Il sindaco Pierpaolo d’Arienzo ha detto: «Di una cosa sono certo: punteremo a rendere il comune di Monte Sant’Angelo una casa di vetro trasparente. Non arretreremo di un millimetro nel contrasto alla criminalità». Da quando ha iniziato ad amministrare il piccolo paese nel 2017 è vittima di intimidazioni ma lui risponde: «Noi andiamo avanti nel nostro lavoro»
- La quarta puntata della rubrica “Politica resiliente” curata da Avviso Pubblico, l’associazione nata nel 1996 per riunire gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica.
- Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia, è una terra di mafia. Il comune nel 2015 è stato sciolto per condizionamenti mafiosi. Le sentenze dei tribunali considerano la mafia di Monte Sant’Angelo la più antica di quelle foggiane.
- Pierpaolo d’Arienzo, diventato sindaco nel 2017, ha deciso di combatterla nonostante le minacce e gli atti intimidatori: «Probabilmente abbiamo cambiato equilibri che si reggevano da tempo e forse a molti i nostri provvedimenti possono non piacere ma la musica è cambiata»
Continua con la sua quarta puntata la rubrica “Politica resiliente” curata da Avviso Pubblico, l’associazione nata nel 1996 per riunire gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica.
«Hanno dato fuoco alla sala parto di mia figlia». Questo ha esclamato, nel giugno del 2017, Pierpaolo d’Arienzo, Sindaco del Comune di Monte Sant’Angelo (FG), di fronte alla sua auto incenerita da un rogo di natura dolosa.
«Hanno festeggiato la mia elezione con un bel fuoco e mi sono arrabbiato di brutto perché in quell’auto ci era nata mia figlia. Sono perennemente in ritardo e pure quel giorno ero in ritardo, così non siamo arrivati in tempo all’ospedale e mia figlia è nata lì, sul sedile reclinato».
La campagna elettorale
In campagna elettorale d’Arienzo, che si era candidato con la lista “CambiaMonte” ad amministrare un comune considerato la culla delle mafie foggiane era stato chiaro: «Di una cosa sono certo: cpunteremo a rendere il omune di Monte Sant’Angelo una casa di vetro trasparente. Non arretreremo di un millimetro nel contrasto alla criminalità».
Monte Sant’Angelo è una terra di mafia. Piccolo paesino di poco meno di 12mila abitanti, è stato il primo di quattro comuni foggiani ad essere sciolto per condizionamenti mafiosi nel luglio del 2015. A seguire anche le amministrazioni comunali di Mattinata, Cerignola e Manfredonia sono cadute per infiltrazioni da parte della criminalità organizzata.
Le sentenze dei tribunali considerano la mafia di Monte Sant’Angelo la più antica di quelle foggiane, più conosciuta come la mafia garganica quella che ha il controllo della costa e dei traffici, un tempo quello di sigarette di contrabbando, oggi quello degli stupefacenti e della marijuana proveniente dall’Albania.
«Consapevoli del contesto del nostro territorio non appena eletti abbiamo adottato due provvedimenti importanti: il primo l’adesione ad Avviso Pubblico, la rete degli enti locali antimafia di cui poi sono diventato Coordinatore regionale; il secondo, nel 2019, il rinnovo dell’adesione alla Stazione unica appaltante (Sua) della Provincia gestita con la Prefettura, delegando così la gestione degli appalti fuori dal nostro Comune e assicurando, proprio come indicato dalla Legge 136, “la trasparenza, la regolarità e l’economicità della gestione dei contratti pubblici e la prevenzione sul rischio di infiltrazioni mafiose”. Abbiamo scardinato monopoli che resistevano da anni. Questo è stato un segnale chiaro per chi sa leggere questi messaggi».
Le minacce
E forse è anche per questo che l’auto incendiata al sindaco Pierpaolo d’Arienzo non è stato né il primo né l'ultimo di una serie di atti intimidatori che l’amministrazione di Monte Sant’Angelo ha subito in questi anni, sino a qualche giorno fa.
Pochi giorni prima dell’incendio della macchina di d’Arienzo, ignoti avevano tentato di incendiare l’automobile del responsabile comunale del settore Affari Generali, Domenico Rignanese.
A marzo dello scorso anno, un altro pesante atto intimidatorio: all’interno di una busta di plastica appesa al portone della Delegazione municipale, sono stati fatti ritrovare i resti di un teschio umano e alcuni biglietti contenenti minacce di morte indirizzati al Sindaco, alla sua famiglia e all’assessore al Bilancio.
Alcuni giorni dopo questo infame gesto, migliaia di cittadini hanno percorso le vie della città gridando: «Il silenzio non fa per noi». A presiedere il corteo c’era l’arcivescovo, monsignor Padre Franco Moscone che utilizzando le parole di don Peppe Diana ha ribadito: «Non c'è bisogno di essere eroi, basterebbe ritrovare il coraggio di aver paura, il coraggio di fare delle scelte, di denunciare. Tutti insieme dobbiamo trovare questo coraggio, dobbiamo assumerci la responsabilità di una scelta: stare dalla parte della legalità».
La mattina successiva alla manifestazione è arrivata, puntuale, un’altra intimidazione. Ignoti hanno danno alle fiamme la porta-finestra dell’ingresso laterale del Municipio. Ma anche questa volta la comunità non si è fatta intimidire e si è subito stretta subito attorno all’amministrazione comunale. A poche ore dall’incendio, infatti, alcuni studenti hanno deciso di abbandonare le loro aule per dire pubblicamente in piazza: «Noi non abbiamo paura delle mafie».
«Non ci fermerete»
«I ragazzi hanno lasciato la scuola e sono venuti sotto gli uffici comunali per esprimere solidarietà – ricorda il sindaco d’Arienzo, commosso dal gesto – Questo dimostra che la società ha ancora all’interno gli anticorpi necessari per reagire».
Qualche giorno fa, precisamente l’ultimo giorno di questo terribile anno 2020, è arrivata l’ennesima minaccia. Ignoti hanno squarciato le gomme dell’auto del vicesindaco e assessore ai lavori pubblici del comune di Monte Sant’Angelo, Michele Fusilli, lasciando una bottiglia di liquido infiammabile e un accendino sul parabrezza.
«Un’intimidazione che fa male ma che non ci farà certamente cambiare idea sulle nostre scelte né ci farà arretrare di un millimetro. Probabilmente abbiamo cambiato equilibri che si reggevano da tempo e forse a molti i nostri provvedimenti possono non piacere ma la musica è cambiata», ha dichiarato d’Arienzo.
E a chi vuole continuare a minacciare, il sindaco di Monte Sant’Angelo ha mandato pubblicamente questo messaggio: «Non ci fermerete, noi andiamo avanti nel nostro lavoro, continueremo a combattere. Lo dobbiamo a noi stessi, alle nostre famiglie e a tutti quelli che a Monte Sant’Angelo hanno creduto in me e in questa squadra nuova di amministratori pubblici. I cittadini onesti della nostra comunità sono in numero maggiore delle mele marce».
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