Perché circa il 20 per cento degli individui che vengono infettati dal Sars-CoV-2 non si ammalano mai, cioè non mostrano mai i sintomi del Covid? Pochi giorni fa uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature ci ha permesso di iniziare a capirne il motivo
Da quando il virus del Covid – l’ormai tristemente noto Sars-CoV-2 – è comparso sulla faccia della terra verso la fine del 2019, gli scienziati l’hanno studiato nei laboratori in ogni angolo del pianeta, e le loro ricerche hanno permesso di chiarire praticamente ogni aspetto della malattia: come si trasmette da uomo a uomo, quali danni provoca nel nostro organismo, come curarlo e come prevenirlo col vaccino.
Restava solo un grande mistero: perché circa il 20 per cento degli individui che vengono infettati dal Sars-CoV-2 non si ammalano mai, cioè non mostrano mai i sintomi del Covid? Pochi giorni fa uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature e intitolato “Un allele comune del sistema Hla è associato all’infezione asintomatica di Covid-19”, ci ha permesso di iniziare a capirne il motivo.
Naturalmente immuni
In questa ricerca, un gruppo di scienziati della Università di San Francisco, negli Usa, guidati da Stephanie Grase e Jill Hollenbach, ha identificato una mutazione genetica che è legata ad una maggiore probabilità di non sviluppare i sintomi durante l’infezione da parte del virus.
In altre parole, gli individui che portano questa mutazione genetica, quando vengono infettati dal virus, hanno una scarsissima probabilità di ammalarsi, e perciò sono persone naturalmente immuni al virus. Come potete capire facilmente, è una scoperta importantissima.
Finora, molte ricerche avevano esplorato il legame esistente tra certi geni e l’aumento del rischio di contrarre il Covid-19 in maniera grave e di morire a causa di esso.
Per esempio, gli scienziati hanno scoperto che gli individui che possiedono determinate varianti di certi geni che codificano particolari proteine – alcune che controllano le nostre risposte infiammatorie, o altre che il virus utilizza per penetrare dentro le nostre cellule – se infettati dal Sars-CoV-2, corrono un rischio maggiore di sviluppare la malattia in forma grave ed eventualmente di morire.
Per fortuna, nella maggioranza dei casi gli individui che vengono infettati dal Sars-CoV-2 si ammalano in maniera lieve - con sintomi quali il naso che cola, un po’ di tosse e una febbre leggera – oppure non si ammalano affatto e non sviluppano nessun sintomo. Perché?
Le varianti
In questa ricerca gli scienziati hanno scoperto che gli individui fortunati che non si ammalano, o si ammalano solo lievemente di Covid, possiedono alcune varianti di determinati geni che codificano proteine fondamentali nella regolazione della nostra risposta immunitaria – chiamate proteine Hla, dove Hla sta per Human Leucocyte Antigen, ovvero Antigene dei Leucociti Umani, cioè dei globuli bianchi.
Chi possiede queste varianti genetiche ha un sistema immunitario che riesce a identificare più rapidamente e a distruggere con maggiore efficacia i virus Sars-CoV-2 penetrati dentro al nostro organismo, e ciò impedisce che essi attacchino in modo devastante i polmoni e gli altri organi del nostro corpo.
Per capire perché questa mutazione offra questi vantaggi, bisogna spiegare qual è il meccanismo del Covid-19.Il Sars-CoV-2 entra nel nostro organismo attraverso il naso e la bocca, arriva nei polmoni e qui, tramite la sua proteina spike, si lega a speciali recettori chiamati Ace2 presenti sulla membrana delle cellule delle nostre via aeree e dei nostri alveoli polmonari, penetra dentro di esse, si replica generando nuove copie del virus che riempiono la cellula fino a farla scoppiare, poi i nuovi virus prodotti invadono le cellule vicine, e così via, distruggendo a poco a poco i polmoni.
Questo danno progressivo richiama nei polmoni un gran numero di cellule immunitarie – granulociti, macrofagi, ecc – che cominciano a secernere sostanze chiamate citochine, le quali attirano in loco altre cellule immunitarie che distruggono tutto quel che trovano sul loro cammino – virus e cellule polmonari infette e sane –, e poi rilasciano altre citochine le quali richiamano altre cellule ancora, e così via. Questa enorme massa di cellule immunitarie scatena una super-infiammazione che distrugge tutto, virus e tessuto polmonare.
