Nel 2004 fu in amichevole, giovedì sera è successo in una partita della Serie D di Nations League, in entrambi i casi contro il Liechtenstein. Dal 2018 la federazione ha rafforzato i settori giovanili e le strutture, fondando una propria Academy dalla Under 13 alla Primavera. C’è un nuovo cittì, ma I giocatori continuano a lavorare: fanno gli impiegati, gli artigiani, i consulenti
Basta con le favole, non ne possiamo più. Basta con le magie, le fate, i trucchi. San Marino non è una cenerentola. E la vittoria sul Liechtenstein è roba per adulti. Che sanno cos’è il calcio, quel gioco doloroso e bellissimo simile alla vita. Ci sono voluti vent’anni perché su quel fazzoletto di rocce e verde, il Titano, potessero godere per un’altra vittoria. Viva il futbòl. E chi sa aspettare. Ma pare fosse nell’aria, a San Marino se lo sentivano: teniamoci almeno un pezzo di stregoneria.
Ne è convinto Elia Gorini, 43 anni, giornalista e mente storica a San Marino Rtv, sicuro che da quelle parti qualcosa è cambiato. «Siamo una realtà dilettantistica in un mondo di professionisti. Ma in passato ti guardavano come squadra materasso. Oggi hanno tutti raggiunto un livello di considerazione diverso». Quando vinsero per la prima volta nella loro storia era il 2004, in tribuna c’era Michel Platini. Fece gol Andy Selva, segnò su punizione davanti a Le Roi.
Vuoi mettere? Era un’amichevole, cibo per almanacchi. Vent’anni dopo il successo vale tre punti in Nations League, un’altra storia. Scritta da un ragazzino diciannovenne, Nicko Sensoli, centrocampista, svincolato fino a ieri (è andato in Serie D), che fa lo studente all’ultimo anno dello Scientifico.
Il suo è il 34esimo gol della storia in 206 partite ufficiali. «Per me è strano, fino a quattro anni fa ero in tribuna a tifare per i miei compagni. Adesso ho fatto un gol storico. Europei? Mondiali? Pensiamo alla partita contro Gibilterra». Il suo babbo, Cristian, ha appena cambiato lavoro. Katiuscia, la mamma, ha un negozio di abbigliamento. E poi c’è Natan, il fratellino. «Volevo andare sotto la tribuna, erano lì. Ma i miei compagni mi hanno placcato. Per festeggiare abbiamo ribaltato lo spogliatoio».
La crescita
Il tempo passa, bisogna usarlo bene. Ma a San Marino no revolution. Quella è sempre caos e rumore. Hanno lavorato sui dettagli, un passo alla volta, senza strafare. Rafforzando, nel 2018, i settori giovanili, le strutture, gli staff. San Marino ha fondato la sua academy con squadre dall’Under 13 alla Primavera. «Qui non puoi permetterti di perdere i calciatori», spiega Gorini. Fino ai 12 anni i ragazzi crescono nei settori giovanili dei club. Poi entrano in queste academy, che formano una, due, tre squadre a seconda del numero di giocatori. Una, la più forte, partecipa al campionato regionale, le altre al provinciale.
Ma in oltre vent’anni San Marino ha lavorato su tutto lo sport, non solo sul calcio. Libero Barulli, 77 anni, ex presidente del Comitato olimpico sammarinese alla fine degli anni Settanta, ricorda come il numero di praticanti sia «notevolmente aumentato». Fu lui a dare autonomia al Cons. Le federazioni erano 16, oggi sono 33. Vanno dalla a di aeronautica alla v di vela. E in mezzo c’è tutto: basket, ginnastica, rugby, ovviamente il calcio. «Lo sport ha avuto un valore politico notevole. Ora è anche salute, prevenzione. E turismo. Sviluppando l’indoor ancora di più si possono fare grandi cose».
L’outdoor c’è già, e richiama gente da tutto il mondo. Vedi il Gp di San Marino tra Formula 1 e MotoGp. Anche se sono in deficit di nascite (nascono 200 bambini l’anno), tra i 33.000 abitanti sammarinesi lo sport è diventato più di un vezzo. È passione, cultura, ambizione. I Giochi di Parigi non hanno fruttato le medaglie sognate, ma Tokyo 2020 ne portò addirittura tre. Risultati del lavoro costante fatto in questi anni.
Gli investimenti
La Federcalcio sammarinese investe (circa) 10 milioni di euro ogni anno. Grazie ai contributi di Uefa e Fifa si sta lavorando per aggiungere un campo da calcio, uno da futsal, una nuova tribuna. Ma negli ultimi vent’anni tante altre cose sono state fatte. L’anno scorso è stata allestita una academy Under 22 che compete nel campionato di San Marino. «Negli ultimi vent’anni è cresciuta la preparazione – spiega ancora Gorini –, un tempo finivamo sempre con i crampi, adesso il livello della preparazione fisica è diverso». Anche se continua a essere l’ultima squadra del ranking Fifa (210° posto), San Marino sta continuando a trovare modi per fare calcio.
Al maschile e al femminile. I giocatori continuano a essere ragazzi (e ragazze) che vanno a scuola, lavorano, fanno gli impiegati, gli artigiani, i consulenti. Poi c’è la nazionale, un mondo a portata di entusiasmo. È arrivato un nuovo ct, Roberto Cevoli, che ha messo dentro ragazzi, giovani, forze fresche.
Contro il Liechtenstein su 22 convocati in 6 non avevano mai giocato. I social hanno portato San Marino in giro per il mondo. C’è un fan club in Sudamerica. E il gruppo organizzato che ha seguito la nazionale anche giovedì sera si chiama “Brigata mai una gioia”. Sono tutti ragazzi che vengono da fuori, «non sono di San Marino, ma ci prendono come riferimento. La nostra voglia, la passione, la maglia». Prima esultavano se facevano un gol. Adesso il gol può valere qualcosa. Sono serviti vent’anni. Ma si sa, nelle cose ci vuole pazienza.
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