A due giorni dal rogo che ha bruciato gli autodemolitori di via Togliatti nel quadrante est di Roma, il parco archeologico di Centocelle, definito un polmone verde nonostante l’esistenza di discariche illecite di rifiuti, è deserto. Un runner e un anziano passeggiano lungo il viale che divide la terra bruciata da quella che si è salvata dal rogo, poco curanti delle tossine che circolano ancora nell’aria.

Alle loro spalle, la piccola pista di atterraggio da dove per la prima volta uno dei fratelli Wright, Wilbur, fece volare nel 1909 il Flyer, uno dei più importanti se non primo aereo a motore che abbia mai volato. Dietro la pista sorge quello che gli abitanti chiamano il Pentagono, l’enorme edificio color mattone del ministero della Difesa, visibile anche a centinaia di metri di distanza.

Era visibile, ma a decine di chilometri di distanza, anche la nube tossica del rogo di sabato scorso. «Mai vista una cosa del genere», dicono gli abitanti del quartiere, alcuni dei quali erano stati evacuati temporaneamente. La zona è completamente carbonizzata e qualche fumarola è ancora presente, nella serata di domenica i vigili del Fuoco sono dovuti intervenire nuovamente per spegnere altri focolai all’interno degli autodemolitori.

Il disastro ambientale e alla salute dei cittadini che vivono nell’area poteva essere prevedibile. Non è la prima volta che dei roghi partono da qui. Più volte l’aria del quartiere di Torre Spaccata si è riempita delle tossine, rilasciate dai copertoni delle auto demolite dati alle fiamme, come quelle registrate dall’Arpa dopo il maxi incendio del 9 luglio.

Gli esiti delle rilevazioni hanno registrato un valore per le diossine pari al 10,6 pg/m3, superiore al valore di riferimento individuato dall’Organizzazione mondiale della sanità per l’ambiente urbano (0,3). Per quanto riguarda il benzopirene è stato registrato un valore di 2,6 ng/m3, superiore anche esso alla media annua pari a 1 ng/m3.

Le indagini

Sul posto, nella mattinata di lunedì 11 luglio, erano presenti i vertici dell’Arma dei carabinieri insieme a una trentina di agenti e all’assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti Sabrina Alfonsi. Venerdì ci sarà un incontro tra il comune di Roma e gli autodemolitori, mentre la procura di Roma ha iniziato formalmente le indagini con le informative ottenute sul campo. «Certo c’è la mano dell’uomo, poi si vedrà se sono episodi colposi o dolosi», aveva detto nei giorni scorsi il sindaco di Roma del Partito democratico Roberto Gualtieri in un’intervista al Tg1. Il primo cittadino della capitale sta attraversando una situazione difficile: il rogo di sabato è uno dei maxi incendi che ha colpito la capitale nell’ultimo mese, tra gli altri si ricorda quello che ha messo fuori uso l’impianto di raccolta rifiuti di Malagrotta.

«Se il movente è di stampo mafioso non possiamo dirlo. Il tema è che in quasi tutti gli incendi c’è di mezzo la filiera dei rifiuti», ha detto invece l’assessora Sabrina Alfonsi. «Per certo sappiamo che questo incendio è iniziato dalla parte della Casilina dove c’era l’ex distributore di carburante ed ha seguito appunto la strada dei rifiuti. Un luogo dove costantemente si creavano discariche a cielo aperto che andavano bonificate dove più volte sono venuta e c’erano persone che davano fuoco ai rifiuti, che separavano quelli da vendere illegalmente», ha detto facendo riferimento all’area dove sorgeva il vecchio Casilino 900 il campo rom con oltre 600 abitanti demolito e distrutto nel 2010, che si affaccia all’incrocio tra via Palmiro Togliatti e via Casilina e dista pochi metri dagli autodemolitori.

Le proteste

Nella mattinata di lunedì gli autodemolitori hanno bloccato il traffico su viale Palmiro Togliatti trascinando i rottami delle vetture carbonizzate nell’incendio per protestare contro l’ipotesi di un loro trasferimento. «Siamo stati abbandonati dalle istituzioni» dicono tra una minaccia e l’altra dirette ai giornalisti che provano a fare qualche domanda e a riprendere le immagini del disastro. 

Impossibile pensare a una ripresa rapida delle loro attività, da anni tema di discussione dopo che il comune di Roma più volte ha cercato di trasferirli. «Gli abbiamo dato un appuntamento per venerdì in Campidoglio. Proprio questa mattina ci siamo sentiti con l’assessore Valeriani per istituire un tavolo istituzionale di lavoro e cercare di accelerare immediatamente la delocalizzazione di queste attività così come doveva essere fatto da 20 anni», ha detto l’assessora ai Rifiuti Sabrina Alfonsi.

L’abusivismo

Qui ci sono circa 40 autodemolitori, venti dei quali hanno regolare licenza rilasciata dal Comune di Roma e dalla Regione Lazio mentre altri 20 sono abusivi, come ha spiegato nel maggio del 2021 all’Agenzia Dire Elena Donato, presidente Associazione romana demolitori e rottamatori.

Gli abusivi, e non solo, dovevano essere rimossi e spostati vent’anni fa come conferma oggi l’assessora Alfonsi. L’incendio di sabato dimostra che la situazione non è più prorogabile. I cittadini e gli autodemolitori sono in attesa di capire cosa ha intenzione di fare il sindaco Gualtieri, nel mentre, le sirene della protezione civile, dei vigili del fuoco e della polizia continuano a suonare per tutto il quartiere a oltre due giorni dal rogo.

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