- Nell’intervista al papa Fabio Fazio ha evitato le domande sugli abusi e altre questioni spinose. Si potrebbe pensare che i cattolici si debbano rallegrare delle omissioni del conduttore.
- L’immagine emersa da un’ora di intervista a Che tempo che fa è quella di una danza in perfetta sintonia fra la chiesa e il mondo laico e secolarizzato di cui quel contesto televisivo è espressione. Nessuna increspatura, nessun dissenso, nessuna frizione.
- Ma la tensione fra la sapienza della chiesa e quella del mondo è antica quanto il cristianesimo stesso, il dissenso fra visioni del mondo è parte essenziale del rapporto. Proprio i cattolici, per paradosso, avrebbero dovuto desiderare che il laico Fazio facesse domande laiche al successore di Pietro.
Nell’intervista di Fabio Fazio a papa Francesco si è naturalmente notata l’assenza di domande di tipo, diciamo così, giornalistico.
Gli spunti non mancavano: i report sugli abusi del clero in Francia, Germania e Nuova Zelanda, le dichiarazioni interlocutorie del presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, su indagini analoghe in Italia, ma anche il sinodo tedesco che sta lacerando la chiesa sul celibato dei preti e l’ordinazione femminile, le aperture a modifiche dottrinali sull’omosessualità del presidente della commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea, e molto altro.
Scegliere parole e omissioni in quel contesto riguarda coscienza e sensibilità dell’intervistatore, ma è anche parte di un negoziato che avviene prima di un evento mediatico così delicato.
La combinazione di questi elementi ha prodotto uno storico idillio televisivo fra il vicario di Cristo e il vicario del salotto buono di Rai 3, dove il primo faceva il suo mestiere – pontificava – e il secondo annuiva con trasporto al cospetto di dichiarazioni che a un congresso del Pd avrebbero ricevuto applausi da tutte le correnti (siamo dalle parti del miracolo).
Si potrebbe pensare che i cattolici si debbano rallegrare che in un’intervista in semi-diretta in uno dei programmi più seguiti del paese si sorvoli sulle faccende più spinose, tenendosi alla larga da presenti controversie e antichi dissensi sull’asse chiesa-mondo, ma proprio qui la faccenda si complica.
L’immagine emersa da un’ora di intervista a Che tempo che fa è quella di una danza in perfetta sintonia fra la chiesa e il mondo laico e secolarizzato di cui quel contesto televisivo è espressione. Nessuna increspatura, nessun dissenso, nessuna frizione.
Un bellissimo trionfo del cattolicesimo dialogante e francescano, dirà qualcuno, non tenendo conto però del fatto che la tensione fra la sapienza della chiesa e quella del mondo è antica quanto il cristianesimo stesso, il dissenso fra visioni del mondo è parte essenziale del rapporto, si tratta dello stato “normale” delle cose.
La chiesa cattolica interagisce con tutte le realtà umane in qualunque tempo e circostanza, cercando spazi di dialogo e comprensione, ma senza rinunciare a dire la verità, sapendo che riceverà anche incomprensione, opposizione, aperta ostilità o almeno qualche domanda puntuta a proposito dei suoi problemi o scandali più evidenti, non applausi e convinte affermazioni di approvazione.
Quasi per paradosso, dunque, proprio i cattolici avrebbero dovuto desiderare che il laico Fazio facesse domande laiche al successore di Pietro – al quale peraltro non mancano argomenti e parole per affrontarle – per ristabilire quel grado di conflitto o di dialettica che è scritto nella natura dei rapporti fra la chiesa e il mondo. Non tutto si può sempre risolvere con gli interlocutori che fanno a gara per darsi ragione.
Del discorso sulle beatitudini si citano sempre volentieri le parti sui poveri in spirito, i miti e gli operatori di pace. Meno spesso si ricorda il passaggio riportato dall’evangelista Luca: «Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi».
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