- Il tentativo di mettere in vendita il Chelsea prima che gli venisse sequestrato dal governo inglese è andato a vuoto. Ma la sua avventura calcistica potrebbe ripartire in Turchia.
- I suoi yacht hanno solcato i mari per sottrarsi ai provvedimenti di sequestro, ma Abramovich è anche uno dei mediatori indicati dal presidente ucraino Zelensky e avrebbe subito un tentativo di avvelenamento.
- Cittadino portoghese da aprile 2020, l’oligarca ha ottenuto il titolo grazie al lavoro del rabbino della comunità di Oporto, arrestato perché sospettato di avere falsificato molti dossier.
Roman Arkadevich Abramovich è una matrioska in carne e ossa. Così la scorsa domenica veniva titolato e rappresentato graficamente dalla storia di copertina del magazine del Jornal de Notícias, il quotidiano di Oporto.
Che è la seconda città del Portogallo ma anche la prima al mondo a pretendere maggiore chiarezza sulla figura del più in vista fra gli oligarchi putiniani. Tanto in vista quanto indefinibile in termini di profilo pubblico. Sfuggente pure al giudizio: positivo o negativo?
Una risposta che durante questo mese e mezzo di aggressione bellica dell’Ucraina da parte di Putin è stata data decine di volte e altrettante volte è stata emendata, in un senso o nell'altro.
Perché mister Abramovich è esattamente come il titolo di copertina lo dipinge: una matrioska. Sollevi uno dei pezzi superiori e ne ritrovi un altro, e poi ancora e ancora. E ogni volta il giudizio si rovescia.
Uno strato alla volta
È l'oligarca che per primo ha fatto conoscere alla Premier League inglese il potere smisurato e arrogante del denaro ma poi, al momento di mettere in vendita il Chelsea (giusto un attimo prima che il governo inglese gli congelasse i beni posseduti sul suolo britannico, compreso il club londinese), ha annunciato che destinerà il ricavato alle vittime della guerra.
È il proprietario degli yacht che per settimane hanno solcato i mari in cerca di un porto sicuro, che in questo caso significa un attracco al riparo dal rischio di sequestro in ottemperanza alle sanzioni internazionali anti oligarchi. Ma è anche uno fra gli esponenti russi espressamente indicati dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky come garante di una mediazione fra le parti che potesse presentare condizioni eque.
E ancora, stando alle versioni messe in giro anche da ambienti vicini a lui, Abramovich è stato oggetto di un tentativo di avvelenamento assieme ad altri soggetti che hanno partecipato alla trattativa e, secondo versioni inverificabili come si conviene in ogni spy story, il gesto potrebbe essere stato compiuto da settori russi estremisti e interessati a mandare all’aria la trattativa.
Soprattutto, l’oligarca possiede un nutrito numero di passaporti, ma rischia di non poterli utilizzare. E questo è il principale motivo d'interesse da parte del quotidiano di Oporto.
La legge sugli ebrei sefarditi
Il caso è stato scoperto e denunciato lo scorso dicembre dal quotidiano Público, grazie a un’inchiesta condotta da uno dei suoi giornalisti investigativi di punta, Paulo Curado. Si è scoperto che da aprile 2021 Roman Abramovich è cittadino portoghese.
Per diventarlo si è avvalso della riforma della legge sulla nazionalità portoghese che dal 2015 consente ai cittadini ebrei di origine sefardita di acquisire il passaporto lusitano.
Un provvedimento accolto da polemiche già nei giorni in cui veniva approvato e che adesso provoca pesanti imbarazzi al governo socialista di Antonio Costa, fresco di conferma elettorale lo scorso gennaio.
La legge sugli ebrei sefarditi è figlia di un’esigenza di riparazione storica per l’espulsione di massa avvenuta nel 1497. All’epoca il re portoghese Manuel I, dopo avere preso in sposa Isabella d’Aragona, si trovò costretto ad accettare e estendere al territorio lusitano le conseguenze del provvedimento adottato nel 1492 (il decreto di Alhambra) dai re cattolici di Spagna per espellere i sefarditi dal loro territorio.
