«Una ferita di giustizia per tutti gli italiani». Così i genitori di Giulio Regeni commentano la decisione della Cassazione, che rigetta il ricorso della procura di Roma contro la sospensione del processo ai quattro 007 imputati per sequestro e omicidio di Regeni
«Attendiamo di leggere le motivazioni ma riteniamo questa decisione una ferita di giustizia per tutti gli italiani». Così i genitori di Giulio Regeni commentano la decisione della Cassazione, che rigetta il ricorso della procura di Roma contro la sospensione del processo ai quattro 007 imputati per sequestro e omicidio di Regeni. «Si è consentito a un governo, quello egiziano, che mai ha voluto collaborare alla ricerca della verità per Giulio Regeni, di sfruttare cinicamente le garanzie della procedura italiana per cercare ancora una volta di ottenere l’impunità per i suoi funzionari», è il commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
La decisione della Cassazione
La prima sezione penale della Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della procura di Roma, ricorso con il quale si chiedeva l’annullamento dell’ordinanza del giudice dell’udienza preliminare dell’11 aprile scorso. Il gup aveva disposto «la sospensione del procedimento pendente nei confronti di Tarik Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Usham Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif per i reati di sequestro di persona, lesioni personali e omicidio, a vario titolo aggravati, commessi in Egitto, Il Cairo, dal 25 gennaio al 2 febbraio 2016 in danno di Giulio Regeni».
La corte di Cassazione ha «escluso che i provvedimenti in questione possano essere impugnati con il ricorso per cassazione, in quanto non abnormi».
La vicenda giudiziaria
La Cassazione era chiamata a decidere sulla fattibilità del processo contro gli 007 egiziani accusati dalla procura di Roma di aver torturato e ucciso il ricercatore friulano nel 2016.
Il verdetto arriva dopo il ricorso presentato dalla procura di Roma che ha impugnato la decisione dell’11 aprile scorso del gup che ha sospeso il processo a carico degli agenti della National Security egiziana perché gli atti non erano stati notificati agli imputati.
Il giudice per l’udienza preliminare di Roma, Roberto Ranazzi, aveva disposto la sospensione del procedimento a carico dei quattro agenti egiziani, dopo che le ulteriori indagini condotte dai carabinieri del Ros non erano state in grado di pervenire ai loro indirizzi.
Fin dall’inizio i procuratori di piazzale Clodio hanno accusato le autorità egiziane di non cooperare e anzi di osteggiare la buona riuscita delle indagini.
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