- Gli scienziati stanno capendo che se infettati dal coronavirus i minorenni per fortuna quasi sempre non mostrano alcun sintomo oppure si ammalano in forma lieve, e solo di rado muoiono, però, in un numero non trascurabile di casi, sviluppano una malattia grave che può provocare danni gravi.
- Oggi noi sappiamo che nei minorenni il Covid aumenta il rischio di diabete: lo dimostra uno studio degli scienziati dei Centers for Disease Control statunitensi, appena pubblicato.
- Quindi è sempre più chiaro che Il rischio del vaccino è molto inferiore a quello provocato dal Covid: per questo, vaccinate i vostri figli.
Per molto tempo voi genitori vi siete chiesti: dobbiamo vaccinare i nostri figli contro il Covid sì o no? E non sapevate cosa fare perché c’erano alcuni scienziati, medici ed esperti, che venivano intervistati da tutti, comparivano ovunque in tv, e ripetevano: “Se vengono infettati dal coronavirus, i giovani e i bambini non si ammalano in modo grave e non muoiono, quindi non c’è nessuna ragione per vaccinarli dato che i rischi della vaccinazione sono molto inferiori ai benefici”.
In Italia il messaggio che passava era questo. Eppure, i medici e gli scienziati che sostenevano questo erano solo una esigua minoranza, mentre la stragrande maggioranza di loro sosteneva una cosa diversa. Voi non potevate saperlo.
Però avreste dovuto chiedervi: ma se quegli esperti hanno ragione, come mai tutti gli stati del mondo, uno dopo l’altro, stanno cominciando a vaccinare i giovani e i bambini?
La ragione era una sola: i medici e gli scienziati, con l’accumularsi delle evidenze scientifiche, stavano capendo sempre meglio che se vengono infettati dal coronavirus i minorenni per fortuna quasi sempre non mostrano alcun sintomo oppure si ammalano in forma lieve e solo di rado muoiono, però, in un numero non trascurabile di casi, sviluppano una malattia grave che – quegli scienziati temevano – poteva provocare danni gravi e duraturi.
Stimare la gravità
Quanto gravi e quanto duraturi? Uno scienziato che conosca bene i meccanismi patogenetici di una malattia può ipotizzare quali danni possa provocare, e quanto gravi nel tempo. Ma per averne la certezza può fare solo una cosa: aspettare.
Il Covid-19 è comparso sulla faccia della terra nel dicembre del 2019, i primi minorenni si sono ammalati a quel tempo, da allora sono passati alcuni anni e così noi adesso cominciamo a capire quanto gravi e duraturi siano i suoi effetti. Perché ci sono giovani e bambini che, anche se si sono ammalati due anni fa, continuano ad avere sintomi anche oggi.
Oggi noi sappiamo con certezza che nei minorenni il Covid aumenta il rischio del diabete. Lo dimostra uno studio degli scienziati dei Centers for Disease Control statunitensi, appena pubblicato. Gli esperti dei Cdc hanno analizzato i dati dei database legati alle assicurazioni sanitarie americane Iqvia ed HealthVerity e hanno scoperto che nel periodo tra il 1° marzo 2020 e il 26 febbraio 2021, l’incidenza di nuove casi di diabete di tipo 1 e 2 è risultata più alta nei bambini e nei ragazzi che hanno contratto il virus, fino al 166 per cento in più nel database Iqvia, a partire da un mese dopo l’infezione.
Come è possibile? Molto probabilmente perché il virus provoca la morte delle cellule che secernono l’insulina contenute nel pancreas. Per capire come fa bisogna spiegare il meccanismo della malattia.
Come funziona la malattia
Quando sono aggrediti dal virus, in un numero non trascurabile di casi i giovani e i bambini sviluppano due forme gravi di Covid: il Long Covid e la Mis-C, ovvero Sindrome multisistemica infiammatoria del bambino. Cosa sono?
Il Sars-Cov-2 entra nel nostro organismo per via aerea attraverso il naso e la bocca, arriva nei polmoni e qui, tramite la sua proteina spike, si lega a speciali recettori chiamati Ace2 presenti sulla membrana delle cellule dei nostri alveoli polmonari, penetra dentro di esse, si replica generando nuove copie del virus che fuoriescono dalla cellula distruggendola, poi i nuovi virus figli invadono le cellule vicine, e così via.
Questo danno cellulare progressivo richiama nei polmoni un gran numero di cellule immunitarie – granulociti, macrofagi, ecc. – che cominciano a secernere sostanze chiamate citochine, le quali attirano in loco altre cellule immunitarie che distruggono tutto quel che trovano sul loro cammino – virus e cellule polmonari infette e sane – e poi rilasciano altre citochine le quali richiamano altre cellule ancora, e così via.
