- Il sindaco di Pisa Michele Conti e il governatore della Toscana Eugenio Giani hanno incontrato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini per chiedergli un tavolo tecnico che individui una o più collocazioni alternative per la nuova caserma dei carabinieri del Tuscania, fuori dall’area naturalistica.
- Fino a ieri la soluzione della base “diffusa” era quanto di meglio erano riusciti a ideare gli enti locali come alternativa per tentare di sopire le contestazioni.
- Peccato che la maggior parte delle zone individuate per spacchettare la nuova base per i carabinieri paracadutisti del Tuscania, le unità cinofile e il Gis, gravitino sempre all’interno dei confini del parco.
Non una sola grande base militare ma tante, di medie dimensioni, quindi una base “diffusa” come certi alberghi che si insinuano in tutti i vicoli di un paese. Fino a ieri era sembrata l’unica soluzione alternativa alla base da 73 ettari che l’Arma dei carabinieri e il governo progettavano di costruire a Coltano dentro uno dei parchi naturalistici più pregiati della Toscana, tra Pisa e Livorno: il parco regionale di San Rossore Migliarino Massaciuccoli, con una biodiversità tutelata dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Fino a ieri la soluzione della base “diffusa” era quanto di meglio erano riusciti a ideare gli enti locali – regione e comune – come alternativa per tentare di sopire le contestazioni che continuano ad allargarsi a Pisa a difesa del parco, dai circoli Arci alle Acli, dai contadini agli intellettuali della Scuola normale superiore, contro una ulteriore militarizzazione del territorio. Nel parco infatti già ricadono enormi strutture militari, da Camp Darby – la più grande base logistica americana dell’Europa meridionale recentemente quasi raddoppiata fino a 809 ettari, ora stracolma di container di armi destinate all’Ucraina – al vicino aeroporto militare con la 46° aerobrigata. Peccato che la maggior parte delle zone individuate per spacchettare la nuova base per i carabinieri paracadutisti del Tuscania, le unità cinofile e il Gis, gravitino sempre all’interno dei confini del parco.
L’incontro a Roma
Ieri mattina il sindaco di Pisa Michele Conti e il presidente della giunta toscana Eugenio Giani sono andati a Roma a incontrare il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Seguiti a distanza da una delegazione del movimento No base, che ha inscenato un flash mob a pochi metri dal ministero.
Nel pomeriggio, il colpo di scena: nel comunicato congiunto di comune e regione si chiede al governo di istituire, tramite un decreto ministeriale, un tavolo congiunto per valutare tutte le possibili alternative a Coltano, tutte da pensare però «al di fuori del parco».
Per Ciccio Auletta, consigliere comunale della lista Pisa bene comune e animatore del comitato No base, «non è altro che un modo per prendere tempo» mentre il progetto resta lì, in tutta la sua interezza e faraonicità, senza spacchettamenti possibili.
A Pisa tra un anno ci sono le elezioni. E nel centrosinistra, che deve tentare di riconquistare il Comune ora guidato dal sindaco leghista Conti, cresce l’imbarazzo e il malessere per una campagna elettorale che rischia di concentrarsi unicamente sulla questione della nuova base dei carabinieri.
Già nel luglio del 2020, in pieno lockdown, era arrivato un primo progetto italiano di edificazione militare a ridosso di Camp Darby e dentro il parco. All’epoca ne parlò quasi esclusivamente il sito specializzato Analisi difesa. Si trattava di costruire la caserma intitolata a Dario Vitali per trasferirvi i paracadutisti della Folgore e quelli del Col Moschin finora ospitati a Livorno e potenzialmente anche il reggimento delle forze speciali della Folgore sempre di stanza a Livorno. Mancavano però i fondi.
Un’opera del Pnrr
Ora invece i finanziamenti ci sono. Il sottosegretario leghista Rossano Sasso ha confermato rispondendo a una interrogazione alla Camera che per realizzare la base di Coltano il governo prevede di attingere ai fondi strutturali europei di coesione e sviluppo per un importo di 190 milioni di euro.
Il dpcm ne inserisce la gestione all’interno delle procedure agevolate del Pnrr. Aggiungendo che la base di Coltano è anche considerata «opera destinata alla difesa nazionale» e pertanto doppiamente blindata, con ulteriori misure di accelerazione tra cui la nomina di un commissario ad acta.
Le planimetrie dell’Arma per le villette a schiera con piscina, i poligoni di tiro, le palestre, l’eliporto risalgono al 2021. Ma sono rimaste in un cassetto dell’ente parco senza una risposta dovuta al Comipar, il comitato regionale misto per le servitù militari che non si è mai riunito durante la pandemia.
Finché il progetto non è venuto alla luce con il dpcm pubblicato sulla gazzetta ufficiale. Il governatore Giani sostiene di non averlo mai visto prima e anche il sindaco Conti sostiene di averlo avuto direttamente dalle mani dei marescialli nell’incontro informale a Firenze lo scorso 4 maggio.
Il sindaco ha pertanto potuto rivendicare ieri la linea della fermezza – sì alla nuova base ma non nel parco – dopo aver mantenuto un atteggiamento prudente, al contrario della eurodeputata leghista Susanna Ceccardi ex sindaca di Casciana, in provincia di Pisa, e vicinissima a Matteo Salvini, super favorevole alla cementificazione militare delle aree sottoposte a vincoli ambientali.
L’imbarazzo regna sovrano anche in casa Pd, a cominciare dal segretario nazionale Enrico Letta, pisano, che non ha affatto gradito l’attacco al parco regionale a firma del ministro Pd, Guerini. San Rossore è stato istituito nel 1979 al termine di una ventennale battaglia, condotta in prima fila dall’urbanista Antonio Cederna e dagli intellettuali del Pci per sottrarre l’ex riserva dei Savoia e dei duchi Salviati alla speculazione edilizia.
Il segretario pisano del Pd, Andrea Ferrante, su questa scia, ritiene il progetto di Coltano sia «da ridimensionare e da collocare in ogni caso al di fuori del parco, garantendo anche delle compensazioni».
Diversa è la posizione del presidente del parco Lorenzo Bani, in quota Pd. Inizialmente contrarissimo alla base a Coltano, ultimamente si è dichiarato a favore dell’utilizzo di due altre aree militari dismesse ma sempre ricadenti nel parco, cioè allo spacchettamento. Per Bani «i 190 milioni di euro comunque non basteranno, ne serviranno molti di più». Tutto, è bene sottolinearlo, per appena 600 carabinieri.
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