- Due delle undici società deferite (Chievo e Novara) sono già fuori dai ranghi federali dalla scorsa estate. Altre due (Parma e Pisa) rischiano di più perché grazie alle plusvalenze sospette sarebbero riuscite a iscriversi ai campionati.
- La procura della Figc guidata da Giuseppe Chiné ha puntato l’attenzione su 17 operazioni sospette. Per suffragare la propria argomentazione ha confrontato i valori di scambio con quelli presenti sul sito Transfermarkt o risultati da un parametro elaborato dalla stessa procura.
- Sul tema delle plusvalenze incrociate la procura è a un bivio: se non sarà possibile, attraverso il processo sportivo, fissare dei parametri oggettivi per valutare i calciatori, dall’indomani sarà bomba liberi tutti.
I deferimenti erano annunciati, l’esito rimane incerto. Da venerdì sera l’indagine della procura federale della Federazione italiana gioco calcio (Figc) ha fatto segnare una svolta con l’annuncio dei deferimenti per undici società (Chievo, Empoli, Genoa, Juventus, Napoli, Novara, Parma, Pescara, Pisa, Pro Vercelli e Sampdoria) e 61 dirigenti.
Tutti quanti dovranno affrontare il processo sportivo che inizierà nelle prossime settimane. Ma intanto dalle 195 pagine del documento inviato dalla procura capitanata da Giuseppe Chiné emerge il metodo scelto per suffragare l’impianto accusatorio, che mette al centro diciassette operazioni di calciomercato.
Secondo la pubblica accusa calcistica i valori di molti fra questi calciatori sarebbero stati gonfiati, con effetti benefici per le società di calcio che altrimenti avrebbero incontrato seri problemi per iscriversi ai campionati federali.
E rimarcando che due delle undici società deferite (Chievo e Novara) sono già state escluse dai tornei Figc causa inadempienze amministrative, l’accusa dovrà veder confermata nel corso del procedimento sportivo l’ipotesi che le altre nove abbiano ricavato un illecito vantaggio dalla sopravvalutazione dei diritti economici attribuiti ai calciatori, nel quadro di scambi che avvenivano regolarmente in modalità incrociata.
Cioè, uno scambio di due o più calciatori cui veniva attribuito valore nominale pari o di poca differenza, ma comunque su cifre che dalla procura federale (e non soltanto dalla procura federale) sono considerate eccessive e con flusso scarso o nullo di denaro reale nelle casse delle società.
Comma 1 o 2?
Rispetto a questo stato delle cose emerge dai documenti della procura un’indicazione piuttosto netta: ci sono due società che rischiano più di altre. Si tratta di Parma e Pisa, entrambe protagoniste dell’attuale campionato di Serie B.
Secondo l’accusa, la posizione di queste due società sarebbe più grave delle altre perché, nel loro caso, dalle correzioni dei conti rese possibili dalle plusvalenze sarebbero state ricavate le condizioni per iscriversi ai tornei federali.
Per questo la società emiliana e quella toscana andranno davanti al Tribunale federale nazionale (Tfn) dovendosi difendere dall’ipotesi contenuta nel comma 2 dell’articolo 31 (intitolato “Violazioni in materia gestionale ed economica”) del codice di giustizia sportiva, mentre tutte le altre si vedono sollevare ipotesi accusatorie che ricadono sotto il comma 1 dello stesso articolo.
La differenza è di non poco conto. Il comma 1 parla di generiche inadempienze amministrative e prevede sanzioni esclusivamente pecuniarie.
Invece il comma 2 è molto più specifico oltreché duro nelle sanzioni, perché fa riferimento chiaro alla «iscrizione a una competizione cui (la società) non avrebbe potuto essere ammessa» e prevede sanzioni che vanno dalla penalizzazione di punti in classifica fino all’esclusione dai campionati federali.
Un’eventuale penalizzazione in punti sarebbe particolarmente beffarda per il Pisa, che si sta giocando la promozione diretta in Serie A (senza passare dai playoff ) e peraltro si trova coinvolto nell’inchiesta per una sola operazione: uno scambio di portieri con la Juventus che nell’estate 2020 ha portato Lorenzo Loria in nerazzurro e Stefano Gori in bianconero.
Metodi di calcolo
Comunque vada sarà un procedimento sportivo che segnerà un precedente. Con l’impressione che, sul tema dei possibili illeciti contabili legati al calciomercato, la giustizia sportiva si trovi davanti a un bivio: riuscire a affermare il principio che si possa fissare un’idea di valore oggettivo in materia di diritti economici dei calciatori, o abbandonare definitivamente questo campo con l’effetto che da qui in poi si possa attribuire qualsiasi valore a qualsiasi calciatore. Sarebbe un bomba liberi tutti.
Va ricordato che l’unico precedente di società che sia stata punita con una penalizzazione in classifica causa plusvalenze incrociate a prezzi esagerati è stata il Chievo.
Ma in quel caso esistevano delle intercettazioni telefoniche derivate da altro procedimento giudiziario, da cui si arguiva che vi fosse del dolo nel sovrastimare la valutazione data ai calciatori fatti oggetto di un vortice di scambi col Cesena (che dal canto suo non venne penalizzato perché cancellato dai ranghi federali causa inadempienze amministrative).
Per suffragare le proprie accuse la procura federale ha misurato lo scarto fra le valutazioni date ai calciatori nelle diciassette operazioni passate al setaccio e quelli calcolati sia attraverso un metodo affinato dalla procura stessa che dal sito specializzato Transfermarkt.
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