Sei miliardi che vengono meno allo stato ogni anno. Marcello Minenna, il direttore dell’Agenzia delle Dogane, ha spinto perché il parlamento intervenisse nell’ultima Legge di bilancio sui depositi fiscali, il punto di snodo da cui partono le frodi
Sei miliardi che vengono meno allo stato ogni anno. Sono queste le ultime stime della guardia di finanza per le frodi fiscali nel settore dei carburanti. Marcello Minenna, il direttore generale dell’Agenzia delle Dogane, ha provato a spingere perché il parlamento intervenisse nell’ultima legge di Bilancio sui depositi fiscali, da dove vengono smistati i prodotti petroliferi, il punto di snodo da cui partono le truffe.
Truffe ai danni dell’erario
Le frodi riguardano il mancato pagamento dell’Iva e quello delle accise, i due tributi che gravano sui carburanti. In entrambi i casi coinvolgono i depositi fiscali, ovvero depositi dove arriva il prodotto, benzina e gasolio, per il quale non sono state ancora pagate le imposte.
Le frodi in materia di accisa vengono realizzate attraverso due modalità. La prima consiste nell’utilizzo di prodotti petroliferi commercializzati come oli lubrificanti per il rifornimento di camion o autovetture. Il lubrificante è infatti un prodotto che normalmente non sarebbe soggetto ad accisa.
La seconda modalità è attuata attraverso l’utilizzo di documenti di trasporto falsi.
Ci sono poi le frodi che coinvolgono l’Iva, quelle più in crescita secondo la Guardia di finanza e il ministero dell’Economia, su cui le leggi di bilancio del 2018 e del 2020 sono intervenute per cercare di arginare il fenomeno. Attraverso false società di export intestate a un prestanome, la società dichiara di avere maturato un credito Iva.
Così la società fittizia esportatrice vende il prodotto applicando l’Iva nei confronti dei clienti, con prezzi molto competitivi e non versando l’imposta. Il prestanome è sempre nullatenente.
I depositi
L’Agenzia delle Dogane ha indicato un altro passaggio fondamentale: i depositi fiscali, che, si legge sulla testata specializzata Staffetta Quotidiana, sono triplicati tra il 2007 e il 2013. Il dato interessante è che l’aumento esponenziale dei depositi si è registrato soprattutto nel nord Italia. Il problema, dopo l’aumento dei depositi, è però il passaggio di proprietà, sulle volture.
Minenna, intervenendo in commissione Antimafia lo scorso marzo, ha detto che si aspetta che su questo le cose migliorino: «Abbiamo ottenuto un'importante innovazione normativa per consentire di controllare il tema delle volture». Con quella che lui ha definito «una strana deregolamentazione degli anni precedenti, con la presentazione di una semplificazione, in realtà si è consentito di volturare le licenze dei depositi, cioè di chi vende i carburanti anche al dettaglio, senza il doveroso monitoraggio che una simile attività richiedeva».
Lo sbocco principale del prodotto di contrabbando è la rete di pompe bianche, quelle senza il marchio di grandi compagnie. Non sono tutte coinvolte, ma il problema è grave e mette l’intero mercato a rischio.
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