Gli studi di Kathleen Mary Drew sulla riproduzione di certi organismi acquatici hanno impattato in modo imprevedibile sull’economia giapponese. Nel dopo guerra, tra tifoni e acque inquinate per l’industrializzazione, il paese stava rimanendo sprovvisto di un alimento centrale della sua cucina
Ogni anno il 14 di aprile centinaia di persone si incontrano nel parco Sumiyoshi di Uto, una cittadina a sud del Giappone, per rendere omaggio a una donna inglese che ebbe un impatto decisivo sul destino di milioni di persone.
Qui la comunità di pescatori locale, molto legata alla sua figura, nel 1963 decise di costruire un monumento in suo onore, ma la gratitudine nei suoi confronti da parte di tutta la popolazione nipponica è tale che durante la giornata viene organizzata una cerimonia shintoista dalle autorità religiose locali, in un’atmosfera celebrativa che prende il nome di Drew festival.
La donna al centro di queste attenzioni è Kathleen Drew-Baker, una scienziata che grazie alle sue ricerche riuscì a cambiare, anche se inconsapevolmente, le sorti di un paese intero.
Lo studio
Kathleen Mary Drew, questo il nome da nubile, nasce a Leigh nel 1901 in una famiglia di produttori di macchinari agricoli. Fin da bambina si distingue per essere una mente brillante e crescendo vince numerosi premi scolastici. Nel 1919, grazie a una borsa di studio, si iscrive alla facoltà di botanica dell’università di Manchester, laureandosi con lode tre anni dopo. Concluso il percorso di studi viene assunta nello stesso ateneo, dove inizia a lavorare come insegnante.
Durante un periodo di ricerca negli Stati Uniti conosce Henry Wright-Baker, un professore di ingegneria con cui si sposa nel 1928, nonostante il volere contrario dei genitori e le ripercussioni che il matrimonio ha sulla sua carriera lavorativa.
Le politiche discriminatorie nei confronti delle donne sposate non fermarono la passione per la ricerca di Mrs. Baker, che decise di continuare a lavorare nell’istituto, anche se come ricercatrice non retribuita. Fu proprio in questo periodo che la donna si spese per le sue scoperte più significative. In quegli anni infatti decise di dedicarsi allo studio delle alghe rosse, in particolare a una specie che cresceva abbondante lungo le coste ovest dell’Inghilterra, la Porphyra umbilicalis, anche conosciuta come Laver, parente stretta dell’alga nori.
La donna si concentrò sull’analisi del complesso ciclo di vita dell’alga, che fino a quel momento non era ancora stato compreso. Attraverso lo studio delle spore della Laver, Kathleen riuscì a spiegare il meccanismo riproduttivo dell’alga, pubblicando il suo studio sulla rivista Nature nel 1949. Nessuno avrebbe potuto pensare che la storia di Baker, di lì a poco, si sarebbe intrecciata a doppio filo con un posto lontano migliaia di chilometri da casa sua.
Un prodotto fondamentale
Nello stesso periodo in Giappone la situazione era drammatica. Poco dopo la fine della Seconda guerra mondiale, 3,5 milioni di civili e membri dell'esercito erano tornati in un paese distrutto dalla guerra. La flotta peschereccia era stata duramente colpita dalle bombe americane sganciate a seguito a quella che oggi viene ricordata come Operation Starvation e innumerevoli pescatori avevano appena perso la loro unica fonte di reddito: la nori.
Quest’alga era da sempre uno degli ingredienti più amati della gastronomia giapponese, quasi un comfort food, per via della sua capacità di aggiungere note umami e iodate all’interno delle preparazioni.
Se in passato gli abitanti dei villaggi raccoglievano quella che cresceva in modo spontaneo però, all'inizio del XVII secolo si iniziarono a sperimentare le prime coltivazioni, prima nella baia di Edo (oggi Tokyo), poi in tutto il paese. La nori si diffuse rapidamente per il fatto essere un ingrediente dalla coltivazione abbastanza redditizia, ma allo stesso tempo la disponibilità era totalmente imprevedibile e la fornitura non riusciva ad essere costante, tanto che presto le venne affibbiato il soprannome di “alga della fortuna”.
Il metodo Drew
Proprio per questo motivo i giapponesi erano abituati ad avere annate più abbondanti e altre meno, ma nel 1948 la produzione di quest’alimento si interruppe bruscamente a causa di una serie di violenti tifoni, uniti agli effetti dell'inquinamento delle acque provocato dall'industrializzazione.
L’approvvigionamento già fragile ne risentì così tanto che l’alga non si ripresentò più per vari anni. Intanto nelle mani di Segawa Sokichi, un biologo giapponese, era capitata con un tempismo perfetto una copia dello studio della dott.ssa Baker. Dopo averlo letto con attenzione, l’uomo intuì che il problema della nori nel suo paese poteva essere risolto facendo crescere l’alga attraverso lo stesso meccanismo di riproduzione che era stato scoperto da Kathleen.
Ci vollero alcuni tentativi, ma alla fine lo scienziato fu in grado di realizzare una coltivazione artificiale, contribuendo a sviluppare metodi per la semina che avrebbero portato a un raccolto più abbondante e, soprattutto, prevedibile di nori, rivoluzionandone l'industria. L’alga della fortuna non avrebbe più necessitato della sola fortuna per crescere.
Kathleen Drew-Baker morì nel 1957, senza aver mai messo piede in Giappone, dove per via del suo contributo è ancora oggi conosciuta come "Mother of the sea".
Attualmente, il mercato di alga nori nel mondo vale diversi miliardi e la maggior parte della nori che viene prodotta è impiegata nella realizzazione di quei fogli di alghe neri e ruvidi che sono tra gli ingredienti principali di piatti come il sushi. La prossima volta che vi capiterà di ordinare giapponese sappiate che, senza Kathleen Drew-Baker, quel pasto oggi non sarebbe potuto esistere.
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