- L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera avrebbe violato i principi di trasparenza del Freedom of Information Regulation, negando più volte le informazioni richieste tramite gli accessi agli atti formulati dalla Sea Watch in merito a un caso di respingimento avvenuto nel Mediterraneo.
- «Con le nostre navi e i nostri aerei siamo stati testimoni di numerosi episodi di questo tipo», dice Alberto Mallardo di Sea Watch Italia.
- Leggeri ha sempre detto che non ha intenzione di lasciare la sua poltrona, forte del sostegno avuto per la sua nomina dai governi europei. Ma le indagini interne potrebbero cambiare le carte in tavola.
La Sea Watch, ong attiva nel soccorso in mare dei migranti, ha fatto causa a Frontex davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera avrebbe violato i principi di trasparenza del Freedom of Information Regulation, negando più volte le informazioni richieste tramite gli accessi agli atti formulati dalla Sea Watch in merito a un caso di respingimento avvenuto nel Mediterraneo.
Il caso
La Sea-Watch fa riferimento a un episodio di respingimento verso la Libia avvenuto il 30 luglio 2021. Quel giorno, una barca con a bordo venti migranti e a rischio naufragio è stata intercettata dalla guardia costiera libica in area Sar maltese e respinta nel paese nord africano. Secondo la ong, la nave Sea-Watch 3 era l’imbarcazione più vicina in grado di prestare soccorso.
Da La Valletta hanno rifiutato di intervenire, mentre Frontex non ha avvertito la Sea-Watch nonostante un suo drone abbia sorvolato l’area più volte. «Pertanto si presume che Frontex sia stata coinvolta nel respingimento in violazione del diritto internazionale», si legge in un comunicato della ong tedesca fondata nel 2014. «Dopo una richiesta ai sensi del Freedom of Information Act sulle attività di Frontex il 30 luglio 2021, l’agenzia di frontiera ha ripetutamente rifiutato di condividere le informazioni richieste», continua la nota.
La risposta dell’Agenzia europea alle richieste della Sea Watch si è limitata alla trasmissione del numero dei documenti disponibili ma non il loro contenuto. In totale sono 73 i documenti e i video, di cui 36 riguardano lo scambio di comunicazioni di quel giorno tra Frontex e le autorità di Libia, Italia e Malta.
I respingimenti
«Abbiamo deciso di portare l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera in tribunale, per chiedere trasparenza sul suo operato e per verificare il suo coinvolgimento nelle violazioni dei diritti umani», dice Alberto Mallardo di Sea Watch Italia.
Secondo un’inchiesta giornalistica pubblicata ieri su diverse testate internazionali, Frontex è stata coinvolta nei respingimenti di almeno 957 richiedenti asilo nel mar Egeo tra marzo 2020 e settembre 2021, anche grazie alla complicità delle autorità elleniche.
Ma i respingimenti si sono verificati anche nel Mediterraneo centrale. «Con le nostre navi e i nostri aerei siamo stati testimoni di numerosi episodi di questo tipo. Le persone in fuga dalla Libia vengono catturate dalla cosiddetta guardia costiera libica e riportate in un paese dove sono esposte a trattamenti e pene inumane e degradanti nei centri di detenzione», dice Mallardo.
Sulla terra ferma, invece, la rotta Balcanica è la più battuta per arrivare in Europa. Anche qui le associazioni e le ong denunciano violazioni dei diritti umani commesse a danno dei migranti per mano della polizia croata. Ha fatto scalpore, infatti, la notizia che vede tra i membri del board of management di Frontex anche Zoran Ničeno, il direttore della polizia di frontiera della Croazia. I suoi uomini sono stati protagonisti di violenze e respingimenti lungo il confine e lo scorso anno hanno bloccato anche gli europarlamentari italiani che si erano recati nei Balcani proprio per verificare le condizioni della rotta e il trattamento riservato ai migranti da parte della polizia di frontiera. Nonostante le autorità nazionali coinvolte e Frontex abbiano sempre negato un loro coinvolgimento nei respingimenti, il direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri, dovrà rispondere delle accuse di fronte ai funzionari europei.
Nel frattempo, l’Unione europea ha congelato parte del budget dell’Agenzia in attesa della conclusione delle indagini che sono state aperte. Un budget che negli anni è aumentato esponenzialmente. Frontex ha iniziato con a disposizione fondi per un valore di sei milioni di euro nel 2005, aumentati a 19 milioni di euro nel 2006 e arrivato a 118 milioni di euro nel 2011.
Le guerre civili scoppiate in Siria e Libia hanno intensificato i flussi migratori e di conseguenza anche il budget a disposizione di Frontex. Si arriva a 333 mln di euro nel 2019, 460 mln di euro nel 2020 e infine 543 mln nel 2021.
Le indagini
Nel gennaio del 2021 è stata pubblicata un’inchiesta interna all’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera che aveva lo scopo di indagare su tredici presunti casi di respingimenti in mare. Secondo il lavoro indipendente, il direttore Fabrice Leggeri avrebbe ritardato a inviare le informazioni necessarie agli investigatori.
Il mese scorso, il settimanale Der Spiegel ha invece pubblicato parte dei documenti interni secondo cui Frontex era a conoscenza dei respingimenti che accadevano in mare.
Sull’intera questione sta indagando anche l’Ufficio antifrode dell’Unione europea che presto procederà con le accuse formali contro i vertici dell’Agenzia di frontiera europea. Leggeri ha sempre detto che non ha intenzione di lasciare la sua poltrona, forte del sostegno avuto per la sua nomina dai governi europei. Ma le indagini interne potrebbero cambiare le carte in tavola. Diversi parlamentari europei dei gruppi socialisti e verdi hanno già chiesto le sue dimissioni.
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