- «Un tubo di baci perugina, biglietti della lotteria, snack, yogurt, sacchetti per aspirapolvere, un orologio Tissot da tasca, un biglietto per tour panoramico a Vienna, spese varie in un centro commerciale a Montecarlo».
- Sono solo una parte delle spese sostenute da Annarita Patriarca, candidata alla camera dei Deputati per il centrodestra, con i soldi pubblici quando era presidente del consiglio comunale di Gragnano, paesone in provincia di Napoli.
- L'elenco è contenuto nella sentenza del tribunale di Torre Annunziata, dello scorso ottobre, che chiude il processo per peculato a carico dell'attuale consigliera regionale di Forza Italia per intervenuta prescrizione del reato, alla quale Patriarca non ha rinunciato.
«Un tubo di baci perugina, biglietti della lotteria, snack, yogurt, sacchetti per aspirapolvere, un orologio Tissot da tasca, un biglietto per tour panoramico a Vienna, spese varie in un centro commerciale a Montecarlo». Sono solo una parte delle spese sostenute da Annarita Patriarca, candidata alla camera dei Deputati per il centrodestra, con i soldi pubblici quando era presidente del consiglio comunale di Gragnano, paesone in provincia di Napoli. L'elenco è contenuto nella sentenza del tribunale di Torre Annunziata, dello scorso ottobre, che chiude il processo per peculato a carico dell'attuale consigliera regionale di Forza Italia per intervenuta prescrizione del reato, alla quale Patriarca non ha rinunciato.
La sentenza
I giudici del collegio, presieduto da Gabriella Ambrosino, assolvono un altro imputato del processo, Eugenio Piscino, perché il fatto non costituisce reato. Non è il caso di Patriarca e neanche dell’ex sindaco Michele Serrapica, entrambi salvati dalla prescrizione.
Le tesi difensive non vengono accolte, Patriarca, per la stragrande maggioranza delle spese, non ha «operato alcun disconoscimento e anzi ha tentato di dimostrare, tramite numerose testimonianze, che i giustificativi fosse legati a effettive finalità istituzionali», si legge nella sentenza. Alcune spese sono state giudicate incompatibili «con la finalità di rappresentanza o che sono state supportate da documentazione palesemente contraffatta», scrivono i giudici.
Il triennio di riferimento è quello 2006-2008 (in tutto 35 mila euro), ma cosa è emerso dalla documentazione acquisita? Come è stato speso una parte del denaro destinato alla presidente Patriarca come spese di rappresentanza? «Tale denaro risultava, in base al rendiconto presentato dalle rispettive cariche, speso in virtù di giustificativi (riconducibili all'Ufficio del Sindaco e del presidente del Consiglio) che, talora, erano palesemente insufficienti (es. scontrini illeggibili), talora erano contraffatti (poiché presenti sia in originale che in copia), talora erano logicamente incompatibili con le funzioni "di rappresentanza"», si legge nella sentenza.
Scottex e benzina
E proprio dalle spese incompatibili con le funzioni di rappresentanza emergono i tubi di baci Perugina, ma anche scottex, piccoli prodotti gastronomici, ma anche un pensiero per il padre, in particolare la riverniciatura e la benzina nell'auto di proprietà del familiare. Patriarca, nei giorni scorsi, ha attaccato il giornalista Sandro Ruotolo, senatore uscente e suo avversario nel collegio dove è candidata. Ruotolo si è limitato a ricordare quanto Domani ha già raccontato anche in merito ai familiari della consigliera regionale.
L'attuale capogruppo di Forza Italia in regione, e sindaca del comune di Gragnano quando l’ente locale fu sciolto per camorra, vanta un record considerevole: il compianto padre, l’ex senatore Francesco, il marito Enrico Martinelli (ha presentato ricorso) e il testimone di nozze, Nicola Cosentino, sono stati tutti condannati per collusione con i clan. Per Cosentino si è in attesa del verdetto della corte di Cassazione.
Patriarca ha difeso la storia del padre, Francesco Patriarca, senatore della Democrazia Cristiana in rapporti con la Nuova Famiglia, organizzazione criminale guidata da Carmine Aflieri che, nella guerra di camorra degli anni ottanta, lasciò a terra più di mille morti ammazzati. «Mi rendo conto che la violenza verbale, la voglia gratuita di offendere e il senso di superiorità sono ancora gli stessi di quando lo incrociai, ormai 30 anni fa, mentre aggrediva sotto casa mia un ragazzino di 13 anni, mio fratello, colpevole ai suoi occhi di essere il figlio del senatore Patriarca», dice Patriarca alle agenzie attaccando Ruolo che faceva solo il suo mestiere di cronista.
L’amica Patriarca
Le colpe di padre, marito e testimone non possono ricadere su Patriarca che ha messo le spalle lo scioglimento del comune che guidava per infiltrazioni dei clan e anche i tubi Perugina. Ora è in campagna elettorale, candidata nel collegio uninominale Campania 1, che comprende Castellammare di Stabia e Torre del Greco, tra i suoi grandi elettori c'è Stefano Abilitato che a Domani ha confermato l'incontro elettorale con «l'amica Patriarca». Abilitato ha patteggiato una pena in un'inchiesta per associazione a delinquere finalizzata a una diffusa corruzione elettorale e a numerose compravendite di voti nel periodo nel quale era consigliere comunale. «Mi mandi le domande via messaggio e le rispondo», dice Patriarca al telefono. Le abbiamo scritto, la candidata ha visualizzato, ma non ha mai risposto.
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