Mentre il governo finanzia la cosiddetta guardia costiera libica che opera respingimenti illegali, spara sulle imbarcazioni che andrebbero soccorse ma anche sui pescherecci italiani, la società civile finanzia una nuova nave di ricerca e soccorso che si aggiunge alla Civil Fleet che opera nel Mediterraneo Centrale per salvare vite umane.  Buon vento, ResQ People. A un anno dalla nascita della onlus ResQ (che si legge rescue) people saving people, una nuova nave si appresta a solcare le acque di quella che è la frontiera più pericolosa al mondo, la rotta di migranti più mortale.

L’associazione ha annunciato di aver acquistato una nave. E non una nave qualsiasi: è l’imbarcazione di 39 metri che ha già solcato il Mediterraneo centrale per soccorrere i naufraghi, con l’organizzazione tedesca Sea-Eye e il nome di Alan Kurdi.

Un anno difficilissimo per la raccolta fondi, essendo tutti concentrati sulla lotta al Covid, catalizzatrice di sforzi e di nuove povertà e anche di donazioni per chi ancora riesce a donare qualche cosa. 400 mila euro è costata, raccolti interamente grazie a oltre tremila donatori (tra loro una importante donazione dell’Unione Buddhista Italiana) e rimessa in sesto e attrezzata grazie anche agli sponsor tecnici.

Due navi italiane

«Siamo enormemente felici di aver raggiunto questo obiettivo: una nuova nave di soccorso che si unisce alla flotta civile per salvare uomini, donne e bambini che, ogni giorno, rischiano la vita», ha detto il Presidente di ResQ – People Saving People, Luciano Scalettari, ex giornalista di Famiglia Cristiana. «Quest’anno ci sono già state almeno 800 vittime nel Mediterraneo centrale. Una sola sarebbe già troppa. Ecco perché abbiamo fretta di salpare, per dare una speranza in più a chiunque si trovi in pericolo nel nostro mare».

Sono quindi due, da oggi, le associazioni e le navi italiane che solcheranno le acque del Mediterraneo alla ricerca di naufraghi da soccorrere. Alla Mare Jonio di Mediterranea, si è aggiunta la ResQ People.

Un anno difficile anche nel Mediterraneo Centrale: secondo l’Oim, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che ha visto il record di morti in mare con almeno 1.146 vittime (oltre alle altre migliaia di morti invisibili dei naufragi di cui nessuno ha saputo nulla) e il record di respingimenti illegali della cosiddetta guardia costiera libica, oltre 15.300 persone riportate in Libia e soggette, denuncia l’Oim, “a detenzione arbitraria, estorsione, tortura”.

«Ci siamo uniti per dare un segno concreto e contrastare la cultura dell’indifferenza, mettendo in mare un’altra nave che sostenga donne, uomini e bambini,  costretti a spostarsi da situazioni drammatiche o volenterosi di inseguire il proprio sogno, come di diritto», dicono i volontari della associazione che ha come presidente onorario l’ex magistrato Gherardo Colombo.

«Il nostro obiettivo è quello di aggiungere, con il contributo di chi non è indifferente, una nave alla flotta umanitaria, oggi del tutto insufficiente», come dimostrano i dati e gli innumerevoli episodi di violazione del diritto marittimo e dei diritti umani perpetrati non solo dalla cosiddetta guardia costiera libica, ma anche dalla stessa agenzia europea Frontex che guida e indirizza le motovedette regalate dall’Italia ai libici per le loro operazioni che infinite volte si sono rivelate essere atti criminali.

L’equipaggio

La ResQ People attualmente batte bandiera tedesca e, data l’urgenza di essere in mare il prima possibile, salperà con questa bandiera comunitaria. L’equipaggio della prima missione è già formato: a bordo, oltre al capomissione e alle figure dei marittimi indispensabili alla navigazione - come comandante, primo e secondo ufficiale, direttore di macchina e macchinisti, marinai - ci saranno un medico e un'infermiera, sei soccorritori (tra i quali due mediatori culturali), una logista per coordinare l'assistenza dei naufraghi a bordo della nave, un cuoco. L’equipaggio proviene da sette nazioni diverse e comprende sia figure di marittimi professionisti assunti per le missioni, sia volontari specializzati.

La nave di tutti

«Questa sarà la nave di tutte e tutti, di insegnanti e studenti, di medici e artisti, di imprenditori e artigiani, di cooperative e associazioni, di personaggi famosi e perfetti sconosciuti. Salvare vite non è e non potrà mai essere reato. Tutto quello che farà ResQ sarà agire in ottemperanza alle secolari norme del Soccorso in mare e nel rispetto del Diritto Internazionale», dicono ancora dalla associazione. «Perché mai, nella storia, si sono contate così tante vittime nella rotta migratoria tra Africa e Europa.Gli SOS di chi naufraga si perdono tra le onde, e la gente muore. Il Mediterraneo, per secoli culla di civiltà e patrimonio di culture e visioni, oggi è diventato cimitero di persone alla ricerca di un futuro migliore».

«Noi - concludono - vogliamo bloccare queste stragi che, spesso nell’indifferenza, continuano inesorabilmente ad avvenire nel nostro mare; vogliamo salvare la vita di ogni uomo, donna, bambino che migra verso il nostro continente, a prescindere dalla nazionalità, dalla religione e dai motivi che li spingono a farlo». Buon vento, dunque, ResQ People.

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