Il presidente della Fifa assediato dalla giustizia svizzera. L’accusa riguarda alcuni incontri “segreti” con l’ex procuratore generale Michael Lauber, indagato a sua volta per la gestione del Fifagate
- In Svizzera il capo del calcio mondiale è sotto accusa, ma con lui è coinvolto anche l’ex procuratore generale della confederazione Michael Lauber. Ha rassegnato le sue dimissioni e il consiglio nazionale gli ha revocato l’immunità.
- I Football leaks rivelano gli intrecci fra Lauber, che stava indagando sulla Fifa, e Infantino: svelano incontri segreti, già quando quest’ultimo era segretario generale Uefa.
- A fine luglio contro i due viene aperto un procedimento penale, sotto la guida del procuratore speciale Stefan Keller. Secondo l’Equipe, Infantino avrebbe chiesto per iscritto quali siano “le basi giuridiche” su cui gli vengono mosse le accuse. Lo scontro è iniziato.
Gianni Infantino, presidente della Fifa, sfoggia il sorriso d'ordinanza che non inganna più nemmeno lui. E continua a tenere in giro per il mondo incontri con capi di stato e di governo o direttori di organizzazioni internazionali, con un piglio da segretario generale dell'Onu, pur di allontanarsi almeno un attimo dall'angosciante vicenda che lo mette all'angolo in Svizzera.
Una storia che, oltre a coinvolgere il capo del calcio mondiale, ha incrinato l'equilibrio e sporcato l'immagine del sistema giudiziario perché tocca una delle sue principali figure degli anni recenti: l'ormai ex procuratore generale della confederazione Michael Lauber, costretto a rassegnare le dimissioni a luglio e ufficialmente sotto procedimento giudiziario dallo scorso 24 agosto. Data in cui anche la Commissione degli Affari Giuridici del Consiglio Nazionale (la camera bassa del parlamento elvetico) ha votato per revocargli l'immunità dopo che altrettanto aveva fatto 13 giorni prima l'analoga commissione del Consiglio degli Stati.
I reati ipotizzati per Lauber sono abuso di autorità, violazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento. E i fatti da cui scaturiscono sono i tre incontri tenuti, fra il 2016 e il 2017, dallo stesso Lauber con Infantino, senza che ne venisse conservata traccia nell'agenda ufficiale del procuratore. Ciò che di per sé è già una violazione dei doveri d'ufficio. Ma quanto spiegato fin qui è una sintesi estrema. Perché questa è una storia estremamente complessa, oltreché imbarazzante per l'immagine internazionale della Svizzera.
Ascesa e (rovinosa) caduta
Soltanto 5 anni fa, maggio 2015, Lauber è all'apice della fama. In carica per il primo mandato da procuratore generale, e ben indirizzato verso la conferma da ottenere con voto parlamentare un anno dopo, egli coordina insieme alla procuratrice generale statunitense Loretta Lynch il blitz presso l'Hotel Baur au Lac di Zurigo del 27 maggio che decapita la Fifa di Joseph Blatter, a pochi giorni dal congresso che deve sancire l'ennesima rielezione del colonnello. Un'epoca del calcio mondiale finisce nel fango. Ma la macchina che lo schizza continua a colpire senza posa e di lì a pochi mesi, in autunno, farà un'altra vittima eccellente: Michel Platini, che con Blatter disarcionato sembra avere via libera verso la presidenza del calcio mondiale. Questo terremoto spiana la strada a un candidato fin lì improbabile: l'avvocato Gianni Infantino, responsabile dell'ufficio giuridico e successivamente segretario generale dell'Uefa.
Anche per il neo-presidente italo-svizzero è un momento magico, che però si dissolve ai primi di novembre del 2018, quando pubblicamente il suo nome viene per la prima volta associato a quello di Lauber. E a metterli insieme provvede l'ennesima ondata di rivelazioni avviata da Football Leaks, l'operazione di whistleblowing inaugurata nel 2015 da un giovane portoghese chiamato Rui Pinto e coordinata (a partire dal 2016) da un consorzio di media europei capitanato dal settimanale tedesco Der Spiegel. Le rivelazioni sul presidente Fifa sono pesanti.
Svelano negoziazioni segrete, tenute dallo stesso Infantino nel ruolo di segretario generale Uefa, con il Paris Saint Germain e il Manchester City. Oggetto: ammorbidire le sanzioni dovute alle violazioni delle regole sul Fair Play Finanziario commesse dai due club. Ma emergono anche notizie sugli incontri segreti fra Infantino e Lauber, con un terzo soggetto a fare da mediatore. Si tratta di Rinaldo Arnold, collega di Lauber in quanto primo procuratore dell'Alto Vallese, e amico d'infanzia di Infantino che come lui (e come Blatter) è vallesano.
Incontri segreti
Riguardo al legame fra i due amici, il web è pieno di spunti aneddotici. Per esempio, le foto dei due che giocano a pallone indossando fratini della Fifa (e in un'immagine l'amico magistrato tocca la pelata dell'amico presidente mentre questi è inginocchiato a allacciare una scarpa), o il selfie dello stesso Arnold con re Felipe VI di Spagna scattato durante l'ottavo di finale dei Mondiali 2018 fra Russia e Spagna. E potrete spiegarvi come mai il primo procuratore dell'Alto Vallese si trovi in area Vip durante una gara dei mondiali.
