Il battaglione neonazista Azov ingrassa i proiettili con il lardo, un modo per non far andare in paradiso i combattenti ceceni, musulmani e alleati di Putin.
il video diffuso diventa però un caso per la guardia nazionale ucraina, al punto che viene rimosso poco dopo. È lecito diffondere un contenuto pubblicato da un gruppo paramilitare accusato di crimini efferati in Donbass?Oltre alla guerra terrestre c’è quella delle informazioni che corre su Telegram, Twitter e Facebook. Account ufficiali delle istituzioni russe e ucraine postano, video, foto e provocazioni per screditare il nemico e fomentare gli uomini presenti al fronte.
Il rischio, però, è che vengano condivise notizie false o provenienti da profili vulnerabili. È quello che è accaduto all’account ufficiale della Guardia nazionale ucraina che ha postato su Twitter un video in cui, come scritto nella didascalia, si vede un membro del battaglione ucraino neonazista Azov che intinge nel lardo di maiale le munizioni delle loro armi.
«I combattenti di Azov della Guardia nazionale ungono i proiettili di lardo contro gli orchi di Kadyrov», si legge nel tweet. Kadyrov è il leader della Cecenia e braccio destro di Putin sul territorio.
Il video non è usuale in scenari di guerra e ha un gesto simbolico non indifferente: i proiettili vengono usati contro i militari ceceni mandati dal presidente russo a combattere in Ucraina.
Secondo i membri di Azov, “sporcare” le munizioni con il lardo impedirebbe ai ceceni, che sono di religione musulmana, di andare in paradiso visto che per loro il maiale è un animale impuro di cui ne è vietato anche il consumo.
Il tweet pubblicato dalla Guardia nazionale ucraina è stato rimosso qualche ora più tardi dopo diverse critiche. In molti hanno ritenuto improprio diffondere un contenuto pubblicato da un gruppo paramilitare neonazista che oltretutto è accusato di compiere crimini efferati da Amnesty International e altre diverse organizzazioni umanitarie da quando è scoppiato il conflitto civile nel Donbass nel 2014.
Qui il video:
Guerra e religione
Fin dai tempi delle crociate il linguaggio religioso ritorna nei scenari di guerra. Per i ceceni morire in battaglia, in difesa della patria e sotto i colpi del nemico, apre le porte del paradiso. Nei video circolati la scorsa settimana in cui si vedevano circa 12mila militari ceceni in divisa militare che rispondevano alla chiamata alle armi del loro leader ceceno Ramzan Kadyrov ricorrevano riferimenti religiosi.
Il discorso di Kadyrov si è concluso con «Allah Akbar», cioè «Dio è grande», un’espressione usata per rendere gloria ad Allah prima del combattimento. Ma i ceceni non sono gli unici ad avere riferimenti religiosi. Gran parte dei separatisti russi presenti nel Donbass si rifanno alla liturgia della Chiesa ortodossa in battaglia.
I combattenti celebrano riti, si affidano alla preghiera e credono spesso di combattere in nome della Chiesa ortodossa russa, come testimoniato nei post propagandistici pubblicati sui social.
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