«Ci sono poi anche i piccoli episodi agghiaccianti, che per quanto beceri un po’ il corso degli eventi li indirizzano, proprio perché la matrice culturale indirizza i comportamenti e ne siamo tutt* responsabili». Parte così, con un’accusa a tutti, l’appello lanciato sui social da Valentina Moro, parte della commissione pari opportunità di Cividale del Friuli, ed Elena Tuan, attivista e blogger, per dire no alla “Gara di mangiatrici di banane 2022” organizzata alla Festa degli uomini, il 2 agosto, nel piccolo comune friulano di Monteprato di Nimis. Entrambe si definiscono femministe ma chiedono a tutti di schierarsi con loro.

Che cosa avvenga nel corso di questa competizione, e perché una parte di popolazione locale stia tentando di ribellarsi, si capisce guardando il video di una delle scorse edizioni. Ci sono donne in ginocchio, intente a mangiare le banane rette dagli uomini all’altezza della cintura, a simulare un rapporto orale. Le concorrenti si sfidano e una giuria decide chi riesce meglio, davanti a un pubblico (prevalentemente maschile) in festa.

Andrea Berra è uno degli organizzatori, e replica: «Se non ci fossero concorrenti non la faremmo. Lei ne parla come se fosse un fatto negativo a priori». 

Moro ha annunciato che avviserà la commissione pari opportunità della Regione: «Sarà fatto entro stasera».

L’iniziativa

La petizione spiega: «Per la Festa degli uomini si pensa a premiare la donna che appaga di più l’appetito maschile attraverso delle leccate a quel frutto che, per antonomasia, è stato reso simbolo del fallo maschile e, per estensione, di tutte le forme di potere fallocentrico».

Per Berra invece «è divertente». E vira sulle pubblicità. «Che dire di vulve canterine felici per il menarca nelle pubblicità degli assorbenti? O di pubblicità di donne a seno nudo in montagna?». La manifestazione invece, che viene sempre definita come “goliardica”, secondo Berra non è svilente: «La malizia è negli occhi di chi guarda».

I firmatari della lettera aperta sono arrivati a 1.300 ed evidenziano come questa “innocua” iniziativa tanto innocua non è: «Il sistema patriarcale si traduce in oppressioni interconnesse, e l’obiettivo della militanza femminista è anche e soprattutto quello di renderne visibili i collegamenti».
E in questo caso si possono mostrare anche video e foto. La locandina, notano sui social, «è altamente esplicativa» su quello che anche quest’anno bisognerà aspettarsi. Una ragazza in costume da bagno addenta delicatamente una banana ridendo. Nel 2018 si trova invece una ragazza più vestita, ma che, in vista della gara, prima di passare al frutto si morde il labbro inferiore con uno sguardo all’insù che esprime l’atteggiamento di chi vagheggia quello che sta per fare.

Donne e uomini

Berra non vede l’atteggiamento maschilista dell’operazione, anzi, assicura: «Se volessero partecipare anche gli uomini alla gara non gli diremmo di no», anche se la locandina usa esplicitamente il femminile.

Il controsenso invece per le donne che si stanno ribellando è evidente. «Da una parte il 2 agosto leccate alla banana» e «nella giornata internazionale della Festa delle donne vediamo invece organizzati scioperi, eventi di protesta, manifestazioni per i diritti, occupazioni di piazze e spazi pubblici».

Programmare pubblicamente un’iniziativa «denigratoria, irrispettosa e maschilista» come quella della “Gara delle mangiatrici di banane” per loro non è accettabile, e non è uno scherzo scrivono nella loro petizione.

Non è la prima volta

Nel paesino di meno di 3mila abitanti il rito della festa degli uomini continua a ripetersi ogni anno dal 1977 mentre la gara va avanti da tre edizioni. «Mega falli scolpiti nel legno o prodotti con il pane, riti propiziatori, ancelle, danze ancestrali e l'elezione del David più mascolino», come riporta il sito di Telefriuli. Gli organizzatori ne sono fieri.

Queste posizioni, per le promotrici e i firmatari della lettera, sono il risultato di una cultura che sta alla radice di infinite altre forme di oppressione, diverse ma connesse: dalla violenza di genere e le sue molteplici manifestazioni, al gender pay gap, dal recente NO del Senato che ha affossato il Ddl Zan, alla questione dell’aborto fino a quella del lavoro di cura e riproduttivo.

Berra li liquida così: «Io sono contro il Ddl Zan, e inserire il reato di opinione è sbagliato». Per ora basta che ci siano concorrenti: «Lei dice che le signorine che partecipano queste cose non le fanno in privato?». Segue provocazione dell’organizzatore: «Quale opinione ha delle donne che lo fanno? Ritiene indispensabile che io fermi un evento dove ci sono donne che hanno voglia di farlo, per una minoranza? Lo riterrebbe una scelta opportuna? Non c’è nessuna malizia. La fascia d’età delle signorine che partecipano va dai 21 ai 75 anni. E nessuna ci vede niente di male».

Il programma «rimane confermato, è una polemica sterile. Questa è una nostra invenzione, un nostro marchio di fabbrica». Sulla questione di «”antifemminilità” – prosegue – abbiamo collaborato con due registi dichiaratamente omosessuali al loro docufilm “Diktatorship”». Luca Ragazzi e Gustav Hofer, due uomini.

E quindi, l’immagine di una donna che in pubblico si prostra davanti a uomini sconosciuti in atteggiamenti che rimandano al sesso orale per loro non è un’immagine sbagliata. L’associazione non ritiene di averne nemmeno responsabilità: «Per mille firme non mi scompongo, noi abbiamo 5milioni di visualizzazioni nei nostri video».

L’effetto però, si legge sui social, non è per tutti solo quello di una festa irriverente: «Ha acquisito fama internazionale, ma è decisamente scesa di livello, come comprovato dalla gara delle mangiatrici di banane», scrive una firmataria. L’evento si fregia di essere storico, ma, notano, resta ben poco da preservare: «Dopo oltre 50 anni, più che la festa degli uomini sembra un ritrovo di segaioli».

Intanto anche Patrick Zaki su Twitter si è schierato contro la “Gara di mangiatrici di banane”, chiedendo di firmare la petizione per fermarla.

I social

Con queste premesse, l’attenzione si sta allargando e non si tratta più solo di una petizione di femministe. Qualche mese fa un gruppo di giornaliste e intellettuali a partire da da Sara Giudice, Giulia Cerino, Francesca Nava, Valentina Petrini e Micaela Farrocco, ha deciso di lanciare la campagna “Senza giri di boa” contro le affermazioni della stilista Elisabetta Franchi. Franchi vedeva dei limiti insuperabili nella resa lavorativa delle donne a seconda degli impegni familiari e le autrici si sono ribellate.

Davanti alla descrizione di un uomo che festeggia a colpi di banane, le giornaliste hanno deciso di prendere di nuovo posizione sui social: «Siamo messi ancora così. Per la festa degli uomini proponiamo meno banane e più congedi parentali obbligatori».

© Riproduzione riservata