A ogni modo, dalle rivelazioni di Football Leaks viene fuori che “il suo amico Arnold” si spende affinché il presidente della Fifa incontri il procuratore generale che indaga sulla Fifa. E tutto quanto avviene in modo riservato. Perché questi incontri? Tre, anzi quattro – Si tratta di un interrogativo che non verrà pienamente chiarito. Nell'immediato Lauber sostiene si sia trattato di incontri informativi, nulla di illecito. Ma rimane inspiegato che essi siano stati tenuti fuori agenda. Dal canto suo, Infantino se ne starà in silenzio fino a che non verrà tirato per la collottola dentro la vicenda giudiziaria.
Bocciato e riconfermato
Fra l'altro, tornando a Lauber, egli si ritrova sbalzato nel fuoco giusto nei mesi che precedono la terza elezione alla carica. Per motivi di opportunità il voto parlamentare viene spostato da maggio a settembre del 2019. E prima che l'Assemblea Federale (il parlamento in seduta plenaria) si esprima giunge la bocciatura da parte della Commissione Giudiziaria che ne raccomanda la non rielezione. Il motivo, come si legge dal sito del parlamento elvetico, è il seguente: “(...) su Lauber pesava un procedimento disciplinare (tutt'ora in corso) per non avere verbalizzato alcuni incontri avuti con l'attuale presidente della FIFA, Gianni Infantino, come ha spiegato la relatrice commissionale Ursula Schneider Schüttel (PS/FR)”.
Nonostante un giudizio così severo, il 25 settembre 2019 l'Assemblea Federale vota la conferma di Lauber per il quadriennio 2020-23 con 129 voti favorevoli su 243, soltanto 7 in più della maggioranza necessaria. Il procuratore generale della confederazione è già pesantemente delegittimato, ma andrebbe tranquillamente avanti se in primavera non gli giungesse un'altra bordata.
La disfatta
Succede infatti che ai primi di marzo 2020 il menzionato procedimento disciplinare, condotto dall'Autorità di Vigilanza del Ministero Pubblico della Confederazione (AV-MPC) si concluda per lui in modo devastante. Gli ispettori mettono a fuoco non soltanto i tre incontri fra Lauber e Infantino, avvenuti nelle date 22 marzo 2016, 22 aprile 2016 e 16 giugno 2017. Emerge anche un incontro fra Arnold e Lauber datato 8 luglio 2015. Cioè un mese e mezzo dopo il blitz zurighese del Baur au Lac e circa due mesi prima che Platini venga trascinato nello scandalo.
Molto si specula sul motivo di tale incontro. I due protagonisti lo giustificano con un confronto su questioni giuridiche. A ogni modo, per Lauber è una disfatta. Il procedimento disciplinare si conclude con una sanzione che consiste nella riduzione del 8% di stipendio per la durata di un anno. Un passaggio del comunicato stampa emesso in data 4 marzo 2020 dall'AV-MPC è impietoso: “In merito all'incontro con il presidente della FIFA Gianni Infantino del 16 giugno 2017, il procuratore generale ha più volte detto il falso all'AV-MPC, al Parlamento e al pubblico. È provato che l'incontro ha avuto luogo”. Che ci crediate o no, Lauber prova a rimanere in carica nonostante la sua delegittimazione sia ormai totale. E ricorre persino al Tribunale Amministrativo Federale contro la riduzione di stipendio. Ma ormai è al capolinea. Il 20 maggio viene aperto nei suoi confronti un procedimento parlamentare di impeachment, revocato il 19 agosto solo perché egli infine decide di dimettersi.
Indagine interna
E nel frattempo si è dissolta anche la condizione di estraneità dietro cui si era riparato Infantino. Il 30 luglio 2020 un procedimento penale viene aperto dal procuratore speciale Stefan Keller nei confronti del presidente Fifa, del suo amico Arnold e di Lauber. Per tutta risposta la Fifa emette un comunicato in cui annuncia che il suo presidente non ha motivo di dimettersi.
E nemmeno un mese dopo (22 agosto 2020) la camera investigativa della Commissione Etica Fifa archivia l'indagine interna su Infantino perché non ci sono prove di cattive condotte. Fossero sempre questi i fori e i giudici.
Scontro aperto
Purtroppo, per il capo del calcio mondiale, herr Keller appartiene a un altro mondo. Quello della giustizia reale, in un paese che da questa vicenda ha già ricavato figuracce in serie e adesso vorrebbe tirarci su una riga. Lo scorso 23 settembre l'Assemblea Federale ha votato l'assegnazione dell'incarico da procuratore speciale a Keller quasi all'unanimità: 220 voti su 223. Carta bianchissima.
L'esito peggiore che il presidente Fifa potesse augurarsi. Tanto da far prefigurare lo scontro aperto col procuratore speciale come unica carta da giocare. Un'indiscrezione messa online dal quotidiano francese L'Equipe nel pomeriggio del 25 settembre riferisce che Infantino avrebbe richiesto per iscritto a Keller quali siano “le basi giuridiche” sui cui gli vengono mosse le accuse. Deve essere altissima, in questi giorni, la temperatura nel bunker della Fifa.
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