- Mentre il governo si affanna per cercare di aumentare la produzione di metano italiano da vendere a prezzo agevolato e cercare di superare il caro energia, Eni, che il metano lo vende e lo produce, ha toccato nel 2021 utili record.
- Eni ha detto Descalzi, ha «la possibilità di aumentare ulteriormente la produzione in Italia». Dalle prime analisi sui vincoli definiti nel Pitesai, nessun permesso di ricerca Eni potrebbe essere riattivato ma secondo Cingolani, senza dover cercare nuovi giacimenti, sin da subito sarà possibile avere più metano da quelli operativi e Eni è il primo in assoluto.
- Il governo ha detto che si muoverà anche per fare sì che in futuro le aziende dell’energia rinunciao a parte dei profitti. Ma questa misura è stata rimandata. «A tassare i produttori di energia rinnovabile non ci hanno pensato due volte – dice Angelo Bonelli» Fondatore dei Verdi.
Mentre il governo si affanna per cercare di aumentare la produzione di metano italiano da vendere a prezzo agevolato e cercare di superare il caro energia, Eni, che il metano lo vende e lo produce, ha toccato nel 2021 utili record e si prepara a farsi avanti per la nuova possibilità offerta dal piano per le estrazioni promosso dal ministero della Transizione ecologica.
L’utile netto di Eni del 2021 è stato di 4,7 miliardi di euro, il più alto dal 2012, mentre nel 2020 – a seguito della pandemia – aveva avuto perdite per 8 miliardi. Sempre ieri l’esecutivo ha varato il nuovo decreto Bollette in vista dell’aggiornamento dei prezzi di luce e gas del trimestre che partirà da aprile.
Il decreto ripropone gli stessi palliativi usati dallo scorso luglio: ancora fondi per sterilizzare gli oneri di sistema della bolletta elettrica di famiglie e imprese – 3 miliardi – la riduzione dell’Iva sul gas, agevolazioni per le imprese energivore e le piccole e medie imprese, più bonus di varia natura. Un insieme di interventi che tocca i 5,5 miliardi. D’altronde, il ministro della Transizione ecologica Cingolani, ribattezzato dagli ambientalisti CingolEni, continua a ripetere che ci vuole più metano sin dal suo insediamento.
Dal Pitesai al decreto
La settimana scorsa è stato varato il Piano per la transizione ecologica delle aree idonee, ovvero dove gli operatori potranno ricominciare a cercare gas. L’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, che la settimana scorsa è stato ricevuto a palazzo Chigi, si è già detto disponibile ad aumentare l’apporto del Cane a sei zampe in Italia: «Siamo aperti alla discussione e nel caso ci sia la possibilità di sviluppare alcune risorse, siamo pronti». Eni ha «la possibilità di aumentare ulteriormente la produzione in Italia» anche se, a quanto riferito da Eni, dalle prime analisi sui vincoli definiti nel Pitesai, nessun permesso di ricerca Eni potrebbe essere riattivato.
Secondo Cingolani, senza dover cercare nuovi giacimenti, sin da subito sarà possibile avere più metano. Nel decreto si legge che il Gse (Gestore dei servizi energetici) avrà l’incarico di gestire gli accordi per le forniture decennali a prezzi agevolati per le imprese. Per le aziende della filiera estrattiva che aderiranno viene garantita una semplificazione per l’avvio dei lavori necessari all’incremento o alla rimessa in produttività dei siti che producono gas.
La testata specializzata Staffetta Quotidiana ha puntualizzato che secondo i dati del ministero della Transizione ecologica, nel 2021 in Italia si sono estratti dai giacimenti nazionali a terra e in mare 3,34 miliardi di metri cubi di gas, pari al 4,4 per cento dei consumi totali. Dei 3,2 mld mc estratti tra gennaio e novembre, 2,59 mld mc o l’81 per cento arrivano da giacimenti operati da Eni.
Il governo vuole far produrre più metano in Italia perché ci resti, ma fino a oggi, di fronte all’aumento dei prezzi determinato dalla Russia, il business ha avuto la meglio: l’anno scorso sono stati esportati 249 milioni di metri cubi di gas italiano, un incremento del 577,2 per cento rispetto al 2020, Eni dice che tutto il metano nazionale prodotto dal Cane a sei zampe viene immesso nel mercato italiano. Comunque, verrà fornito a prezzi più bassi solo quello che verrà estratto in più. Per far andare in porto questa operazione, l’esecutivo ha parlato di «rafforzamento della sicurezza di approvvigionamento di gas naturale a prezzi equi».
Fermo restando che la sicurezza non può essere garantita dal raddoppio della produzione italiana che l’anno scorso è pesata solo per il 4,4 per cento dei consumi (attualmente l’Italia dipende per il 42 per cento dalla Russia) sul fronte dei prezzi siamo ben lontani dal bilanciamento, anche perché il metano agevolato servirà solo alle imprese.
Il governo ha detto che si muoverà anche per fare sì che in futuro le aziende dell’energia diano il loro contributo, rinunciando a parte dei profitti. Ma questa misura è stata rimandata. «A tassare i produttori di energia rinnovabile non ci hanno pensato due volte – dice Angelo Bonelli Fondatore dei Verdi – per tassare gli enormi guadagni delle società che vengono e distribuiscono gas ci devono pensare».
© Riproduzione riservata