La società di biofood della ministra del Turismo, che le ha fruttato oltre un milione e mezzo di euro, ha un patrimonio netto negativo di 8 milioni. Ora la procura potrebbe aprire un fascicolo per bancarotta. L’11 dicembre l’udienza per discutere del futuro di Ki Group holding
Per Daniela Santanchè le grane non finiscono mai. Dopo Ki Group srl, Biofood e Verde bio, finisce nei guai un’altra delle società della galassia della ministra del Turismo. Il 4 dicembre il tribunale fallimentare di Milano ha disposto la liquidazione giudiziale per Bioera spa, la quotata del gruppo del biofood che la senatrice di Fratelli d’Italia ha presieduto fino al 28 febbraio del 2022 e che in cinque anni, dal 2017 al 2021, le ha fruttato oltre un milione e mezzo di euro. Il titolo è stato sospeso in borsa. Negli stessi anni sedeva nel cda in qualità di amministratore delegato anche il suo ex compagno, Canio Giovanni Mazzaro, già condannato in primo grado a due anni e mezzo per aver aggirato il fisco nel 2018, quando guidava Bioera e Ki Group. Tutto in famiglia.
Dopo la sentenza del tribunale milanese che dichiara fallita l’ex società della ministra, in sede penale potrebbe aprirsi un fascicolo per bancarotta, che si potrebbe aggiungere ai due procedimenti, quello per falso in bilancio e quello per la truffa ai danni dell’Inps, che vedono direttamente coinvolta Santanchè.
«Plurime criticità»
I giudici hanno accolto la richiesta dei pm Marina Gravina e Luigi Luzi dopo che il 14 novembre era stata discussa la «domanda di omologa dell’accordo di ristrutturazione dei debiti proposto dalla società». Per salvare dal fallimento la società della ministra, la scorsa primavera si era fatto avanti un investitore, Hara Immobiliare, con la promessa di versare 3,6 milioni di euro entro la fine dell’anno. Ma il salvagente non è mai arrivato.
L’avvocato Fabio Cesare, aveva chiesto 60 giorni per riallineare il piano di rientro, ma con la sentenza il tribunale ha preso atto «dell’emergere di plurime criticità, collegate all’indisponibilità di risorse utili a pagare i creditori non aderenti all’accordo stesso», oltre che «alla mancata esecuzione di un prospettato aumento di capitale» e «all’impossibilità in concreto di escutere una garanzia personale formalmente in essere».
Come curatore è stato nominato l’avvocato Corrado Camisasca, già commissario giudiziale della procedura. Nella sua relazione si indicava per Bioera un patrimonio netto negativo di 7,9 milioni di euro e solo dallo scorso gennaio avrebbe registrato perdite per quasi 1,4 milioni. Negli scorsi mesi, poi, la Consob aveva attestato «la non conformità» del bilancio del 2022. Per la società conti in rosso, ma Bioera e le sue controllate sono state per Santanchè un’ottima fonte di reddito: 414 mila euro incassati nel 2017 e altrettanti l’anno dopo, 622 mila nel 2019, scesi a 75 mila nel 2020 e a 7 mila nel 2021.
Le altre grane
Dal fallimento all’ipotesi di bancarotta il passo potrebbe essere breve, ma intanto Santanchè si trova a fare i conti con i tanti problemi delle sue società, partiti con l’indagine per falso in bilancio di Visibilia Editore Spa, aperta a Milano nel 2022 e tutt’ora in corso. Con una data da cerchiare sul calendario, 17 gennaio 2025, giorno dell’ultima udienza preliminare in cui potrebbe essere rinviata a giudizio, l’ultima linea rossa tracciata da Meloni prima di chiedere un passo indietro alla sua ministra. Prima di sapere come andrà a finire l’altro procedimento in corso, quello in cui i pm la accusano di aver chiesto e ottenuto la cassa integrazione durante il Covid mentre i suoi dipendenti continuavano a lavorare regolarmente.
Dai controlli sulla società quotata che si occupa di editoria e pubblicità le attenzioni dei giudici si sono estese a tutta la sua galassia di aziende e ai loro schemi di bilanci collegati. Con una costante: lì dove non sono stati truccati – questa la tesi su Visibilia della procura milanese – sono praticamente sempre in rosso.
L’11 dicembre è in calendario un’udienza per discutere del futuro di Ki Group holding, altra società del biofood su cui pende un’istanza di liquidazione giudiziale, mentre Ki Group srl è già fallita a gennaio. Grane su grane: non ultima l’ipotesi di riciclaggio per l’acquisto e la vendita nel giro di un’ora di una villa a Forte dei Marmi, con un surplus di un milione di euro. Operazione che vede coinvolti Dimitri Kunz D’Asburgo, suo compagno, e Laura De Cicco, moglie di Ignazio La Russa.
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