L’indagine parte da quattro procure antimafia: Napoli, Roma, Catanzaro e Reggio Calabria. Riguarda il business della commercializzazione illecita di carburante, con riciclaggio di denaro in società petrolifere
- Sul fronte di Napoli e Roma, l’indagine ha riguardato il clan camorristico Moccia e la società romana Max petroli. Attraverso un intermediario, il clan entra in contatto con la società, che si trova in difficoltà economica.
- Così la società ricicla proventi illeciti del clan, che poi producono altri proventi illeciti grazie alla frode fiscale. Quindi si realizza profitto nel profitto e la società passa in soli tre anni da un fatturato di 9 milioni di euro a 370.
- In Calabria, invece, l’indagine è la prosecuzione dell’operazione “Rinascita-Scott” e si incentra su alcuni imprenditori di Vibo Valentia, attivi nel commercio di carburanti e ritenuti espressione del clan Mancuso, che importavano prodotti petroliferi dall’est Europa e li commercializzavano come gasolio.
L’inchiesta partita oggi che ha portato a 71 misure cautelari e il sequestro di beni per quasi un miliardo di euro è stata denominata “Petrol-mafie spa”, perché colpisce l’ingerenza delle mafie nel settore legale del commercio di petrolio.
Le indagini si sono sviluppate attraverso il lavoro congiunto di quattro procure antimafia: Napoli, Roma, Catanzaro e Reggio Calabria.
Quattro filoni che hanno fatto emergere il sospetto della pervasiva integrazione delle mafie nel mercato del lecito, con l’ipotesi di reato di riciclaggio di denaro frutto di traffici illeciti, attraverso frodi fiscali nel settore degli oli minerali.
L’indagine ha individuato una sinergia tra le mafie e i cosiddetti colletti bianchi, che avrebbero lavorato insieme per operare frodi fiscali e massimizzare i profitti, attraverso il riciclaggio di centinaia di milioni di euro in società petrolifere intestate a soggetti insospettabili.
Il versante calabrese dell’inchiesta coordinato dalla procura guidata da Nicola Gratteri ha riguardato della provincia di Vibo Valentia, gli stessi coinvolti nell’indagine Rinascita Scott che ha svelato la rete di complicità della ‘ndrangheta all’interno delle istituzioni.
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