni segretezza su un atto riservato, finito poi nel fascicolo di indagine. Il Dis è pronto a presentare un esposto contro la procura di Roma, in qualità di destinataria delle informative riservate. L’esposto finirà sul tavolo del capo della procura di Perugia, che ha la competenza delle indagini sui magistrati di Roma.
Professione 007
A ogni modo dalla documentazione che Aisi ha trasmesso alla procura è emerso pure il nome di uno dei tre agenti che ha effettuato un accesso nella banca dati dell’Agenzia delle Entrate. Si tratta di Stefano Alessandri, con un passato recente in politica. Prima in Alleanza nazionale e Fratelli d’Italia, poi vicino al gruppo fiorentino di Matteo Renzi. Tanto da guadagnarsi, nel governo guidato dall’ex sindaco di Firenze, una nomina alla presidenza del Consiglio nell’ufficio del consigliere militare. Alessandri è poi l’agente che ha compiuto l’accesso più lungo: 57 minuti. Perché lo ha fatto? Dalle carte, come detto, è emerso che all’ex politico sarebbe stato chiesto di eseguire gli accertamenti dal suo superiore, a sua volta sollecitato da Giuseppe Del Deo.
E poi la Sind
Tornando ad Alessandri, consigliere per lungo tempo al Comune di Firenze e che nel 2013 tentò il salto a Montecitorio candidandosi con Fratelli d’Italia, diversi sono gli intrecci societari che lo riguardano. È stato infatti il rappresentante (e liquidatore) della Sir che si occupava di servizi investigativi. E ha avuto quote anche nella Rivalsa: tra i soci Andrea Nardi, a sua volta consigliere di Eleutheria, di proprietà di Francesco Bonifazi, ex tesoriere del Pd, poi Italia viva, e intimo amico di Renzi.
Inoltre risulta che Alessandri prima di entrare nei servizi segreti abbia collaborato con Sind spa, l’azienda che si occupa di sistemi di sicurezza avanzati, dal riconoscimento facciale ai meccanismi per criptare le comunicazioni, fino al monitoraggio di target nell’ambito delle indagini o dello spionaggio.
Sind lavora con le agenzie di sicurezza italiane e si occupa anche di intercettazioni. È stata costituita da Enrico Fincati e Nicola Franzoso, imprenditori, proprietari di un agriturismo in Umbria, dove l’attuale numero due del Dis Giuseppe Del Deo si è spesso recato in vacanza.
Nel 2022 la Sind è stata acquisita da Maticmind, fondata da Carmine Saladino. Chi è Saladino? L’imprenditore della cybersicurezza intimo amico del ministro della Difesa Guido Crosetto, che con la sua società ha fatto incetta di appalti pubblici con esercito, marina militare e forze dell’ordine.
Crosetto, peraltro, ha vissuto per tre mesi nel 2023 quando la sua casa era in ristrutturazione in un bellissimo attico a Roma di proprietà di Saladino senza pagare l’affitto.
Intrecci societari sì, quelli di Alessandri, ma pure con uomini di spessore. Tra l’intelligence e le istituzioni. Intanto sul dossier Caputi – Chigi, su cui sono finite le mani (anche) dell’ex consigliere comunale fiorentino finito a lavorare nei servizi, le domande sono moltissime. Restano tutte in attesa di una risposta.
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