Tutto quello che non torna nella morte del 28enne trovato impiccato tre anni fa in una fabbrica di provincia dopo un inseguimento con i carabinieri durato tre ore. L’indagine è stata archiviata ma i familiari non si arrendono
Tre anni fa, in pieno lockdown, un 28enne viene trovato all'interno di una fabbrica in provincia di Varese. Impiccato con la sua cintura a un macchinario usato per riciclare il vetro. I magistrati che conducono le indagini stabiliscono che la vittima, Simone Mattarelli, si è tolto la vita sotto l'effetto della cocaina. Un anno dopo la tesi viene accolta dal giudice di Busto Arsizio e il caso viene archiviato come suicidio. Da allora i familiari del ragazzo non hanno mai smesso di dire che Simone è stato ucciso, che c'era qualcuno con lui quella notte nella fabbrica. Finora non sono riusciti a ottenere la riapertura del fascicolo, ma adesso hanno ottenuto due consulenze tecniche che potrebbero ribaltare tutto.
Gli eventi si svolgono alla periferia nord ovest di Milano, tra le province di Varese, Como e Monza. La sera del 2 gennaio del 2021 Mattarelli esce di casa dicendo alla madre di voler andare a mangiare un panino. Resta fuori oltre l'inizio del coprifuoco. Alle 23.30 un'auto dei carabinieri gli intima l'alt, lui schiaccia sull'acceleratore della Bmw della madre e inizia l'inseguimento. Finirà, secondo il verbale di quella notte, poco dopo le 2.30 del mattino. Alla prima auto dei carabinieri se ne aggiungono altre, alla fine saranno 14 i militari coinvolti nell'inseguimento. Il 28enne manda fuori strada una gazzella, due di loro rimangono lievemente feriti, continuano a cercarlo. Simone fa diverse chiamate mentre guida. Sente il padre, Luca Mattarelli, che ricorda: «Gli ho detto di fermarsi, mi ha risposto “Papà se mi fermano mi ammazzano”». I video delle telecamere di sorveglianza mostrano la corsa a velocità folle sulle strade deserte della provincia lombarda.
Bodycam spenta alle 2.45
Alle 2.30 circa Simone prende una strada di campagna, a Origgio, 20 chilometri a nord di Milano. La macchina s'impantana, lui si mette a correre a piedi. Due carabinieri lo seguono, sparano 8 colpi intimandogli di fermarsi. Sono le 2.35.
La bodycam accesa da uno di loro registra quegli attimi. Le immagini mostrano un campo, poi un piccolo bosco e subito dietro un grande stabilimento industriale. Fa parte della Eurovetro, un'azienda che ricicla vetro ed è proprietaria di una grossa area lì intorno. Mattarelli scappa in direzione del boschetto. I carabinieri lo cercano, per poco più di 10 minuti. Alle 2.45 la bodycam viene spenta. I verbali raccontano che le gazzelle rientrano nelle rispettive caserme.
I genitori di Simone tornano nella zona della Eurovetro, quella da cui il telefono del ragazzo ha mandato l'ultimo segnale. Il giorno dopo anche i militari sono lì, nei campi di fronte alla fabbrica. I familiari dicono loro di aver trovato le scarpe di Simone davanti alla recinzione della Eurovetro. Nel verbale si legge che il corpo del ragazzo è stato ritrovato intorno alle 15.40, dentro uno degli edifici dell'azienda, appeso a un macchinario.
Su richiesta della famiglia, la Procura di Busto Arsizio apre un fascicolo d'inchiesta contro ignoti per istigazione al suicidio, titolare è la pm Susanna Molteni. L'indagine viene chiusa ad aprile con la richiesta di archiviazione, che viene accolta dal giudice Tiziana Landoni il 20 gennaio del 2022, un anno dopo i fatti. Secondo l'ordinanza, Mattarelli è morto a causa dell'assunzione di cocaina. In macchina i carabinieri riportano la presenza di 5 bustine di cellophane. Nel sangue della vittima ne viene trovata un'alta concentrazione: 266 nanogrammi per millilitro. Luca Morini, l'esperto chimico-tossicologico chiamato dalla Procura, nella relazione tecnica spiega che la vittima era nell'ultima fase provocata dalla cocaina, quella «depressiva». La dinamica degli eventi «è suggestiva di un quadro depressivo/maniacale sofferto dal Mattarelli», scrive Morini.
I sei punti che non tornano
L'avvocato della famiglia, Roberta Minotti, insieme alla criminologa Roberta Bruzzone ha messo insieme i vari punti controversi di questa storia, il primo e più importante dei quali - dice - è «il modo in cui Simone si sarebbe suicidato». Le foto del ritrovamento lo mostrano in posizione eretta, piedi per terra, schiena appoggiata a un macchinario. La cintura è stretta intorno al collo, l'altra estremità appesa a un gancio dell'impianto. Secondo la giudice Landoni, Mattarelli si è soffocato così, con un nodo intorno al collo, stringendolo da solo. Le foto mostrano che si tratta di un nodo semplice, come quelli da accappatoio. «Se Simone avesse stretto il nodo», ragiona l'avvocato Minotti, «ad un certo punto avrebbe perso i sensi. Sarebbe caduto in avanti e si sarebbe svegliato».
Ma non è solo questo a far dubitare la famiglia. Il giovane è stato ritrovato con diversi tagli sulle mani, ma l'analisi effettuata sulla cintura non ha riscontrato tracce ematiche. La perizia medico legale chiesta dalla Procura non ha trovato segni particolari sul corpo, mentre quella fatta dalla famiglia Mattarelli ha evidenziato un ematoma sulla schiena e altre ferite. I genitori e il fratello di Simone dicono che quella notte i militari hanno cercato di farli desistere dal cercare il loro familiare. E che una volta rinvenuto il cadavere, hanno provato a convincerli a non richiedere l'autopsia.
Un'anomalia importante, sottolinea l'avvocato Minotti, è poi quella che riguarda le immagini della fabbrica in cui è stato ritrovato il cadavere. Quando sono entrati nella Eurovetro per cercare Simone, i carabinieri hanno acquisito le immagini registrate a partire dalla notte precedente, ma non tutte e 15 le telecamere. Quattro sono state escluse dal sequestro perché, spiegano i carabinieri nel verbale, erano relative ai tornelli e agli altri punti in cui accedono i dipendenti. In generale, però, ad essere contestata dalla famiglia Mattarelli è stata la scelta fatta fin dall'inizio dalla Procura di Busto Arsizio. Subito dopo il ritrovamento del cadavere, quando è stato aperto il fascicolo d'inchiesta per istigazione al suicidio, i magistrati dovevano delegare i compiti pratici alla polizia giudiziaria. Per indagare sull'inseguimento tra i carabinieri e Mattarelli hanno scelto i carabinieri. (1-continua)
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