Questa enorme massa di cellule immunitarie scatena una superinfiammazione polmonare che distrugge tutto, virus e tessuto polmonare. Nella maggior parte dei casi, passata una settimana o due, questa superinfiammazione regredisce perché cominciano ad arrivare nei polmoni le cellule immunitarie specializzate: i linfociti B che producono anticorpi contro il virus, e i linfociti T che uccidono solo il virus e le cellule polmonari dai essi infettate, e non tutte le cellule in maniera indiscriminata. E noi cominciamo a guarire.
Nei giovani in genere la risposta immunitaria mediata dai linfociti B e T funziona alla perfezione, perciò nella maggior parte dei casi essi guariscono senza danni, né ai polmoni né agli altri organi.
Purtroppo però, in alcuni casi, il virus riesce a penetrare dentro i vasi sanguigni del polmone, e qui può fare due cose: può legarsi ai recettori Ace2 presenti anche nelle cellule dell’endotelio – il sottile tessuto che costituisce le pareti dei vasi – invadendole e lesionandole; oppure, trasportato dal sangue, può anche diffondersi in tutti gli organi del corpo – cuore, fegato, cervello, e così via – provocando in essi un’infiammazione più o meno grave, simile a quella che induce nel polmone.
È proprio questa superinfiammazione mediata dal nostro sistema immunitario che distrugge sia le cellule infettate dal virus sia quelle sane, e quindi, in determinati organi, come nel polmone, può provocare “cicatrici” talvolta permanenti.
Sintomi prolungati
Un giovane infettato dal Covid può andare incontro a vari destini. Nella maggior parte dei casi, guarisce senza che il Covid gli lasci cicatrici e lesioni permanenti né nel polmone né negli altri organi.
In un certo numero di casi, il virus, penetrato nel circolo sanguigno, può generare un’infiammazione subdola, non grave ma persistente, estesa a uno o più organi, che dà sintomi anche prolungati nel tempo: questo è il cosiddetto Long Covid.
Su 100 giovani infettati dal coronavirus, 20 sviluppano il Long Covid, che può dare sintomi diversi a seconda degli organi coinvolti: difficoltà di respiro o debolezza se vengono colpiti i polmoni; cefalee e nebbia mentale se viene colpito il cervello; diarrea e coliti se viene colpito l’intestino, diabete se viene colpito il pancreas così via; e questi sintomi possono durare mesi o anche più a lungo. Quanto a lungo? Mesi o forse anni.
In un numero per fortuna più limitato di casi, i virus invadono in gran numero il circolo sanguigno e si diffondono a quasi tutti gli organi del corpo provocando una grave infiammazione estesa che parte dai vasi, mediata dal nostro sistema immune: quando ciò accade nei più piccoli, essi sviluppano la Sindrome infiammatoria multisistemica del bambino.
La Mis-C può colpire i polmoni, il cuore, il cervello, i reni, il fegato, il pancreas, provocando in quei poveri bambini febbri altissime, seri sintomi cerebrali, polmoniti, miocarditi, pancreatiti, nefriti gravi che possono portare anche alla morte.
Negli Stati Uniti, il paese che con maggiore cura aggiorna le statistiche, ci sono stati finora più di 6.500 casi di Mis-C, con 55 morti. Quanto a lungo dureranno questi sintomi?
Purtroppo, un sempre maggiore il numero di studi portano a sospettare che la Mis-C provochi nei vari organi lesioni dei vasi e dei tessuti che potrebbero durare per tutta la vita.
Ad esempio, si è visto che spesso nei bambini questa sindrome può provocare miocarditi che lasciano cicatrici forse permanenti al cuore, polmoniti che lasciano una fibrosi che danneggia forse per sempre le loro capacità respiratorie, pancreatiti che lesionano l’organo provocando il diabete.
Nei soggetti che hanno avuto il Covid in qualche caso certi sintomi compaiono giorni o settimane dopo che sono guariti dalla malattia, e quindi è difficile ricostruire il nesso causale con l’infezione da virus.
Ora noi sappiamo che un minorenne che ha avuto il Covid rischia di sviluppare il diabete tre volte di più rispetto a un giovane che non l’ha avuto. Ovviamente è il coronavirus la causa del diabete. Il rischio del vaccino è molto inferiore a quello provocato dal Covid: per questo, vaccinate i vostri figli.
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