Ieri Gisèle Pelicot è stata ascoltata per la seconda volta ad Avignone nel 35esimo giorno del processo di Mazan dove è la vittima principale
«Ho voluto rendere questo un caso mediatico perché voglio che la società cambi» Gisèle Pelicot, 71 anni, è la vittima nel processo di stupro di Mazan nel quale è imputato suo marito, Dominique Pelicot, accusato di averla drogata e violentata per anni in compagnia di altri uomini reclutati sulla chat online Coco.
Il caso è diventato noto al di fuori dei confini nazionali quando la donna ha deciso che il processo si sarebbe tenuto a porte aperte, una scelta consapevole e ponderata visto che la legge francese le offriva la possibilità di proteggere la sua identità e privacy.
Oggi la donna è stata ascoltata nuovamente in tribunale: «Sono una persona distrutta, non so se mi basterà il tempo che mi rimane per riprendermi». «Però – ha aggiunto – voglio parlare forte e chiaro: non esprimo né la mia rabbia né il mio odio, ma la volontà e la determinazione che ho nel voler cambiare questa società». La donna ha raccontato di aver reso il suo caso mediatico perché voleva che dopo averla vista tutte le vittime di stupro potessero dire «Madame Pelicot ce l’ha fatta, lo possiamo fare anche noi». E ha aggiunto: «Spesso quando si è vittime di violenza si prova vergogna, ma non siamo noi a dovere vergognarci, sono loro».
Pelicot ha risposto alle sorelle, alle madri, e alle compagne degli imputati che hanno testimoniato nei giorni scorsi raccontando di quanto fossero degli «uomini eccezionali», a loro ha detto: «Anche io avevo uno di loro in casa. Uno stupratore può essere anche un amico, uno di famiglia, non sono solo qualcuno che si incontra a tarda sera in un parcheggio».
E ancora: «Era una persona di cui mi fidavo. Mi portava il mio gelato preferito a letto e in quei momenti pensavo di essere fortunata a vivere con qualcuno che si prendeva così tanta cura di me».
Poi si è rivolta all’ex marito: «Ora mi vorrei rivolgere al signor Pelicot – ha detto – mi sono preparata quattro anni a questo processo, eppure ancora oggi mi chiedo perché». «Mi sono detta molte volte che ero fortunata ad averti al mio fianco». E poi: «Ho sempre cercato di tirarti su, hai raggiunto gli abissi più bassi dell'animo umano, ma purtroppo sei tu ad aver scelto».
La seconda testimonianza di Pelicot era stata annunciata la scorsa settimana, il presidente della corte Roger Arata voleva che intervenisse anche a metà del processo. Sono già stati ascoltati l’ex marito e una trentina degli accusati e il verdetto è atteso per il 20 dicembre.
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