Parte dell’inchiesta sulla gestione della pandemia portata avanti dalla procura di Bergamo potrebbe finire al tribunale dei ministri. La procura generale di Brescia ha accolto l’istanza della difesa di Agostino Miozzo, ex capo del Comitato tecnico scientifico. Secondo gli avvocati la posizione di Miozzo è equiparabile a quella dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza. Tutti e tre sono accusati di omicidio colposo ed epidemia colposa.

La questione è molto tecnica e secondo è il procuratore generale Guido Rispoli, chi avrebbe concorso a compiere un reato ministeriale deve avere lo stesso trattamento di chi svolgeva un ruolo di governo. Nella sua decisione, il procuratore ha citato un precedente del tribunale dei ministri di Bologna. Nel documento si legge che il tribunale di Bologna ribadisce la propria competenza «per il soggetto non ministeriale che sia accusato di cooperazione colposa nello stesso reato ascritto ad altro soggetto che svolgeva funzioni ministeriali». A conclusione del suo ragionamento, Rispoli non solo ha chiesto che il processo passi al tribunale dei ministri di Brescia verso il quale ha disposto il trasferimento degli atti, ma ha anche: «Valuterà poi la procura di Bergamo se disporre in via autonoma (e dunque fuori dagli effetti del presente provvedimento) analoga trasmissione degli atti per competenza nei confronti degli altri indagati».

L’inchiesta

L’inchiesta, guidata dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota e dagli inquirenti della Guardia di finanza, si concentra sulla gestione della pandemia nelle prime settimane tra febbraio e marzo 2020. In totale sono venti gli indagati. Tra questi ci sono l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana e il suo ex assessore al Welfare, Giulio Gallera. Sono indagati anche diversi dirigenti del ministero della Salute: il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro; il coordinatore del primo Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo; l’allora capo della Protezione civile Angelo Borrelli e il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli.

Gli inquirenti indagano soprattutto sul mancato aggiornamento e la mancata attuazione dei piani pandemici a livello nazionale e regionale, ma anche sulla decisione di non istituire la zona rossa nei comuni di Alzano lombardo e Nembro a fine febbraio 2020.

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