Nella maggior parte dei casi, passata una settimana o due, questa super-infiammazione regredisce perché cominciano ad arrivare nei polmoni le cellule immunitarie specializzate: i linfociti B che producono anticorpi contro il virus, e i linfociti T che uccidono solo il virus e le cellule polmonari da essi infettate.
E noi cominciamo a guarire. Purtroppo, in alcuni individui, specie se anziani, la risposta immunitaria dei linfociti B e T è poco efficiente e quindi il virus può moltiplicarsi indisturbato tutti i polmoni distruggendone i tessuti, e da qui, trasportato dal sangue, può anche diffondersi ad altri organi del corpo – cuore, fegato, cervello, e così via – provocando danni estesi.
Ma la maggior parte degli individui - come in genere i giovani e certi soggetti fortunati – hanno linfociti B e T così efficienti che debellano subito il virus, prima che possa arrivare ai polmoni, e perciò sviluppano una malattia lieve o in qualche caso restano addirittura asintomatici.
La ricerca
Per comprendere quali misteriose proprietà avessero i fortunati che non si ammalano di Covid, gli scienziati hanno fatto ricorso ad un database di donatori di midollo osseo, dal quale hanno ricavato circa 30mila volontari.
Hanno sottoposto tutti a un test per vedere se risultavano positivi al Sars-CoV-2, e hanno chiesto ad ognuno di loro se avesse mai avuto i sintomi del Covid. Dei circa 1.400 partecipanti che sono risultati positivi al Covid nel corso di questo studio, 136 erano rimasti asintomatici, cioè erano stati infettati dal virus ma non si erano resi conto di averlo avuto.
Gli scienziati hanno scoperto che la maggior parte di questi fortunati individui rimasti asintomatici portava una mutazione di un gene del sistema Hla denominata Hla-B*15:01: chi possiede una sola copia del gene ha una probabilità doppia di rimanere asintomatico, mentre chi possiede due copie di questo gene mutato ha una probabilità otto volte superiore di rimanere asintomatico rispetto a chi questo gene non ce l’ha.
«Siamo rimasti sbalorditi dalla grandezza di questo effetto protettivo», afferma la Hollenbach.
Come combattere il Covid
Per capire perché un particolare gene Hla possa proteggere così efficacemente dal Covid bisogna spiegare la sua funzione. Questi geni codificano le proteine Hla, che si trovano sulla superficie di quasi tutte le cellule del nostro corpo.
Le proteine Hla servono a “presentare” frammenti dei germi che invadano il nostro organismo alle cellule del nostro sistema immunitario, e così facendo stimolano i linfociti T che riconoscono quel frammento del germe a moltiplicarsi per montare la risposta contro l’invasore.
In particolare, le proteine Hla del tipo B “afferrano” frammenti del virus che si sta moltiplicando dentro a una nostra cellula - in particolare, frammenti della proteina spike del virus - e poi li espongono sulla sua superficie esterna, dove i linfociti T circolanti li riconoscono, si attivano e iniziano a moltiplicarsi per combattere quello stesso virus.
Gli autori dello studio avanzano l’ipotesi che la proteina Hla-B*15:01 abbia una struttura molecolare che le permette di presentare in maniera più efficace i frammenti del virus ai linfociti T, i quali così riescono a montare una risposta immunitaria più potente che protegge dalla malattia e impedisce il manifestarsi dei sintomi.
Gli scienziati hanno anche notato che la proteina Hla-B*15:01 induce una risposta ancora più efficace in chi precedentemente è stato infettato dai comuni coronavirus che provocano malattie innocue come il raffreddore, probabilmente perché questi virus – che possiedono una proteina Spike simile a quella del Sars-CoV-2 – hanno già attivato la moltiplicazione di linfociti T in grado di riconoscere anche la proteina Spike del virus del Covid.
Questa scoperta è fondamentale perché ci permette di capire come combattere il Covid-19 e potrebbe anche aiutare gli scienziati a sviluppare i vaccini di nuova generazione contro il Covid-19 che non solo proteggano contro la malattia grave ma possano anche prevenire lo sviluppo dei sintomi.
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