Save The Children ha pubblicato il suo ultimo report “Piccoli schiavi invisibili”. Solo nel 2020 sono 109mila le vittime accertate nel mondo. In Europa, un quarto dei 14mila casi identificati riguardano vittime minorenni, intrappolate in gran parte nello sfruttamento della prostituzione
Èstato diffuso oggi in vista del 30 luglio, Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, l’ultimo report di Save the children dal titolo “Piccoli Schiavi Invisibili”. I numeri sono impressionanti. Secondo i calcoli dell’associazione, i profitti per i trafficanti solo nell’Unione europea raggiungono 29 miliardi di euro l’anno. In Europa nel 2021 sono 14mila le vittime accertate di traffico, di questi circa un quarto sono minori. Nel mondo le vittime accertate, sicuramente un numero inferiore a quelle totali, sono 109mila.
I dati per l’Italia
In Italia i casi emersi e assistiti nel 2021 dal sistema anti tratta erano 1.911, con 706 nuove prese in carico nel corso dell’anno, in gran parte di sesso femminile, il 75,6 per cento, mentre i minori rappresentavano il 3,3 per cento del totale, con 61 casi.
Tra i paesi di origine delle vittime prevale la Nigeria con il 65,6 per cento, seguita da Pakistan con il 4,5 per cento, Marocco 2,6 per cento, e, tra gli altri, da Gambia con il 2,5 per cento e Costa d’Avorio 2,3 per cento che, sebbene ancora in numeri percentualmente ridotti, si segnala per un trend in crescita negli ultimi anni. È, infatti, di origine ivoriana il 4,6 per cento delle 130 donne e ragazze con figli minori, 161, che risultano assistite dal sistema anti tratta italiano all’8 giugno 2022. Si tratta di giovani donne due volte vittime dello sfruttamento, per gli abusi e spesso i ricatti estremi che fanno leva sulla loro condizione di madri particolarmente vulnerabili. La fascia di età prevalente con il 45,4 per cento ha tra i 18 e i 25 anni, ma c’è anche chi ne ha meno di 17.
In Italia, tra i casi assistiti dal sistema anti tratta, la forma di sfruttamento prevalente è quella sessuale 48,9 per cento, seguita da quella lavorativa 18,8 per cento.
L’Italia inoltre non è nella fascia più alta dei paesi che hanno le misure più adeguate per contrastare il fenomeno del traffico di esseri umani. Secondo l’analisi condotta dal dipartimento di Stato americano, tra i 185 paesi monitorati sull’applicazione del Protocollo di Palermo (2000) per la prevenzione, soppressione e punizione del traffico di esseri umani, infatti, solo 28 avrebbero messo in campo sforzi significativi ed efficaci, come nel caso di Stati Uniti, Australia, Canada, Gran Bretagna, Svezia o Namibia, e tra gli europei Belgio, Spagna, Austria e Francia, mentre l’Italia è relegata un gradino sotto, in compagnia di Albania, Bangladesh, Costa d’Avorio, Nigeria, Malta, Cipro e Marocco, tra gli altri.
Nuovi metodi per i trafficanti
Nel 2021 l’Europol ha ricevuto 28.758 segnalazioni di tratta o traffico di esseri umani, con 6.139 nuovi casi. Le organizzazioni criminali attive nel traffico di esseri umani si sono adattate alle restrizioni della mobilità transnazionale imposte dal contenimento della pandemia, utilizzando sempre di più lo sfruttamento sessuale indoor e i canali alternativi, come gli ambienti digitali, creando un vero e proprio sistema di e-trafficking.
Chat online, social media, agenzie di collocamento online, siti web di assistenza all’immigrazione contraffatti per reclutare potenziali vittime, forum sul dark web, pagamento dei servizi legati allo sfruttamento tramite criptovalute, vengono utilizzati per mettere in atto lo sfruttamento, che può riguardare, oltre alla sfera sessuale e lavorativa, altre forme di sfruttamento. In Italia, per esempio, sono stati registrati, nel 2021, 5.316 casi di pedopornografia trattati dalla polizia postale, con un aumento del 47 per cento rispetto al 2020, che aveva registrato 3.243 casi, e 531 minori vittime di adescamento online, con una concentrazione di casi nella fascia 10-13 anni, in questa fascia ci sono stati 306 casi.
Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children ha dichiarato a proposito come «Il fenomeno della “tratta digitale” si è affermato particolarmente nel periodo dell’emergenza Covid. Se i criminali hanno saputo cogliere molto rapidamente le opportunità del digitale, le autorità di competenza e la rete di protezione devono oggi fronteggiare diverse sfide nel cercare di contrastare il fenomeno. Dobbiamo rafforzare gli strumenti di monitoraggio e conoscenza dell’e-trafficking e dello sfruttamento indoor, coinvolgendo istituzioni nazionali, sovranazionali e internazionali e organizzazioni indipendenti attive nella protezione dei minori».
Problemi nel contrastare il traffico
Infatti, come sottolinea il rapporto diffuso oggi, durante la pandemia le organizzazioni anti tratta attive nel mondo hanno avuto molte più difficoltà nel garantire un lavoro costante di emersione, identificazione e osservazione delle vittime. A corroborare la tesi c’è anche il numero di casi segnalati nel database globale Counter Trafficking Data Collaborative che era di 27.840 nel 2019, ma è crollato a 4.120 nel 2020 e 2.060 nel 2021, mentre salta anche all’occhio un preoccupante raddoppio della percentuale di vittime minorenni, passate dal 3,3 per cento del 2020 al 6,8 per cento del 2021 (di cui il 3,8 per cento sotto gli 8 anni).
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