A oltre cinque secoli di distanza il governo portoghese ha deciso di fare i conti con quella ferita storica compiendo un gesto riparatore. Che però è stato accolto da perplessità immediate e adesso si trova al centro di pressanti richieste di riforma.
Perché nel frattempo è scoppiato uno scandalo che mette al centro la comunità ebraica di Oporto e il suo leader Daniel Litvak. Che lo scorso marzo è stato arrestato perché sospettato di avere falsificato molti dei dossier che hanno permesso la concessione di cittadinanza portoghese, compreso quello di Abramovich.
L’ultimo passaggio dello scandalo risale allo scorso giovedì, quando ancora un articolo di Paulo Curado su Público ha svelato che l’oligarca è uno dei principali finanziatori della Federazione delle comunità ebraiche di Russia da cui, nei mesi antecedenti la naturalizzazione da cittadino portoghese, ha ottenuto la certificazione dello status di ebreo sefardita. Ne risulta che il dossier della cittadinanza portoghese concessa all’oligarca potrebbe essere falso da cima a fondo. Vedremo.
Un’irresistibile voglia di calcio
Dunque oltreché il patrimonio stanno per portargli via anche i passaporti. Suo malgrado Abramovich è diventato il simbolo globale di quella nutrita casta di oligarchi russi soggetti a un repentino mutamento di status. Vittime di fuoco amico, sono infatti diventati dei paria dopo essere stati fino all’altro ieri una super classe del turbocapitalismo post sovietico.
A fare di Abramovich il simbolo più riconoscibile di questa casta è sicuramente l’ampia esposizione mediatica derivata dall’essere stato il proprietario del Chelsea. Un privilegio che si è repentinamente trasformato in iattura.
Perché gira e rigira si parla sempre di lui: dei suoi spostamenti da un aeroporto all'altro, del suo Chelsea che dopo essere stato portato alle stelle grazie alla disponibilità di una ricchezza esagerata adesso non ha nemmeno i soldi per pagarsi le trasferte in aereo, dei suoi yacht Eclipse e My Solaris che fuggono in cerca di un porto sicuro manco fossero Ottobre Rosso, dell’ex moglie Irina Malandina che teme di perdere anche lei la cospicua parte di patrimonio portata a casa dopo il divorzio. Persino della sua nuova fiamma che è una giovane attrice, l’ucraina Aleksandra Korendyuk.
Lo descrivono in continuo movimento, con frequenti soste in Turchia dove trova un residuo di riverenza. E con un solo passaporto ormai davvero spendibile, quello israeliano. Un documento che gli ha consentito di tornare in Inghilterra lo scorso novembre dopo oltre due anni di assenza. Da quando, cioè, aveva capito che il suo visto per rimanere nel Regno Unito non sarebbe stato rinnovato.
In quei giorni l’invasione dell’Ucraina non era nemmeno ipotizzabile ma a Londra era già cambiato il vento per gli oligarchi russi. Il patron del Chelsea se ne era reso conto immediatamente e la corsa a ottenere il passaporto portoghese è stata motivata anche dalle difficoltà riscontrate sul fronte londinese.
Ma stavolta le cose hanno preso una piega sbagliata. Nonostante quel documento che gli dovrebbe permettere di muoversi liberamente da cittadino comunitario, se ne deve stare rinserrato tra Mosca e Ankara.
E intanto su di lui continuano a circolare notizie contraddittorie. Secondo alcune versioni sarebbe alla disperata ricerca di denaro per finanziare lo sterminato staff di collaboratori, e per questo si sarebbe rivolto anche agli amici che può vantare a Hollywood. Secondo altre versioni starebbe invece per acquisire il Gotzepe, il club calcistico della città di Smirne prossimo alla retrocessione nella serie B turca. Evidentemente non gli riesce proprio di stare lontano dal calcio. E il motivo di tanto attaccamento al pallone sarebbe uno fra i tanti misteri da chiarire.
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