- Nelle carte della procura c’è un capitolo inedito sulla contabilità in nero degli agenti dei calciatori.
- Sono nomi noti che gestiscono tra i più importanti giocatori della seria A e non solo.
- I documenti seuquestrati e gli interrogatori hanno confermato il quadro. Le indagini proseguno su questo filone, mentre quello del plusvalenze è stato chiuso e i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per Andrea Agnelli e altri 12 dirigenti. I magistrati avevano chiesto il sequestro di mezzo milione ma il gip ha negato l’autorizzazione.
Nell’inchiesta sulla Juventus e sulle plusvalenze fittizie inseriti nei bilanci c’è molto nero e poco bianco. I soldi in nero, per esempio, ai procuratori dei calciatori dei campioni della squadra più titolata d’Italia.
Un filone sul quale, emerge dagli atti della procura di Torino, sono in corso accertamenti. Ma che nei documenti letti da Domani occupano un intero capitolo dell’informativa della guardia di finanza che sta conducendo l’indagine, che nasce per verificare se i profitti sulle cessioni di numerosi giocatori fossero reali o artificiali per sistemare i rendiconti della società degli Agnelli, controllata dalla holding degli Elkan, Exor con sede in Olanda e quotata in borsa.
I pm avevano peraltro chiesto il sequestro di mezzo milione di euro, tesoretto ritenuto il corpo dei dei reati contestati, ma il giudice per le indagini preliminari ha respinto la richiesta rigettando pure la misura degli arresti domiciliari per due dirigenti (l’ex direttore sportivo Fabio Paratici, pedina centrale della vicenda) e per il presidente Andrea Agnelli.
La procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio per i vertici della Juventus, oggi dimissionari, per reati che vanno dall'ostacolo all'autorità di vigilanza alle false comunicazioni sociali. Tra gli imputati ci sono Agnelli, Pavel Nedved, in tutto 12 più la società bianconera.
Ora il giudice dovrà decidere se accogliere la richiesta della pubblica accusa e spedire a processo i manager che hanno portato nuovamente nel baratro i bianconeri in una situazione, lo dicono gli stessi imputati a telefono, simile a quella di “calciopoli” quando la squadra era finita in serie B.
Per plusvalenza in ambito calcistico si intende la differenza positiva tra il valore di vendita di un calciatore e il suo valore d'acquisto, al netto delle quote di ammortamento e dell'eventuale svalutazione.
Le plusvalenze garantiscono alle società coinvolte un immediato beneficio contabile, permettendo loro di «registrare immediatamente e per intero nell'esercizio in corso il ricavo, derivante dal valore di cessione del calciatore; spalmare invece su più esercizi, secondo le quote di ammortamento di volta in volta previste il costo di acquisto dell'altro calciatore».
Fin qui nulla di strano. Se non fosse che plurime cessioni per creare questi guadagni siano molto sospette a tal punto che i magistrati le definiscono fittizie.
Gli agenti dei bomber
Questo è il capitolo preponderante nell’inchiesta sulla Juventus. C’è tuttavia una parte ancora inedita nei dettagli: «Si è proceduto all'analisi delle posizioni debitorie di Juventus spa. nei confronti di plurimi agenti sportivi, non rese pubbliche ed emerse nel corso delle intercettazioni telefoniche; tale esame ha consentito di acquisire riscontri in ordine al rilascio di “mandati fittizi” ed alla registrazione, da parte della società torinese, di fatture per operazioni inesistenti».
Fatture fasulle in pratica per compensare i procacciatori dei campioni che vantavano crediti reali relativi però a operazioni diverse da quelle per i quali sarebbero stati pagati.
E nell’elenco dei procuratori delle stelle e stelline del pallone ci sono i big del settore, allo stato però non risultano indagati, sebbene su questo filone le verifiche dei finanziari non siano terminate con l’avviso di conclusione indagine notificato ai dirigenti e al presidente della Juventus per la questione plusvalenze.
A confermare il metodo sono stati anche alcuni dirigenti. Tra questi Federico Cherubini, direttore sportivo della Juve non indagato. A domanda del pm se fosse a conoscenza di «mandati artificiali» conferiti agli agenti, ha risposto secco: «Sì sono a conoscenza di questa pratica».
Giovanni Manna, manager della Juve under 23, ha dichiarato che «capita nel mondo del calcio e in tutte le società».
Tra gli indizi raccolti c’è un documento, che «rappresenta la contabilità in nero di Juventus Fc con riguardo ai rapporti con gli agenti e, in particolare, attesta in maniera documentale la sussistenza di posizioni debitorie: di rilievo ponderale significativo (circa 8 milioni al 25.1.2020), derivanti da accordi non tracciati con i singoli dirigenti, non confluite in contabilità e nelle relazioni finanziarie».
Da Lippi a Raiola a Morabito
L’elenco dei procuratori, dunque. Nel documento ottenuto da Domani c’è il nome di Davide Lippi, per esempio. Figlio del ct della nazionale campione del mondo, «titolare della società Reset Group». La lista degli agenti è lunga.
Quelli che risultano «all’esito delle indagini svolte, aver emesso fatture per operazioni inesistenti, poi registrate da Juventus Fc. e confluite nelle rispettive dichiarazioni fiscali della stessa sono: Gabriele Giuffrida, Giorgio Parretti, Antonio Rebesco, Luca Ariatti, Silvio Pagliari, Giuseppe Galli, Michele Fioravanti.
