Dal 1° luglio, dopo 493 giorni di blocco, i colossi di diversi settori produttivi hanno licenziato in totale 1.704 dipendenti. Attualmente al ministero dello Sviluppo economico sono aperti 87 tavoli di crisi, tutti gestiti dalla viceministra Alessandra Todde, la quale, dopo un anno di mediazione, con le multinazionali, ha visto sfumare lo sforzo di continuare a garantire almeno la cassa integrazione a migliaia di lavoratori. Fra questi, c’è la Gkn, che ha respinto ogni proposta avanzata dal ministero per bloccare le procedure di licenziamento collettivo.

Ma la viceministra non desiste. Il 4 agosto il Mise ha convocato due tavoli urgenti. Uno si terrà in mattinata per discutere della vertenza Gianetti motors, l’altro, nel pomeriggio, si terrà in prefettura a Firenze alla presenza dei vertici di Gkn. Il terzo, che si occuperà del caso Whirlpool, dovrebbe invece essere convocato il 5 agosto a Roma.

L’ultimo incontro sulla vertenza Gkn era stato convocato il 15 luglio scorso. Il tavolo doveva tenersi in video conferenza con i vertici aziendali, i sindacati, gli enti locali e il ministero del Lavoro, ma quel giorno Gkn ha mandato un avvocato. Un’azione singolare e unica nel suo genere, mai verificatasi prima, definita dalla stessa Todde «un atteggiamento scorretto nel metodo e nel merito».

Un atteggiamento confermato anche dall’ultima nota diffusa dall’azienda del settore automotive che non sembra avere alcuna intenzione di indietreggiare sui licenziamenti. Gkn, inoltre, ha respinto ogni accusa sulla presunta mancanza di rispetto nei confronti delle istituzioni. La scelta di far partecipare un legale al tavolo dove erano attesi i vertici aziendali, ha spiegato la società, è legata al fatto che il coinvolgimento del Mise «rappresenta una variazione dalla norma di legge». Quindi l’interlocutore, secondo Gkn, non ha alcuna autorevolezza.

Il peso di Stellantis

Stellantis è il quarto costruttore automobilistico al mondo in termini di volumi, nato ufficialmente a dicembre 2020 dalla fusione tra i gruppi automobilistici Fca e Psa. Si tratta di un’operazione industriale che risponde alle esigenze attuali del mercato dell’auto sempre più concentrato sulla transizione verso l’elettrico: un ammodernamento che richiede ingenti investimenti. Non solo, l’emergenza sanitaria ha messo sotto forte pressione il comparto automotive, e i costruttori hanno quindi bisogno di trovare dei partner per poter andare avanti e rimanere competitivi.

Proprio per questo Gkn, azienda di componenti per l’industria automobilistica di proprietà del fondo britannico Melrose, avrebbe avviato la pratica del licenziamento collettivo. In realtà Gkn non è mai stata in crisi, neppure nei mesi più difficili dell’emergenza sanitaria. L’azienda non ha mai avuto bisogno di ricorrere alla cassa integrazione, riuscendo a garantire anche nel 2020 lo stipendio ai propri dipendenti. Nell’ultimo bilancio, i vertici aziendali scrivono che il primo trimestre del 2021 ha visto una crescita dei ricavi del 7 per cento e del 14 per cento sul budget di previsione. Un’informazione confermata anche da fonti governative secondo cui, dietro la chiusura della fabbrica di Campi Bisenzio attualmente occupata dai lavoratori in segno di protesta, ci sarebbero in realtà altri motivi. E il principale “motivo” sarebbe proprio Stellantis. Gkn, infatti, avrebbe intenzione di seguire il colosso dell’automotive delocalizzando in Francia e Polonia, dove il primo sta investendo.

Prendi i soldi e scappa

Gkn ha tre sedi nel centro nord, due fabbriche a Brunico, in provincia di Bolzano e un’altra a Campi Bisenzio, in provincia di Firenze. Per la Drivelive Brunico spa, dal 2017 ad aprile 2021, Gkn ha ricevuto 1.204.354 euro in totale dalla provincia autonoma di Bolzano, per effettuare miglioramenti in termini di ricerca e innovazione, formazione e aggiornamento del personale. Per la Sinter Metals spa, il secondo stabilimento di Brunico, ha invece acquisito 1.408.772 euro di fondi pubblici. Solo in Trentino, la Gkn ha ottenuto più di 2 milioni e 600mila euro per effettuare gli interventi necessari alla produzione. Per lo stabilimento toscano, invece, quello di Campi Bisenzio, dove l’azienda ha licenziato 422 dipendenti, Gkn ha riscosso 139mila euro: 15mila nel 2018 dal ministero del Lavoro e 124mila dalla regione, tutti presumibilmente spesi per la formazione del personale.

Il nodo sulla norma

Il 22 luglio ha visto la luce l’idea di proporre una legge che impedisca alle multinazionali estere operanti in Italia di chiudere prima che scadano gli accordi presi con il governo. Tuttavia, fonti ministeriali chiariscono che sebbene l’idea sia nata a palazzo Chigi, l’arduo compito di lavorarci stia ricadendo soltanto sulle spalle del Mise. La promessa fatta a margine dell’ultimo tavolo sulla vertenza Whirlpool, e cioè di completare l’iter in tempi record prima della pausa estiva del parlamento, fissata al 6 agosto, sembra dunque essere rinviata.

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