La presidente della Commissione Ue e due ministri tedeschi scelgono l’auto-isolamento. I leader di destra “dimenticano” le mascherine e si contagiano. Trump, malato, non rinuncia ai giri in auto accompagnato e poi lascia l’ospedale
- Ursula von der Leyen dopo un contatto sospetto si è messa in autoisolamento fino a martedì, pur ottenendo un risultato negativo dal tampone.
- Molti appuntamenti europei e legati alla campagna elettorale stanno dando origine a focolai e isolamenti fiduciari, ma Matteo Salvini, per esempio, nonostante sia stato rilevato un cluster dopo uno dei suoi ultimi incontri pubblici, non si ferma.
- Tanti leader populisti che prima derubricavano il virus a «febbriciattola» sono poi risultati positivi, come Bolsonaro o Johnson. Trump, dopo aver sfilato malato in auto davanti ai sostenitori, ha lasciato l’ospedale.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è messa in quarantena dopo aver scoperto di essere stata a contatto con una persona positiva a Covid-19. Il tampone è negativo ma la presidente rimarrà isolata fino a oggi. Prima di lei, si era messo in isolamento il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che aveva pure rinviato il meeting del 24 e 25 per non infrangere le restrizioni. Anche due ministri tedeschi, Heiko Maas (Esteri) e Peter Altmaier (Sviluppo economico) sono in autoisolamento; entrambi avevano partecipato a meeting a Bruxelles. Sotto i riflettori più di tutti c’è il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che in piena malattia si concede giri in auto e insiste a dire di «star bene». Ma anche la politica italiana è tutt’altro che indenne.
Comizi a rischio
Tra i primi ad autoisolarsi a scopo precauzionale c’è stato il governatore lombardo Attilio Fontana, a seguire Dario Nardella e Gianni Cuperlo, che avevano avuto contatti con il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, positivo a inizio marzo. La viceministra all’istruzione Anna Ascani ha contratto il virus alla fine di marzo. Dopo un’estate di campagna elettorale organizzata secondo i dettami anti-Covid, a settembre l’aumento dei casi ha riguardato anche la politica: il candidato alla presidenza del Veneto per il centrosinistra, Arturo Lorenzoni, oltre a un ricovero in ospedale, ha dovuto gestire la campagna elettorale da remoto. I due senatori Cinque stelle Francesco Mollame e Marco Croatti sono risultati positivi dopo una serie di riunioni, per cui tutto il gruppo ha dovuto fare il tampone. Dopo le elezioni è risultato positivo anche Raffaele Fitto, candidato di Fratelli d’Italia alla presidenza della Puglia. Aveva portato avanti la campagna elettorale con un uso saltuario della mascherina, tante mani strette, poco rispetto delle distanze di sicurezza. Positivi anche Beatrice Lorenzin del Pd e Riccardo Antonio Merlo, sottosegretario agli Esteri. A destare le preoccupazioni del proprio partito è stato il contagio di Silvio Berlusconi, i cui 84 anni avevano portato la figlia Marina a insistere per farlo rimanere nella sua villa di Nizza. Il contagio è arrivato in estate in Sardegna, dove tra gli altri Berlusconi ha incontrato l’amico Flavio Briatore, proprietario della discoteca Billionaire, anche lui risultato positivo. Il 29 settembre, dopo un breve ricovero al San Raffaele e la quarantena passata ad Arcore, è arrivato il primo tampone negativo per l’ex premier. Negli ultimi giorni l’attenzione si concentra sul cluster che si è creato a Terracina dopo un evento di campagna elettorale di Matteo Salvini: il leader della Lega si era attirato critiche già poco dopo la fine del lockdown. Durante uno dei primi appuntamenti pubblici, il 2 giugno, il centrodestra aveva organizzato una manifestazione in cui le distanze di sicurezza non erano state mantenute. A settembre, però, Salvini ha continuato con una serie di comizi, durante un appuntamento ha addirittura annunciato di essere febbricitante per una terapia di cortisone, senza però rinunciare agli abituali selfie di fine intervento.
Trump e i populisti malati
Il presidente Usa, affetto da Covid-19, dice di star meglio e ha lasciato l’ospedale Walter Reed, dove era ricoverato, per continuare le cure alla Casa Bianca. Già domenica si era esibito in un giro sulla sua Chevrolet Suburban, uscendo dall’ospedale per mostrarsi – sorridente – a supporter e telecamere. Un medico di quell’ospedale, James P. Phillips, ha twittato che «ogni persona in auto con Trump potrebbe ammalarsi e persino morire. Tutto questo per un teatrino non necessario». La Casa Bianca è sotto accusa anche per le versioni lacunose e contrastanti sullo stato di salute effettivo del presidente. Inizialmente il medico presidenziale, Sean Conley, aveva omesso che Trump avesse avuto bisogno di ossigeno supplementare, poi lo ha ammesso. Che la situazione fosse in realtà grave era già filtrato dal capo di gabinetto Mark Meadows, che aveva definito le condizioni di salute del presidente «preoccupante». Gli ultimi bollettini di Conley sono un mix di rassicurazioni – «Trump potrebbe essere dimesso già lunedì», ha detto a fine weekend – e indizi preoccupanti. Il potente steroide dexamethasone usato per curarlo viene somministrato in casi gravi. Nel video pubblicato sabato su Twitter, Trump dice di voler «sconfiggere il virus». Fino a marzo lo paragonava a un’influenza.
Il presidente Usa non è l’unico leader ad aver minimizzato il rischio e a trovarsi poi vittima di Covid-19. Sorte simile è capitata a Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, intollerante alle mascherine come Trump. Chiamava il virus «febbriciattola» e a luglio si è ritrovato «con la muffa tra i polmoni», come lui stesso ha detto. Il premier britannico Boris Johnson, dopo aver sostenuto che bisognasse raggiungere l’immunità di gregge e aver preconizzato che «alcuni perderanno i propri cari», si è ritrovato a fine marzo positivo al virus e ha passato due settimane in terapia intensiva. Trump si ritrova malato a meno di un mese dalle elezioni presidenziali, e quindi oltre a «sconfiggere il virus» deve pure battere l’avversario Joe Biden.
Esiste un precedente: a Luis Rodolfo Abinader, attuale presidente della Repubblica Dominicana, fu diagnosticato Covid-19 a giugno. Ai primi di luglio, fu pure ricoverato. In quegli stessi giorni, vinse le presidenziali. Ma tra il suo caso e quello di Trump ci sono due differenze: Abinader era lo sfidante, e soprattutto era avanti nei sondaggi da mesi.
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