Ma non è finita. Perché un secondo gruppo, solo «meritevoli di approfondimento», scrive la finanza nelle relazioni inviate alla procura, che specifica: «Si tratta di rapporti che non confluiscono nelle contestazioni per reati fiscali operate in questa sede... ciononostante, appaiono di estremo rilievo in quanto espressione del descritto modus operandi di “caricare” / “sistemare” l'agente su operazioni "scariche" nonché della sussistenza di ulteriori profili di opacità (tuttora in corso di accertamento)».
Si indaga ancora dunque su un gruppo che conta anche Carmine Raiola, conosciuto con il nome di Mino: il più potente procuratore morto ad aprile scorso.
Insieme a lui troviamo Mario Giuffredi, Luca Pulcinelli, Tullio Tinti, Oscar Damiani, Vincenzo Morabito, anche quest’ultimo considerato tra i più quotati del settore in Europa.
Lippi al telefono parlando di un suo credito vantato nei confronti della società dice a Paratici, l’ex direttore sportivo: «Tu lo sai che cosa c'ho pendente ancora ballo? C'ho ancora 450.000 euro per aria di due anni fa! Devo sistemare quelli e Giorgio lo sa».
Il procuratore Lippi lo dice anche al nuovo ds, Cherubini: «La cifra che devo prendere vecchia non è poca, più la procura devo piglià 4 e 50 di vecchio più qualcosa della procura ... sono due anni che sto aspettando di mettere apposto i soldi vecchi eeeh che ti devo dire cioè l'operazione di due anni di Spinazzola (il giocatore passato dalla Juve alla Roma)».
Dell’operazione però viene messo al corrente anche il presidente Agnelli. C’è traccia in alcune intercettazioni agli atti dell’indagine. L’1 agosto 2021, infatti, Cherubini informa il presidente e gli dice che il debito Lippi riguarda «il trasferimento di Spinazzola alla Roma con il conseguente acquisto di Pellegrini in cui, credo, Fabio (ndr: Paratici) abbia detto: «non posso metterlo qui perchè c'ho già un intermediario».
Agnelli rispondeva: «di fatto dico, che ha fatto? niente, ha fatto una telefonata a Spinazzola». Il presidente perciò era a conoscenza della situazione creata con gli agenti.
«Il presidente Agnelli ha evidenziato che stanno operando un aumento di capitale per cui non hanno la possibilità di pagare la somma in questione», diceva nei giorni successivi Cherubini a Lippi. Alla fine una soluzione è stata trovata. Tramite il pagamento del debito su operazioni che riguardano tre giocatori. Tra questi, indicano i finanzieri nelle informative, c’è anche Chiellini.
Il sistema
Esiste allegato agli atti dell’inchiesta un documento sequestrato durante le perquisizioni molto chiaro. In pratica il sistema per pagare i debiti con i procuratori si fonda su un meccanismo semplice.
Scrivono i detective: «In questi casi, un debito sorto per un determinato affare, ma non ancora pagato, è stato, in un secondo momento “sistemato su” su un altro affare, in relazione al quale l'agente interessato, senza svolgere alcuna reale attività, ha emesso fattura (per prestazione oggettivamente inesistente) contabilizzata da Juventus Fc».
E ancora sempre sul foglio sequestrato i detective: «Proprio la dicitura “sistemato su” è indice della necessità di attribuire una copertura “ufficiale” al pagamento e, quindi, evidenzia la natura fuori bilancio del debito presupposto (altrimenti regolabile con il riferimento all'operazione originaria indicata in “causale”)».
I debiti con gli agenti aumentano per vari motivi. Per esempio se il trasferimento riguarda calciatori minorenni. In questo caso la giovane età non permette, secondo il regolamento, di pagare commissioni.
La soluzione quindi: «Possiamo fare un mandato x minori con decorrenza dopo il compimento del 18° anno x la prestazione di rinnovo che facciamo a quell'epoca. L'importante è che l'arco temporale sia compreso nei 2 anni di validità del mandato», scrivono gli inquirenti. A sostegno i pm riportano le dichiarazioni di Manna, responsabile Juve under 23: «Il problema nasce che fino a 18 anni non si possono pagare commissioni. E in queste situazioni ci troviamo penalizzati. Gli agenti si fanno poi pagare al rinnovo».
Inoltre, «la sussistenza di posizioni debitorie extra-contabilità nei confronti degli agenti appare, peraltro, confermata dal documento già trattato in relazione ai rapporti con la società Atalante (anche lì con debiti non resi pubblici, pari a “3,5”) - e-mail inviata da Claudio Chiellini (fratelli del difensore Giorgio e consulente della società)».
«Sequestrare i soldi della Juve»
Nelle carte della procura, in particolare nella richiesta di arresti domiciliari e interdizione respinta dal giudice, c'era anche una richiesta di sequestro preventivo per equivalente, anche questa non accolta, ma che fa riferimento ai presunti reati fiscali commessi e alla normativa che prevedere la confisca per i danni erariali causati in termini di mancato incasso fiscale.
«Occorre individuare il profitto del reato che, in materia di delitti tributari, si atteggia in maniera peculiare, essendo costituito dal mancato depauperamento derivante dalla frustrazione delle pretese dell'erario», scrivono i pubblici ministeri.
Il profitto viene così calcolato in 437 mila euro, da prelevare sui conti correnti della società Juventus che ha beneficiato «dei reati tributari perpetrati dal legale rappresentante Andrea Agnelli e da altri dirigenti».
I pubblici ministeri davano disposizione, in caso di mancato rinvenimento delle somme presso la Juventus, di provvedere al sequestro sui conti degli indagati Agnelli, Nedved, Paratici, Re, Bertola e Cerrato, sia soldi che beni immobili fino a raggiungere la somma indicata.
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