Una macchia di colore rossastro sul volto di un ospite del Cem di Roma, il Centro di educazione motoria gestito dalla Croce rossa italiana, fa scattare l’allarme. Una spia che permette di svelare una storia fatta di soprusi, violenze e abusi su pazienti inermi .

È la primavera del 2023 e i vertici dell’organizzazione di volontariato capitolina decidono di segnalare ai carabinieri quella strana macchia – dovuta presumibilmente a un colpo, a un pugno, a una percossa – insieme a tutte le altre “stranezze” riscontrate all’interno della struttura di riabilitazione convenzionata col sistema sanitario regionale.

Parte da qui, dalla denuncia presentata ai militari del nucleo investigativo di via in Selci nell’aprile di un anno fa e corredata di fotografie e testimonianze, l’operazione che ha portato all’arresto di dieci operatori socio-sanitari che avrebbero inflitto – così come rilevato dalle telecamere nascoste nella struttura – ripetute violenze ai danni di due pazienti, ossia un uomo e una donna di circa 35 anni con gravi patologie psico-fisiche.

Pazienti che nella struttura di via Ramazzini, nel quartiere Portuense, avrebbero dovuto trovare una casa lontano da casa, le cure alle loro fragilità e, invece, in base a quanto ricostruito nelle carte giudiziarie, sarebbero state vittime di continue violenze e umiliazioni: schiaffi, pugni, insulti anche in piena notte. In pratica di «trattamenti – si legge proprio nelle carte – inumani e degradanti».

«Scema (...) guai a te», diceva un operatore a un ospite, colpendola ripetutamente sulle mani e sulle gambe con una ciabatta. E poi tantissimi altri episodi di violenza fisica e verbale. «Vaffanculo a te e tu madre, è deficiente sicuramente comm’a te», si sente dire una paziente, strattonata addirittura per i capelli.

Per non parlare delle minacce. Il tenore, così come emerge dall’ordinanza, è il seguente: «Fai la nervosa con me? Con l’acqua gelata te faccio lavà». E delle molestie: un esempio è l’episodio di agosto 2023, quando uno degli operatori socio sanitari della Croce Rossa mima un rapporto orale con un altro paziente e lo insulta: «Sei proprio un cazzaro di Ostia».

Tortura

Per tutti e dieci gli operatori il gip del tribunale di Roma, Tamara De Amicis, ha disposto i domiciliari, con l’accusa a vario titolo del reato di tortura e di quello di maltrattamenti nei confronti di persone a loro affidate per ragioni di cura, vigilanza e custodia, reati aggravati dalla qualifica di incaricati di pubblico servizio.

Per uno degli indagati è stato anche ipotizzato il reato di violenza sessuale in quanto in una circostanza è gravemente indiziato di avere palpeggiato uno dei pazienti.

«Una galleria degli orrori», sottolinea il gip nell’ordinanza di esecuzione delle misure cautelari, prendendo in prestito le parole del pubblico ministero Francesco Gualtieri, titolare del caso.

«Le modalità della condotta – prosegue il giudice per le indagini preliminari, De Amicis - fornisce la “misura” dell'indole di ciascuno degli indagati, che hanno esercitato una violenza costante e inaudita su persone del tutto incapaci di reagire».

Nel Centro, che ha sede nei locali della Cri, i servizi sono divisi per attività residenziale, semi-residenziale, ambulatoriale e domiciliare: nel 2022 i familiari degli ospiti segnalavano diverse criticità in riferimento all’assistenza prestata ai propri cari, chiedendo risposte alle istituzioni e arrivando anche a protestare con lo sciopero della fame.

Oggi, grazie agli investigatori, a venir fuori è uno scenario inquietante.

Non solo violenze. Come si diceva anche offese e insulti nei confronti dei più “deboli”. «Gli indagati - si legge ancora nell’ordinanza cautelare del tribunale di Roma - hanno accompagnato le loro azioni inqualificabili con parole di scherno, che hanno stigmatizzato, mediante la derisione, proprio i deficit mentali da cui le persone offese risultano affette».

Le reazioni

Daniele Caruso, direttore della Croce Rossa di Roma, ha subito commentato che «l’operatrice, nostra dipendente, segnalata è già stata licenziata» e che l’organizzazione si costituirà come parte civile nel processo.

«Di fronte ad atteggiamenti di questo tipo adotteremo tolleranza zero come normalmente facciamo nei confronti di chi si comporta male con le persone fragili o con disabilità importanti - ha dichiarato Caruso - Ai parenti delle vittime siamo e saremo sempre vicini come Croce Rossa».

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