Nel gigantesco archivio di informazioni sensibili raccolte dagli hacker di Equalize ci sono anche i dossier dei servizi segreti, file in teoria inaccessibili anche alle forze dell’ordine, protetti da un sistema che ne assicura la massima riservatezza. Eppure, come risulta agli atti dell’inchiesta della procura di Milano, l’ex poliziotto Carmine Gallo e il suo braccio destro, il tecnico informatico Samuele Calamucci, sono riusciti a procurarsi dossier dell’Aisi, l’Agenzia di informazioni per la sicurezza interna. Non l’Aise, quindi, cioè i servizi per l’estero, come appare erroneamente in un passaggio delle carte d’’indagine, ma l’intelligence interna.

Tutti questi documenti classificati, fanno notare gli investigatori negli atti d’indagine, una volta in possesso della centrale spionistica di via Pattari a Milano, a pochi passi dal Duomo, potevano in teoria essere utilizzati a fine di ricatto o per costruire nuovi dossier da rivendere al miglior offerente, senza escludere l’intelligence di Stati stranieri. Non è un caso quindi, che il pm Francesco De Tommasi descrive l’attività di Equalize come «un pericolo per la democrazia di questo Paese».

Violati i server di Stato

I rapporti con i servizi non sembrano occasionali. Nelle carte si scopre anche che, secondo quanto ricostruiscono gli investigatori, Calamucci si è recato negli «uffici dei servizi segreti ubicati in regione Lombardia» per verificare la possibilità di acquistare a prezzo ribassato l’apparecchiatura per le localizzazioni dei telefoni cellulari, strumenti a cui ovviamente la squadra di Equalize era molto interessata.

Gallo e Calamucci erano ben consapevoli dell’enorme potere garantito dal loro archivio, creato aggirando i sistemi di sicurezza che proteggono le banche dati della Repubblica.

Per dare un’idea delle quantità di dati accumulati da Gallo e soci basti pensare che dall’esame di una pen drive recuperata dagli investigatori accedendo a un computer di Equalize, emergono ben 53 mila risultati di interrogazioni allo SDI (Sistema di indagine) in uso alle forze dell’ordine. Addirittura, come si vanta Calamucci, gli hacker di Equalize potevano fare ricerche raccogliendo informazioni su redditi, operazioni finanziarie, dati societari, personali e di famiglia, che riguardano «deputati, senatori e consiglieri regionali».

Le ricerche avvenivano violando i server del Ced interforze, il cervellone collegato con le varie banche dati giudiziarie, di polizia e fiscali. Tutto questo senza far scattare gli alert che invece normalmente segnalano gli accessi quando vengono fatti dagli operatori autorizzati.

Amici a Londra

Com’ è stato possibile? Lo spiega Calamucci in un altro dialogo intercettato dagli investigatori. «I nostri contatti su Londra (…) sono i manutentori per lo stato italiano del Ced». Dai colloqui registrati non emerge il nome preciso della società londinese a cui si sarebbero rivolti gli spioni di Equalize. A quanto sembra, però, la libertà di accesso garantita a quelli che vengono definiti i “manutentori” avrebbe consentito di sottrarre dati sensibili. «Abbiamo scaricato 15 mila Sdi», esulta Calamucci parlando con altri dipendenti di Equalize. E in un altro passaggio della conversazione parla di 15 mila London, come dire che quei dati riservati venivano recuperati via Londra.

In un dialogo intercettato, Calamucci rivela di avere la disponibilità di un ufficio a Londra, collegato, secondo quanto scrivono gli investigatori, a Pierfrancesco Barletta e alla sua società Jaba. Barletta, non indagato, fino al 2021 era socio di Equalize, con una quota del 5 per cento e fino al 2023 è stato tra i consiglieri di amministrazione di Leonardo, la società a controllo pubblico impegnata nel business della difesa. Parlando con un suo collaboratore, Calamucci spiega che Equalize gode di copertura politica a destra e a sinistra.

«Coperture politiche»

A sinistra possono contare su Barletta e a destra il loro referente è Enrico Pazzali, l’azionista di maggioranza di Equalize con il 95 per cento del capitale ( il 5 per cento è di Gallo), legato agli ambienti della destra milanese, in primis a Ignazio La Russa, e al governatore Attilio Fontana.

«Pazzali è collegatissimo a Fontana», dice Gallo in un colloquio con Andrea De Donno, indagato, titolare di una società di security a Lugano e abituale fornitore di Equalize. De Donno in una conversazione con Gallo agli atti dell’indagine dice di voler proporre la loro piattaforma informatica Beyond, quella che gestisce i dati sottratti alle banche dati, anche alla Lega. Gallo però risponde che potrebbero nascere «problemi reputazionali di conflitto d’interessi», per il legame di Pazzali con Fontana.

Oltre alla Lega però gli spioni di Equalize potevano vantare anche contatti al massimo livello nell’ambiente di Fininvest. Calamucci racconta dei rapporti con manager di Berlusconi e in particolare in una conversazione intercettata afferma che Fulvio Pravadelli avrebbe voluto lui (Calamucci) nella società di via Pattari. Pravadelli è l’ex amministratore delegato di Publitalia, la concessionaria di pubblicità di Mediaset, e nel 2017 ha patteggiato una condanna a un anno per frode fiscale e appropriazione indebita. «Ha riciclato 20 milioni ma non ha fatto carcere», afferma Calamucci.

Chiusa la carriera in Publitalia, Pravadelli è diventato direttore generale della Veneranda Fabbrica del Duomo, l’ente ecclesiastico che gestisce tutte le attività che ruotano attorno al Duomo di Milano, a cominciare dall’accoglienza, con i relativi incassi dai biglietti, degli oltre 2 milioni di turisti che ogni anno visitano la più importante chiesa del capoluogo lombardo. Il presidente dell’ente, nel cui consiglio di amministrazione siedono due monsignori, è Fedele Confalonieri, il presidente della holding Mfe, a cui fa capo Mediaset. La Fabbrica del Duomo, guidata da Confalonieri e Pravadelli, è la proprietaria degli uffici a pochi metri dal Duomo dove si trova il quartier generale di Equalize.

© Riproduzione riservata