Mentre si indaga ancora sul perché il cavo traente si è spezzato, la giudice che aveva ordinato la scarcerazione del titolare dell’impianto e del responsabile della sicurezza è stata sostituita
Sono passate due settimane dal crollo della funivia di Stresa-Mottarone in cui sono morte 14 persone. Le indagini hanno accertato che l’incidente è stato causato dalla rottura di un cavo e dal mancato funzionamento dei freni, ma molti altri dettagli non sono ancora chiari.
Cambio di Gip
L’ultima novità è la decisione del presidente del tribunale di Verbania di sostituire la giudice per le indagini preliminari, Donatella Banci Buonamici. Era stata lei a ordinare la scarcerazione del titolare dell’impresa che gestisce la funivia, Luigi Nerini, e del direttore della sicurezza Enrico Perocchio.
I due erano stati fatti arrestare dalla procuratrice di Verbania Olimpia Bossi dopo che una terza persona, Gabriele Tadini, caposervizio dell’impianto, aveva ammesso di aver inserito un blocco del sistema di frenaggio nella cabina precipitata proprio su loro ordine.
Non solo la Gip aveva ritenuto ingiustificati gli arresti (ha confermato solo quello di Tadini, declassandolo però ad arresti domiciliari), ma aveva anche criticato l’impianto più generale dell’indagine portata avanti da Bossi.
Il presidente del tribunale di Verbania scrive che le motivazioni della sostituzione della Gip sono puramente tecniche. Banci Buonamici stava svolgendo il ruolo in qualità di supplente di un’altra giudice impegnata a smaltire del lavoro arretrato. Terminato il compito, il caso deve tornare al suo giudice naturale.
Gli avvocati di Nerini e Tadini hanno criticato la scelta, definendola senza precedenti. Anche l’Unione delle camere penali non ha apprezzato il provvedimento, definito «eccezionale».
La procura intanto ha depositato ieri una richiesta di revoca della scarcerazione dei tre indagati disposta da Banci Buonamici.
Le cause
Nel frattempo continuano i sopralluoghi sul Mottarone, dove si trova ancora la cabina crollata insieme al cavo che si è strappato. Sul luogo è presente il professor Giorgio Chiandussi, perito nominato dalla procura.
Sui motivi che hanno portato il cavo traente della funivia a spezzarsi non ci sono ancora certezze, ma sembra che il punto in cui è avvenuto sia il più delicato dell’intero impianto: la cosiddetta “testa fusa”, in cui il cavo si salda con la cabina e dove è sottoposto alle maggiori sollecitazioni.
Il cavo era stato sostituito l’ultima volta nel 1997, in occasione dei lavori di ricostruzione ventennale dell’impianto. Avrebbe dovuto essere sostituito l’anno prossimo o quello successivo.
L’incidente probatorio
L’avvocato del capo servizio Tadini, l’unico dei tre indagati a trovarsi ai domiciliari, ha chiesto che venga svolto un incidente probatorio sulla cabina precipitata, un procedimento legale che serve a “formare”, come si dice in gergo, una prova da utilizzare nel dibattimento e che si usa in genere proprio quando l’elemento di prova rischia di degradarsi nel tempo, come una cabina della funivia esposta alle intemperie.
La procura si oppone alla richiesta, poiché, sostiene, se eseguito ora l’incidente probatorio produrrebbe prove utilizzabili solo nei confronti degli attuali indagati. Ma la procuratrice Bossi sostiene che la lista degli indagati potrebbe non essere completa al momento e serviranno altri due mesi di indagini per essere certi di avere un quadro completo della situazione.
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