Un’inchiesta del giornale The Intercept rivela come i dipendenti di Google, che sono stati tenuti all'oscuro del progetto di intelligenza artificiale "Nimbus", siano preoccupati che le loro tecnologie possano essere usate da Israele per scopi militari
Un’inchiesta del giornale The Intercept ha rivelato, attraverso documenti esclusivi, che Google starebbe fornendo a Israele funzionalità avanzate di intelligenza artificiale e apprendimento automatico attraverso il cosiddetto “project Nimbus”.
L’accordo tra il governo israeliano e la compagnia statunitense era stato annunciato dal ministro delle Finanze di Israele nell’aprile 2021 e prevede la costruzione di un sistema di cloud accentrato dal valore di 1,2 miliardi di dollari costruito congiuntamente da Google e Amazon.
Gli ingeneri del colosso tech però sono preoccupati che le loro tecnologie possano essere utilizzate il sistema di sorveglianza a fini militari. L’esercito e i servizi di sicurezza israeliani infatti fanno già uso di un sofisticato sistema di sorveglianza computerizzata. La sofisticatezza dei servizi dei software di Google potrebbero migliorare ancor di più i sistemi già esistenti, soprattutto in termini di rintracciamento facciale e analisi dei comportamenti.
Secondo Al Jazeera, solo nel 2017 nella zona est di Gerusalemme sono state istallate 760 videocamere intelligenti utili per il riconoscimento facciale. Le organizzazione per la difesa dei diritti umani, Human Rights Watch e Amnesty International, ne hanno denunciato l’utilizzo che ne sarebbe stato fatto in violazione dei diritti dell’uomo.
I documenti
Secondo i documenti ottenuti da The Intercept, Google starebbe fornendo al governo israeliano la suite completa di strumenti di apprendimento automatico e intelligenza artificiale disponibili tramite Google Cloud Platform.
Sebbene non forniscano dettagli su come verrà utilizzato Nimbus, i documenti indicano che il nuovo cloud darebbe a Israele capacità di rilevamento facciale, categorizzazione automatizzata delle immagini, tracciamento di oggetti e persino analisi dei “sentimenti”, con valutazioni del contenuto emotivo di immagini, discorsi e testi scritti. Il materiale proviene dai corsi di aggiornamento previsti dall’azienda per le istituzioni con cui collabora, anche istituzioni militari.
Gli scopi
I documenti ottenuti da The Intercept descrivono per la prima volta le funzionalità di Google Cloud fornite tramite il contratto Nimbus. Del progetto Nimbus infatti non è stato rivelato al pubblico praticamente nulla, la funzionalità specifica del sistema era rimasta un mistero anche per la maggior parte di coloro che lavoravano presso l'azienda.
Nel 2020, usando gli stessi strumenti di intelligenza artificiale forniti ora a Israele, l’agenzia degli Stati uniti che controlla le frontiere ha sfruttato Google Cloud per elaborare le immagini dalla sua rete di torri di sorveglianza delle frontiere e migliorare il sistema nel suo complesso.
I precedenti
La volontà da parte di Israele di costruire un sistema di sorveglianza tecnologicamente avanzato non è una novità. Già nel 2021 un’inchiesta del Washington Post aveva rivelato l’esistenza di un programma segreto dell’esercito israeliano, chiamato Blue Wolf, volto a monitorare i palestinesi attraverso una rete di smartphone e fotocamere abilitati al riconoscimento facciale.
Le preoccupazioni dei dipendenti
Ariel Koren, una dipendente di Google, ha affermato di aver subìto delle ritorsioni per aver manifestato delle preoccupazioni su Nimbus. Ha inoltre denunciato a The Intercept come all’interno dell’azienda il silenzio a riguardo sia totale.
In una email al giornale ha scritto di essere «profondamente preoccupata per il fatto che Google non ci abbia fornito alcun dettaglio su Project Nimbus». «Continuo ad essere preoccupata per il fatto che Google possa fornire una tecnologia al governo e all'esercito israeliano, nonostante gli impegni etici che l'azienda ha preso nei confronti dei suoi dipendenti e del pubblico».
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