Nell’inchiesta sul presidente della regione Lombardia convergono alcune segnalazioni dell’antiriciclaggio che riguardano altri scudi fiscali e operazioni finanziarie della famiglia della moglie di Fontana. Molte di queste operazioni passano dall’Unione Fiduciaria, la stessa che gestisce i conti svizzeri di Fontana e dal quale stava partendo il bonifico per pagare i camici all’azienda della moglie e del cognato
- I sentieri setacciati da chi indaga sul tesoretto svizzero del presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, conducono in vicoli ciechi.
- Tra documenti mancanti, allagamenti che hanno distrutto materiale che avrebbe potuto discolpare Fontana, fiduciarie che gestiscono conti correnti tutti collegati a flussi di denaro provenienti dalla Svizzera.
- La sigla Unione Fiduciaria tuttavia ritorna spesso nella storia finanziaria della famiglia allargata Fontana, inclusi i Dini, il nucleo di imprenditori di cui fa parte la moglie del politico della Lega e il cognato: Roberta e Andrea Dini.
I sentieri setacciati da chi indaga sul tesoretto svizzero del presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, conducono in vicoli ciechi. Tra documenti mancanti, allagamenti che hanno distrutto materiale che avrebbe potuto discolpare Fontana, fiduciarie che gestiscono conti correnti tutti collegati a flussi di denaro provenienti dalla Svizzera.
Nel tragitto, dunque, un muro di riservatezza si frappone tra i detective e la verità sull’origine del patrimonio detenuto a Lugano dopo aver beneficiato di un’eredità da 5,3 milioni di euro da parte della madre, Maria Giovanna Brunella: dentista di Induno Olona, provincia di Varese, che a 74 anni, era il 1997, ormai in pensione aveva optato per un comodo investimento in terra elvetica aprendo un primo un conto corrente sul quale fino al 2005 era delegato a operare il figlio Attilio e un secondo del quale il futuro presidente sarebbe stato semplice erede.
Del conto del 1997, svelato da Domani, Fontana dice che «non ricordava di avere la procura a operare», ora però anche i magistrati di Milano che indagano sul presidente per autoriciclaggio e falso nella voluntary disclosure sostengono che lui sapesse di quel conto e che per fare chiarezza in questa storia sian necessario capire l’origine del denaro volato in Svizzera su quel primo deposito bancario. Il secondo conto corrente è successivo, anno 2005 e la madre di anni ne aveva 82. Su questo vengono riversati oltre 4 milioni dal primo sul quale Fontana aveva la procura per compiere operazioni. E soprattutto era stato protetto da un ulteriore schermo, una società di Nassau, Bahamas, a sua volta schermato da un trust familiare. Insomma una barriera difficile da scalfire per il fisco.
La madre di Fontana muore nel 2015. E l’allora sindaco di Varese, al secondo mandato, decide di regolarizzare la somma eredita e custodita fuori dai confini nazionali, in quello che è stato da sempre il paradiso fiscale più gettonato dagli evasori italiani.
La fiduciaria Fontana
Fontana aderisce nel 2016 alla voluntary disclosure, lo scudo fiscale introdotto dal governo Renzi con l’obiettivo di far riemergere capitali detenuti nei paradisi fiscali. Regolarizza, quindi, i 5,3 milioni ma non li importa in Italia, Fontana mantiene il conto in Svizzera, a Lugano, a una trentina di chilometri dal suo paese di origine: Induno Olona, dove è stato sindaco dal 1995 al 1999, a cavallo quindi dell’apertura del primo conto corrente intestato all’anziana madre e sul quale aveva la delega a disporre operazioni contabili.
Il tesoretto regolarizzato viene perciò lasciato in Svizzera. Il presidente della regione per amministrarlo dall’Italia dà l’incarico a Fiduciaria Spa, società delle banche popolari specializzata in trust e strumenti finanziari vari. La sigla Unione Fiduciaria tuttavia ritorna spesso nella storia finanziaria della famiglia allargata Fontana, inclusi i Dini, il nucleo di imprenditori di cui fa parte la moglie del politico della Lega e il cognato: Roberta e Andrea Dini.
La famiglia Dini è proprietaria del marco di abbigliamento Paul and Shark, attraverso l’impresa Dama: i soci sono Roberta e Andrea, prima c’è anche il padrea Paolo. Ma Dama è soprattutto la società che finirà nell’inchiesta sui camici anti covid che avrebbe dovuto fornire alla regione amministrata da Fontana, marito di Roberta Dini e cognato di Andrea Dini. Camici che dopo le polemiche suscitate dal conflitto di interessi sarebbero dovuti essere donati, ma in realtà come abbiamo svelato alcuni mesi fa da qualcuno dovevano essere pagati. E questo qualcuno si chiama Attilio Fontana, che dà mandato a Unione Fiduciaria di disporre un bonifico da 250 mila euro nei confronti dell’azienda della moglie e del cognato. Un’operazione, hanno scritto i detective dell’antiriciclaggio, che doveva sembrare Italia su Italia, in realtà camuffava un versamento fatto con soldi provenienti dal conto svizzero regolarizzato da Fontana. Fontana è indagato in questo filone con il reato di frode in pubbliche forniture.
Unione Fiduciaria è stata utilizzata dai Dini per schermare la proprietà del 90 per cento delle quote in capo al cognato di Fontana, l’altro 10 è di proprietà della moglie Roberta.
La medesima fiduciaria la ritroviamo in altri documenti dell’antiriciclaggio consultati: riguardano la madre madre di Roberta Dini nonché suocere del presidente sotto inchiesta. Anche la signora è «titolare di un rapporto Unione fiduciaria spa». Con la stessa fiduciaria di Fontana, la signora «sottoscriveva insieme a quest’ultima il modulo di proposta» per una polizza di cui sarebbe diventata beneficiaria Roberta Dini. La suocere di Fontana per questo «incaricava poi la fiduciaria di prelevare per suo conto dal conto corrente (svizzero, ndr) di Credit Suisse Ag l’importo di un milione di euro e bonificarlo sul conto (italiano, ndr) intestato alla Life & Pension con transito sul conto omnibus della fiduciaria al fine di effettuare il pagamento del premio di polizza». L’operazione si è conclusa il 7 luglio 2020. Il caso camici era già esploso, a breve sarebbe emerso il lo scudo fiscale di Fontana sui 5,3 milioni di euro ereditati.
Scudi di famiglia
Unione fiduciaria, insomma, che diventa lo snodo dei misteri attorno alle finanze del presidente leghista, che in famiglia non è il solo a beneficiare dello scudo fiscale di Renzi: anche i suoceri negli stessi anni in cui lo ha fatto Fontana hanno regolarizzato il milioni di euro su conti esteri: capitali «sorti in relazione ad attività d’impresa», si legge nelle note di accompagnamento alla domanda di condono, «svolte in Italia dalla Dama spa, società operante nel settore degli articoli di maglieria». Il suocero, si legge nella relazione della voluntary disclosure, «ha detenuto attività finanziarie all’estero in violazione degli obblighi di dichiarazione dei redditi e di monitoraggio fiscale». l’azienda Dama e Fontana dopo aver condiviso l’esperienza dello scudo fiscale si ritroveranno di nuovo fianco a fianco alcuni anni dopo: sotto inchiesta a Milano per il caso camici, che dovevano essere pagati con un bonifico disposto tramite la solita Unione Fiduciaria, la società di fiducia dei Fontana’s.
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