Doccia fredda sul grano ucraino: mentre Turchia e Russia raggiungono un accordo per sospendere il blocco del Mar Nero, il ministro dell’Agricoltura ucraino dice che non c’è modo di riaprire i porti del paese prima della fine dell’anno
Dall’Ucraina arriva una doccia fredda sul piano di Russia, Turchia e Nazioni unite per riaprire i porti dell’Ucraina, consentire l’esportazione di oltre 20 milioni di tonnellate di grano bloccato nei magazzini ed evitare così una crisi alimentare internazionale.
Questa mattina, il ministero dell’Agricoltura dell’Ucraina, citato dall’agenzia Reuters, ha fatto sapere che ci vorranno fino a «sei mesi» per eliminare le mine navali che ostruiscono l’ingresso ai porti ucraini dai quali in futuro dovrebbero partire i carichi di grano. E queste operazioni potranno cominciare soltanto se i russi sospenderanno il loro blocco navale.
Se questa stima fosse confermata, significa che non ci sarà modo di esportare il grano ucraino fino alla fine dell’anno e quindi non sarà possibile mitigare l’impennata dei prezzi del cibo già in corso e la conseguente crisi alimentare.
La crisi
L’Ucraina è uno dei principali produttore di cereali al mondo e le sue forniture sono importanti per numerosi paesi in via di sviluppo. In circostanze normali, il grano verrebbe esportato via mare dai porti di Odessa, Mikolayev e Mariupol. Ma con la guerra, il blocco navale e l’occupazione di numerosi porti, la rotta via mare non è più praticabile e l’Ucraina, sostiene il suo governo, non ha sufficienti infrastrutture terrestri per esportare il grano accumulato per altre vie prima che marcisca.
L’assenza di questo grano dai mercati internazionali sta causando un’impennata dei prezzi che minaccia la sicurezza alimentare di numerosi paesi africani, del Medio Oriente e dell’Asia. Da settimane, le Nazioni unite e numerosi paesi, tra cui anche l’Italia, stanno trattando con Ucraina e Russia per trovare un accordo che consenta la ripresa delle esportazioni, fino ad oggi senza grandi successi.
Riaprire i porti ucraini non è semplice. Il primo grosso problema è che il Mar Nero è attualmente un teatro di guerra attivo, come dimostra l’affondamento dell’incrociatore russo Moskva un mese fa e i continui bombardamenti sui porti ucraini e su quelli occupati dai russi. Il Cremlino si è impegnato a lasciare libere le rotte marittime dirette in Ucraina, ma in pochi si fidano della promessa.
Il problema più grosso però rimane quello delle mine navali. Anche se gli ucraini fossero disposti a rimuoverle, lasciando così vulnerabili i loro porti, l’operazione potrebbe richiedere molto tempo: fino a sei mesi, come ha detto oggi il ministero dell’Agricoltura. Troppo tempo per rendere l’operazione utile nel breve periodo.
© Riproduzione riservata