Nel suo intervento alla commissione Antimafia il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, difende il reato di concorso esterno in associazione mafiosa: «È utile e corretto per colpire disvalori». Una risposta al ministro della Giustizia Nordio, che aveva parlato di «fattispecie evanescente»
Da una parte il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, dall’altra il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Nodo del contendere il concorso esterno in associazione mafiosa. Durante la sua audizione davanti alla commissione parlamentare Antimafia, De Lucia ha usato parole chiare sulla fattispecie di reato messa in dubbio da Nordio.
«È assai difficile immaginare di non ricorrere più a uno strumento che esiste dal 1930 è che si è rivelato utile e corretto per colpire disvalori», ha detto De Lucia rispondendo alla presidente della commissione, Chiara Colosimo, esponente di Fratelli d’Italia (come il ministro Nordio).
«È possibile rivisitare l’area applicativa, ma solo per individuare forme più tipizzate. Quanto ad altre forme di riesame e all’abolizione tout court dell’istituto, mi pare difficile», ha aggiunto il procuratore capo di Palermo.
Le critiche di Nordio
Nei giorni scorsi Nordio, con un’intervista a Libero e in un dibattito organizzato a Roma da Fratelli d’Italia, aveva sollevato dubbi sull’attuale formulazione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa: «Il concorso esterno non esiste come reato, è una creazione giurisprudenziale. La Cassazione ha inventato questa formula abbastanza evanescente».
Secondo il Guardasigilli «il concetto è contraddittorio: se sei concorrente non sei esterno e se sei esterno non sei concorrente». La fattispecie, ad oggi, «non esiste né come tassatività né come specificità e quindi il reato va completamente rimodulato».
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